ALDOBRANDINI Giovanni,
Cardinale. (Moroni, 1, p.215): Nacque in Firenze da Silvestro Aldobrandini, del
ramo Neri, siccome di sopra dicemmo, e da Lisa Deti; dama fiorentina. Bandito da
Firenze il padre di lui dal duca Alessandro de Medici, nel 1527, allorchè
esercitava il cospicuo impiego di segretario di stato, Giovanni, dopo esser
stato ammesso da Giulio III, nel 1554, tra gli avvocati concistoriali, e
nell’anno medesimo fatto governatore d’Imola, essendo Pontefice Paolo IV,
passò nel 1556, tra gli uditori di Rota. Da quell’uffizio s. Pio V lo
promosse al vescovato d’Imola, nel 1569. Dicesi, che governò con tanto zelo e
dolcezza, che gl’Imolesi riputavano aver il Papa mandato un angelo per
vescovo. Il perché s. Pio V, ai 17 maggio 1570, lo creò Cardinale prete di s.
Susanna, assegnandoli mille duecento scudi annui, oltre il donativo di
cinquecento scudi d’oro, ed altri presenti. Sostenne varie cariche appo la
romana corte, e fu deputato a stabilire a nome Pontificio col re di Spagna e col
senato veneto la lega contro i turchi. Morì in Roma nel 1573, e fu sepolto
nella chiesa di s. Maria sopra Minerva, ove, al lato sinistro della sontuosa
cappella Aldobrandini, si vede il suo ritratto scolpito in marmo.
ALDOBRANDINI
Ippolito, Cardinale. (Moroni, 1, p.215): Era figlio del menzionato Silvestro e
di Lisa Deti. Fu creato Papa nel 1592. V. CLEMENTE VIII.
ALDOBRANDINI
Pietro, Cardinale. (Moroni, 1, pp.215-216): Nobile romano, ed oriondo
fiorentino, fu figlio di Pietro Aldobrandini, ch’era pur figlio di Silvestro
del lignaggio Neri, di cui sopra parlammo, e, di Lisa Deti. Suo zio Clemente
VIII lo fece avvocato concistoriale, e prefetto di Castel s. Angelo; quindi il dì
17 settembre 1593, nell’età di 22 anni, diacono Cardinale di s. Nicolò in
carcere. Di là passò al titolo di s. Maria in Trastevere, e a vescovo di
Sabina, nel 1620. Sostenne onorevoli legazioni, ricuperò Ferrara alla S. sede,
fu prefetto della segnatura de’ Brevi, e nel 1599 camerlengo di S. Chiesa
coll’universale amministrazione del governo Pontificio. Nel 1603 fabbricò in
Frascati la sontuosa villa Aldobrandini, che per la sua incantevole situazione
si chiama pure Belvedere, e della quale si parla all’articolo VILLE. Morì nel
1621 nell’ultima notte del conclave in cui era chiuso, contando l’età di
anni 50 e 28 di Cardinalato. Lasciò innumerabili monumenti di sua munificenza,
avendo tra le altre opere pietose istituite a proprie spese le spezierie ed i
medici per tutti i XIV rioni di Roma in benefizio dei poveri.
ALDOBRANDINI
Silvestro, Cardinale. (Moroni, 1, p.216): Nobile fiorentino, figlio di Giovan
Francesco Aldobrandini, fu della prosapia di Caruccio, e di Olimpia sorella del
Cardinal Pietro Aldobrandini, del ramo Neri. Era quindi Silvestro pronipote di
Clemente VIII. Egli ai 17 settembre 1603 in età di sedici anni fu da quel
Pontefice creato diacono Cardinale di san Cesareo. Senonchè morì in Roma nel
1612 d’anni venticinque, da tutti encomiato per la sua conoscenza delle
lingue. Passò la maggior parte del Cardinalato accompagnando il detto Cardinal
Pietro nel suo arcivescovato di Ravenna, nel tempo della contraria fortuna da
quell’arcivescovo sperimentata mentre Paolo V governava la Chiesa.
