(strangolato in Castel S. Angelo il 4 luglio 1517 per aver attentato
alla vita del pontefice).
Creato cardinale da Giulio II il 10
marzo del 1511 fece parte del “partito dei giovani” che contribuì alla elezione
di
Leone X. Il gruppo, forte del contributo decisivo avuto nella creazione del pontefice,
convinto del precario stato di salute del papa, avanzava sempre più pressanti ed
impossibili richieste di riconoscenza.
Il cardinale Alfonso Petrucci
esacerbato dalla sostituzione di suo fratello al governo di Siena pensò di
assassinare Leone X mediante l'aiuto del medico Battista da Vercelli. Il suo fatuo carattere lo portò quasi a vantarsi del
futuro gesto con alcuni cardinali: Francesco Soderini, Bandinello Sauli, Adriano
Castellense e Raffaello Riario Sansoni Galeotti. Certamente non complici ma
indegni, per omissione, di appartenere al Collegio Cardinalizio.
La corrispondenza con il suo
segretario Marc’Antonio Nino tradì lo sventato e giovane cardinale Alfonso.
Fu intercettata una missiva attestante la disponibilità di Battista da Vercelli
ad avvelenare il papa una volta ottenuto l’incarico di curargli una fistola.
Il 21 aprile 1517 venne incarcerato
Marc’Antonio Nino, a Firenze vennero arrestati Battista da Vercelli e
Pocointesta da Lugo, ex capitano dei mercenari a Siena. Il 16 giugno fu impiccato nel carcere di Tor di
Nona Pocointesta. Il 27 giugno furono portati al patibolo, su di un carro, Battista
da Vercelli e Marc’Antonio Nino, attenagliati lungo il percorso, vennero prima
impiccati e poi squartati.
Il 18 maggio furono portati in
Castel S.Angelo i cardinali Petrucci e Sauli e il 4 luglio Raffaello Riario. I
cardinali Soderini e Castellense (Castellesi) nel concistoro dell’8 giugno
implorarono la grazia in ginocchio e con una multa di 12.500 ducati furono
perdonati. Furono riabilitati Riario, il 17 luglio, penalizzato di 150.000
ducati e il 31 luglio il Sauli con una penale di 25.000 ducati. La punizione dei
cinque cardinali determinò la fine del Sacro Collegio come “partito” fino
allora contrapposto alla supremazia del Pontefice.