ALDOBRANDINI
Ippolito. (Moroni 1, p.216): Figlio di Gian Francesco e fratello del lodato
Cardinal Silvestro, in riguardo del prozio Clemente VIII e del defunto Cardinal
Pietro, da Gregorio XV ebbe l’esaltazione a diacono Cardinal di s. Maria, e
nel 1638 la carica di camerlengo di S. R. C. Morì in Roma nel 1638 d’anni
quarantasette. Ebbe la fama di uomo dotto, prudente, illibato, liberale, destro
nei grandi affari e di somma autorità sul sacro Collegio. Con lui si estinse la
discendenza maschile Aldobrandini del ramo Caruccio.
ALDOBRANDINI
Baccio, Cardinale. (Moroni, 1, p.217): Figlio di Silvestro proveniente da
Brunetto del ramo di Neri, d cui si fece menzione poc’anzi, venne arricchito
dal Cardinale Ippolito Aldobrandini suo zio di ecclesiastiche pensioni, e di
pingue annuo legato. Da Innocenzo X fu egli fatto cameriere segreto, e poi
foriere maggiore con un canonicato in s. Pietro. In grazia del matrimonio del già
Cardinale Camillo Pamfili nipote del Pontefice, con d. Olimpia Aldobrandini, ai
19 febbraio 1652, Innocenzo X lo creò Cardinale prete del titolo di s. Agnese
in piazza Navona, donde passò a quello dei ss. Nereo ed Achilleo. Finì la vita
in Roma nel 1655, d’anni 52, in grande stima per la soavità delle maniere,
per la ingenuità de’ costumi, e per l’applicazione agli studii.
ALDOBRANDINI
Alessandro, Cardinale. (Moroni, 1, p.217): Figlio di Giovan Francesco, nipote
del lodato Cardinale Baccio, nacque il primo maggio 1607. Vestì l’abito di
prelato nel 1699; fu allora spedito vice-legato a Ferrara, e nel 1702 divenne
commissario delle truppe Pontificie in tempo che il ducato di Parma e Piacenza
era occupato dalle armi francesi ed austriache. Fu eletto poscia chierico di
Camera, successivamente nunzio di Napoli, di Venezia, di Spagna. Continuando
nelle legazioni per tutto il Pontificato d’Innocenzo XIII e di Benedetto XIII,
per ultimo Clemente XII, ai 2 ottobre 1730, creollo prete Cardinale dei ss.
Quattro Coronati e legato di Ferrara, dove morì, in età d’anni 67, ai 14
agosto 1734. Ebbe fama di molta dottrina. Probità di costumi e beneficenza
verso i letterati.
ALDOBRANDINI
PASSERI Cinzio. (Moroni, 1, p.217): V. PASSERI ALDOBRANDINI Cinzio, Cardinale.
ALDOVRANDI
Pompeo, Cardinale. (Moroni, 1, pp.217-218): Pompeo Aldrovandi, bolognese, nacque
nel 1688. Assunse, nel 1696, le insegne prelatizie, poscia fu fatto uditore
della segnatura di giustizia, quindi luogotenente civile dell’uditore della
Camera, e, nel 1706, uditore di Rota. Nel 1712 fu delegato nunzio presso Filippo
V re di Spagna. Quattro anni dopo venne spedito segretamente al Sommo Pontefice
per sollecitare la promozione dell’Alberoni al Cardinalato. Insorte alcune
differenze tra il Papa ed il re, fu proibito a qualunque della corte di trattare
col nunzio, che si era stabilito in Madrid. Per tal motivo l’Aldovrandi si
partì dalla Spagna, e per ordine del Pontefice si fermò in Bologna, dove
rimase fino alla morte di Clemente XI. Eletto Innocenzo XIII, ricuperò
l’antico suo posto di uditore di Rota, colla reggenza della penitenzieria.
Benedetto XIII lo nominò consultore del s. Uffizio e Patriarca di Gerusalemme.
Clemente XII lo fece Governatore di Roma e poi, nell’anno 1734, a’ 24 marzo
Cardinale prete di s. Eusebio, e lo ascrisse alle principali congregazioni. Nel
1734 venne destinato vescovo di Montefiascone e Corneto. Nell’elezione di
Benedetto XIV, Lambertini, poco mancò che fosse sublimato al triregno, giacchè
per quaranta giorni consecutivi, trentuno sacri elettori costantemente gli
diedero il loro voto; onde il Lambertini nel dì di sua esaltazione, diè a lui
il suo suffragio, lo nominò subito Pro-Datario, poi gli affidò alcuni altri
onorevoli impieghi, e lo mandò legato a Ravenna. Morì nella sua diocesi di
Montefiascone l’anno 1752, e fu sepolto nella chiesa di s. Petronio di
Bologna.
ALEANDRO
Girolamo, Cardinale. (Moroni, 1, pp.218-219): Girolamo Aleandro, nato nel 1480
alla Motta, piccolo borgo sui confine della marca trivigiana, insegnava le
lettere sin dalla sua pubertà. I monarchi ne conobbero i talenti, e li
ricompensarono. Luigi XII lo chiamò in Francia, e lo stabilì direttore
dell’università di Parigi. Leone X lo fece prefetto della Vaticana, indi lo
mandò in qualità di nunzio in Germania, dove si segnalò con la sua eloquenza
contro Lutero, nella dieta di Worms. Clemente VII lo promosse al vescovato di
Oria, poi lo trasferì a Brindisi, ed inviollo nunzio in Francia. In occasione
della battaglia di Pavia, fuggendo in un castello vicino, fu fatto prigione, ma
poi venne liberato col mezzo del vicere di Napoli. Reduce alla sua chiesa, la
governò per alcuni anni. Sostenne, con pari onor della prima, due altre
nunziature in Ungheria e Boemia; finalmente, qual corona dei suoi meriti, nel
1536, a’ 22 dicembre, ricevè la sacra porpora da Paolo III. Morì nell’età
di 62 anni, e fu sepolto nella chiesa di s. Nicolò della Motta. Abbiamo di lui
1°. Lexicon greco-latinum, Parisiis, 1521; 2°. Grammatica graeca, Argentorati,
1517.
ALENCASTRO
Verissimo, Cardinale. (Moroni, 1, p.219): Verissimo Alencastro, fiorentino nel
secolo XVII, arcivescovo di Braga, nel 1686 a’ 2 di settembre, fu eletto
Cardinale prete della S. R. C. da Innocenzo XI. La somma vigilanza nel custodire
il suo gregge, e lo zelo per riformare i costumi fecero sì che la sua morte
fosse intesa con universale rammarico. Nel 1692 ebbe il sepolcro in Lisbona.
L’Alencastro, non essendosi mai recato a Roma, non ebbe né le insegne, né il
titolo di Cardinale.
ALENCON
(d’) Filippo, Cardinale. (Moroni, 1, p.219): Filippo d’Alençon, della reale
stirpe di Valesia di Francia, spiegò fin da giovanetto indole virtuosa. Nel
1356 fu creato vescovo di Beauvais: da questa chiesa passò a quella di Auch, e
nel 1359 all’arcivescovado di Rouen. Insorte alcune differenze in materia di
giurisdizione ecclesiastica col governatore di Rouen, fu ritirato da quella
sede. Gregorio XI gli conferì il patriarcato di Gerusalemme, e lo nominò
commendatario perpetuo della chiesa di Auch. Urbano VI, ai 18 settembre del
1378, lo creò Cardinale, col titolo presbiterale di s. Maria in Trastevere, e
arciprete della basilica vaticana, e lo mandò legato nelle Friande. Fu
dichiarato inoltre vicario del Patrimonio e di altre provincie circonvicine.
Avuta in quella commenda il patriarcato di Aquileia, incontrò gravissime
opposizioni per parte della nobiltà di Udine. Punto non giovando né le
censure, né gl’interdetti, colle armi del re di Francia, suo parente, e di
Francesco Carrara signor di Padova, mosse a quei del Friuli una guerra, che durò
per sei anni, come può leggersi nel Muratori, Annali d’Italia (tom. VIII,
p.2). Perciò incontrata la disapprovazione del Pontefice Urbano, fu privato
delle sue dignità. Allora seguì Alençon il partito dell’antipapa Clemente
VII; ma, riconosciuto il suo fallo, ritornò subito all’unità della Chiesa, e
Bonifacio IX, lo ristabilì nei primi onori, e lo promosse al vescovado di
Ostia. Alcuni riferiscono esser falso quanto gli autori raccontano sopra tale
argomento. Termino i suoi giorni nel 1397 in odore di santità.
ALIDOSI
Francesco, Cardinale. (Moroni, 1, p.263): Francesco Alidosi, nato di nobile
stirpe, ottenne il vescovato di Mileto, e nell’anno 1505 quel di Pavia. Giulio
II, nell’anno medesimo, lo decorò del Cardinalato col titolo de’ ss. Nereo
ed Achilleo, quantunque il sacro Collegio non ne fosse contento. Inviatolo
presso la corte di Luigi XII, re di Francia, col carattere di legato a latere,
li conferì poscia il governo della provincia del Patrimonio, e nel 1510 gli
assegnò, a titolo di perpetua amministrazione, il vescovato di Bologna.
Invaghitosi Francesco di ottenere il possesso della città d’Imola, che alla
sua famiglia anticamente apparteneva, non potendolo conseguire dal Pontefice, si
rivolse al partito del re di Francia, che allora faceva la guerra con Roma, e,
introdotti per tradimento i francesi in Bologna, consegnò la città nelle loro
mani. Eccitatasi quindi gran sedizione, il popolo che odiava il legato pel suo
mal vivere, fortemente irritato, lo cercava a morte. Ei si fuggì travestito; ma
riconosciuto dal duca di Urbino, della Rovere, nipote di Giulio II, generale
dell’esercito Pontificio, ne riportò una ferita di lancia, che lo stese morto
sul fatto. Ciò accadde l’anno 1511. V. Muratori, Annali d’Italia, t. X,
parte I.
ALLUCINGOLI
Gherardo, Cardinale. (Moroni, 1, p.268): Gherardo Allucingoli, di nobil famiglia
lucchese, fiorì nel secolo XII, e, nel 1182, fu creato da Lucio III, suo
consanguineo, Cardinal diacono di s. Adriano. Celestino III lo mandò a
Benevento perché vegliasse alla quiete della città, e mantenesse i popoli
circonvicini nell’obbedienza al re Tancredi. Innocenzo III, nel 1198, lo inviò
con lo stesso carattere presso il duca di Spoleti, e poi nella Terra di Lavoro,
alfine di arrestare gli arditi passi di Marcualdo, che dissimulando aveva
indotto il Papa a spedirgli alcuni Cardinali per assolverlo dalle censure, in
cui era incorso. Lo stesso Pontefice volle che se ne andasse in Sicilia come
legato, acciochè i ribelli, sommossi per la morte della regina Costanza, ultima
del sangue normanno, si riducessero all’obbedienza di Federico II suo figlio.
Prima che gli fossero affidate queste incombenze, l’Allucingoli era stato
eletto vescovo dal clero della sua patria; ma il Sommo Pontefice Lucio III
credette di non dover condiscendere alle brame de’ suoi concittadini, sendochè
l’opera di lui era necessaria alla Santa Sede. Questo Porporato dopo aver
sostenute con somma gloria molte fatiche, nel 1201, chiuse gli occhi in
tranquillissima pace.
ALLUCINGOLI
Ubaldo, Cardinale. (Moroni, 1, p.268): V. LUCIO III, Papa.
ALLUCINGOLI
Uberto, Cardinale. (Moroni, 1, p.268): Uberto Allucingoli, nobile di Lucca, fiorì
nel secolo XII. Nel dicembre dell’anno 1182 fu creato da Lucio III, suo
parente, Cardinale prete del titolo di s. Lorenzo in Damaso. Quattro anni circa,
dopochè fu assunto a quella dignità, verso l’anno 1186, finì di vivere.
ALMEIDA
Tommaso, Cardinale. (Moroni, 1, pp.268-269): Tommaso Almeida, dei conti di
Avinte, nel Portogallo, fiorì nel secolo XVIII. Disimpegnò da principio le più
onorevoli cariche di quella corte. Promosso dappoi al vescovato di Lamego, fu
trasferito poco stante alla chiesa di Porto. Venne eletto, nel 1716, patriarca
di Lisbona, e da Clemente XII, nel 1737 a’ 20 dicembre, fu creato Cardinal
prete di S. R. C. Governò la sua diocesi circa trentotto anni, ed ivi, coronato
di meriti, nel 1753, compiva i suoi giorni.
ALTAVILLA
Guglielmo, Cardinale. (Moroni, 1, p.284): Guglielmo Altavilla, de’ conti di
Capua, nacque nel secolo XIV. Da Urbano VI, a’ 18 ovvero a’ 28 settembre
1378, fu creato Cardinale diacono di s. M. in Cosmedin, poi arcidiacono della S.
R. C., indi ebbe il titolo di s. Stefano a Montecelio. Venne egli dichiarato
amministratore della chiesa di Salerno, per lo che fu chiamato il Cardinal di
Salerno. Molto si avanzò nella grazia del Pontefice Urbano VI, onde crebbe
assai di potere. Disimpegnò una legazione a Perugia, dove accolse il Papa che
tornava da Lucca. Unitosi a lui fino a Roma, finì di vivere l’anno 1389.
ALTEMPS
Marco Sitico, Cardinale. (Moroni, 1, pp.284-285): Marco Sitico Altemps, dei
conti di Hokenembs, nacque l’anno 1533 nel suo feudo di Emps. Militò alcun
tempo nelle guerre di Toscana; poscia datosi al servizio della Chiesa, nel 1561,
fu dallo zio Pio IV promosso al vescovato di Cassano, e destinato nunzio presso
Ferdinando Cesare per la convocazione del concilio generale. Pio IV nell’anno
medesimo, a’ 26 febbraio, lo creò Cardinale di s. Angelo, arciprete di s.
Giovanni in Laterano, penitenziere maggiore e governatore di Capranica. Nel 1562
venne trasferito alla diocesi di Costanza, colla perpetua legazione della Marca,
la quale sollecitamente spurgò dai banditi, che la infestavano. Assistè come
legato al concilio di Trento, ed alla dieta di Ausburgo. Inclinatissimo al bene
specialmente dei giovani, si privò dell’abbazia di Mirasole, e la diede in
provvedimento al collegio elvetico. Arricchì la sua cattedrale, e restaurò
l’episcopio. Dimessa la diaconia di s. Angelo, assunse il titolo di s. Maria
in Trastevere; e questa chiesa eziandio fornì di sontuosissimi addobbi. Nel
1595 terminò in Roma la sua mortale carriera.
ALTHANN
(D’) Michele Federico, Cardinale. (Moroni, 1, p.285): Michele Federico d’Althann,
nobile boemo, dei conti di questo nome, uno dei fondatori dell’Ordine della
Milizia di Cristo, nacque nell’anno 1682. Da uditore di rota, e vescovo di
Vaccia, per istanze di Carlo VI, a’ 19 novembre 1719, da Clemente XI fu
decorato della sacra porpora col titolo di s. Sabina. Sostenne l'incarico di
ministro dell’imperatore presso la Santa Sede, e nel 1722 fu destinato vicere
di Napoli. In tale officio spogliatosi di ogni umano rispetto, validamente
difese gl’inviolabili diritti della Chiesa. Ritornato di poi alla sua diocesi,
la governò con pari vigilanza ed amore. Morì nel 1734 compianto da tutti i
buoni.
ALTIERI
Giambatista (seniore), Cardinale. (Moroni, 1, pp.285-286): Patrizio romano,
nacque nell’anno 1583. Era egli uomo, come scriveva nelle sue lettere il
Cardinal Panciroli al prelato Boccapaduli, stimato per comun giudizio degno di
regnare. Già laureato in ambe le leggi, in età di 24 anni da Paolo IV,
Borghesi, nel 1613, era stato eletto canonico teologo della basilica vaticana.
Informato Urbano VIII, Barberini, dello zelo di lui nel predicare la divina
parola, lo promosse nell’anno 1625, al vescovato di Camerino, e ad istanza del
Cardinal Scipione Borghesi, lo fece custode del sigillo della penitenzieria;
destinollo visitatore apostolico dei sei vescovati suburbicarii, e poi
vicegerente di Roma. Indi, qual ricompensa di tanti meriti da lui acquisiti, nel
concistoro de’ 13 luglio 1643, Urbano VIII lo creò prete Cardinale di s.
Maria sopra Minerva, indi vescovo di Todi. Ciò addivenne dopo la rinunzia della
chiesa di Camerino da lui fatta prima di essere Cardinale. Giambatista Altieri
fondò in Todi uno spedale pei mendici, e nel castello della Fratta una chiesa
parrocchiale ed un palazzo ad uso e comodo dei vescovi. Nell’atto di rendersi
a Roma alla visita dei sacri Limini, mentre trovavasi in Narni, un colpo di
apoplessia lo ridusse a morte nel 1654, contando anni 71 di età, e 11 di
Cardinalato. Trasferito a Roma, fu sepolto nella chiesa del suo titolo nella
cappella della casa Altieri, dove si vede un nobile avello eretto alla memoria
di lui da Clemente X suo fratello, col busto in marmo del Cardinale espresso al
vivo. Fu l’Altieri di sorprendente memoria e di singolar perizia nei sacri
canoni, del che diede chiara prova nella visita apostolica suaccennata delle sei
diocesi Cardinalizie suburbane.
ALTIERI
Lorenzo, Cardinale. (Moroni, 1, pp.286-287): Lorenzo Altieri nacque nel 1671.
Era nipote del Cardinal Paluzzo Paluzzi Altieri, pronipote di Clemente X, ed
affine di Alessandro VIII, Ottoboni. Venne fregiato della porpora nel
diciannovesimo anno dell’età sua, nel concistoro de’ 13 novembre 1690,
colla diaconia di s. Maria in Aquino, donde passò a quella di s. Maria in Via
Lata. La sua incorrotta giustizia gli meritò che Innocenzo XII lo incaricasse
della legazione di Urbino. Rinunziata questa, fe’ ritorno a Roma, dove morì
nel 1741, dopo 51 anni di Cardinalato. Venne sepolto nella chiesa di s. Maria in
Portico nella cappella Altieri con breve iscrizione. Egli era intervenuto ai
conclavi di cinque Pontefici.
ALTIERI
Giambatista (juniore), Cardinale. (Moroni, 1, pp.286-287): Giambatista Altieri
fratello del Cardinale Lorenzo, nacque a’ 26 agosto 1663. Da Clemente XI,
Albani, fu promosso alla prelatura nel 1703, e nell’anno seguente venne
spedito vice-legato in Urbino. Quindi richiamato in Roma, fu nominato chierico
di Camera, divenendone decano dopo vent’anni. Nell’esaltazione al Papato di
Benedetto XIII, Orsini, venne consagrato arcivescovo di Tiro, e agli 11
settembre 1724, fu creato Cardinale prete di s. Matteo in Merulana, donde passò
nel 1739, per volere di Clemente XII, al vescovato Prenestino. Contribuì col
suo voto all’elezioni di Clemente XII e di Benedetto XIV, ma prima che
quest’ultimo divenisse Papa, fu colpito in conclave di apoplessia. Morì ai 12
marzo 1740 d’anni 77 compiti, dopo aver lasciata la sue eredità alla chiesa e
conservatorio di s. Caterina de Funari, di cui era stato protettore. Fu sepolto
nella chiesa di s. Maria sopra Minerva, nella cappella Altieri senza alcuna
memoria.
ALTIERI
Vincenzo Maria, Cardinale. (Moroni, 1, p.287): Vincenzo Maria Altieri nacque ai
27 novembre 1724. Da Pio VI fu nominato, nel 1775, suo maestro di Camera, indi
creato in petto Cardinale ai 23 giugno 1777, e poi pubblicato agli 11 dicembre
1780, colla diaconia di s. Giorgio in Velabro, donde passò all’altra di s.
Angelo in Pescheria. Nelle fatali vicende dell’effimera repubblica romana,
mentre Pio VI, nel 1798, era trasportato in Francia prigionere, l’Altieri che
stava a letto quasi moribondo, venne minacciato dell’esilio da un ufficiale
francese, solamente perché era Cardinale. Abbattuto dal male e sfinito,
paventando di essere cogli altri Cardinali rinchiuso nell’antico monistero
delle Convertite, rinunziò alla porpora, e poco dopo morì, cioè nel febbraio
1800, contando 76 anni di vita. Un tale passo come protestò pubblicamente, fu
da lui fatto più per la debolezza di forze, che per la deliberata volontà
d’animo.
ALUN
Roberto, Cardinale. (Moroni, 1, p.291):Robert Alun nacque nel secolo XIV in
Inghilterra. Celebre per la sua pietà ed erudizione, fu prima arcidiacono di
Cantorbery e cancelliere dell’università di Oxford, e poscia fu consegrato
vescovo di Salisbury. Assistette al concilio di Pisa, dove, acremente, ripresi
gli scismatici, con animato discorso conciliò i padri all’unione. Giovanni
XXIII, a’ 6 di giugno 1411, lo creò Cardinale della S. R. C., ma egli poco
dopo finì di vivere in Costanza, dove ebbe il sepolcro.
ALURZ
Ordeone, Cardinale. (Moroni, 1, p.291): Ordeone o Ordeano ovvero Ordonio Alurz,
portoghese, nato l’anno 1198 ottenne da principio l’abbazia Fonsellense, e
poscia l’arcivescovado di Braga, da Gregorio X nel 1275, con ripugnanza di
quel capitolo, che avea già desiderato altrimenti. Indi intervenne come
assessore al concilio generale di Lione celebrato da Gregorio X. Nicolò III,
mosso dalla fama di sue virtù, a’ 12 marzo 1278, lo creò Cardinale vescovo;
ma dopo sette anni di cardinalato, cessò di vivere nel 1285.
ALVAREZ
Giovanni, Cardinale. (Moroni, 1, pp.291-292): Giovanni Alvarez, di Toledo, dei
duchi di Alva, nacque nell’anno 1488. Professò nell’Ordine dei predicatori,
indi lesse filosofia e teologia nell’università di Salamanca. La fama, che si
acquistò, di uomo dottissimo, indusse Carlo V a nominarlo vescovo. Per umiltà
rinunziato l'onore, fu poi obbligato da Adriano VI a ricevere la consacrazione
per la chiesa di Cordova. Nel 1587 venne trasferito all’arcivescovato di
Burgos, e da Paolo III, a’ 20 dicembre 1538, fu creato prete Cardinale di s.
Maria in Portico. La somma vigilanza, con la quale difese il suo gregge
dall’eresie di quei tempi, gli meritò un posto fra i sei Cardinali, che prima
del Concilio Tridentino, furono destinati a vegliare per la conservazione della
fede in tutto il mondo cattolico. L’Alvarez disimpegnò questo uffizio
validamente, in ispezialità per l’Italia, che a lui deve in gran parte la sua
salvezza dagli errori del settentrione. Paolo IV lo elesse generale
dell’Ordine dei predicatori, e lo promosse al vescovato di Toscolano. Roma
stessa provò gli effetti del suo valore, essendo liberata per opera sua dal
minacciato saccheggio delle armi spagnuole, nella guerra contro Paolo III. In età
di sessantanove anni, nel 1557, terminò la sua carriera mortale ed ebbe
sepolcro in Ispagna. Le virtù, che univa al talento, resero amara a tutti la
sua perdita, e specialmente ai poverelli, di cui si era meritato il glorioso
titolo di Padre.
ALZAZIA
Filippo, Cardinale. (Moroni, 1, p.292): Filippo d’Alzazia, de’ conti di
Chimay, nacque dopo la metà del secolo XVII, e nel 1713 venne destinato a
reggere la chiesa d’Ipri, ma l’imperatore Carlo VI, presso cui godeva il più
alto concetto, lo nominò arcivescovo di Malines. Ricevuta, nel 1716, la
consacrazione, Clemente XI lo decorò della sacra porpora col titolo di s.
Cesario, ai 19 novembre del 1719, poi di s. Lorenzo in Lucina. Il Pontefice
nell’atto di crearlo Cardinale si protestò innanzi il Collegio apostolico di
rendere all’Alzazia un giusto premio pel real suo merito. Terminò la vita nel
1759, ed ebbe la tomba in Malines.
AMADEO
Giovanni, Cardinale. (Moroni, 1, p.293): Giovanni Amadeo, veneziano, arcivescovo
di Corfù, insigne oratore e teologo eccellente, nacque dopo la metà del secolo
XIV, e fu decorato da Urbano VI, a’ 18 settembre 1378, della sacra porpora col
titolo presbiterale di s. Sabina. A lui venne affidato l’incarico di procedere
contro Giovanni I, re di Castiglia e di Leone, privato del regno da Urbano VI,
come seguace dell’antipapa. Caduto poscia per altri motivi in disgrazia del
Pontefice, particolarmente per la congiura ordita dal Cardinal Mezzavacca,
carcerato nella città di Nocera, fu fatto morire in Genova l’anno 1385.
AMBOISE
Giorgio (seniore), Cardinale. (Moroni, 1, pp.309-310): Giorgio d’Amboise
nacque da principesca famiglia di Francia, nel 1460. Promosso alla chiesa di
Narbona, due anni dopo venne trasferito a Rouen. Lodovico XII, di cui erasi
guadagnato l’amore fin da quando quegli era duca d’Orleans, lo fece suo
primo ministro, e inviollo qual suo vicere nel ducato di Milano, che Giorgio
conquistò alla corona, senza permetterne però il saccheggiamento. Legato
apostolico in Francia, ne fu accolto con molto onore. Attese durante la sua
legazione alla riforma di parecchi Ordini religiosi, dei domenicani massimamente
e dei francescani: ministero che a fungere col massimo disinteresse, e con zelo
assai commendevole. Mentre poteva aspirare a parecchi beneficii, contento dl
solo arcivescovato di Rouen, né dispensò le rendite ai poveri ed alle chiese,
colmò di doni la cattedrale, e riempì la propria diocesi di monumenti, che
hanno l’impronta della ingenita sua magnanimità e squisitezza d’ingegno. Le
virtù dello spirito e la fama, che si era acquistata per tutta l’Europa, gli
meritarono da Papa Alessandro VI, a’ 12 settembre 1498, la sacra porpora col
titolo di s. Sisto. Dopo la morte di Pio III sarebbe stato innalzato alla
cattedra di s. Pietro, se il Cardinal della Rovere, che vi fu invece eletto col
nome di Giulio II, ed i Veneziani non vi si fossero opposti. Non è altrimenti
vero ch’egli, accorato per ciò, movesse torbidi in Italia. La Francia dovè
piangere la morte del Cardinale di Amboise avvenuta nel convento dei celestini.
AMBOISE
Giorgio (juniore), Cardinale. (Moroni, 1, p.310): Giorgio d’Amboise, nipote
del celebre Cardinal Giorgio il seniore, nacque nel secolo XV. Nell’età di
anni 25 fu consecrato arcivescovo di Rouen, e, ad istanza del re cristianissimo,
venne da Paolo III, il dì 16 dicembre 1545, creato Cardinal prete dei santi
Pietro e Marcellino. Celebrò in Rouen un concilio provinciale, diede
all’antico campanile una forma migliore, e rendette più magnifica la
cattedrale. Adempiuto egregiamente alle incombenze tutte del pastorale
ministero, lasciò questo con la vita nel 1550 dopo cinque anni di Cardinalato,
e fu sepolto nella sua chiesa presso l’altar maggiore dove pure avea tomba il
sopra lodato suo zio.
AMBOISE
Ludovico, Cardinale. (Moroni, 1, p.310): Lodovico d’Amboise, della stessa
famiglia degli antecedenti, nacque in Francia nel secolo XV. Essendo arcidiacono
di Narbona, in età di diciott’anni ottenne da Alessandro VI l’arcivescovato
di Alby, e dopo nove anni, nel 1506, da Giulio II la dignità di Cardinal prete
dei ss. Pietro e Marcellino. Egli però non fu pubblicato come tale prima del
1510, dappoichè, recatosi a Viterbo dov’era il Pontefice, per ivi riceverne
le insegne, non potè averle se non quando il re di Francia Lodovico XII rivocò
l’editto che niuno assente dovesse fruire delle rendite ecclesiastiche del suo
regno. Il Cardinale Amboise cessò di vivere in sul fiore degli anni, nel 1517,
e fu sepolto in Ancona; poscia dal Cardinale d’Armagnac, suo congiunto, fatto
trasferire il corpo a Loreto, venne quivi deposto in magnifico avello.