AMERIO Cristoforo, Cardinale. (Moroni, 2, p.19): Cristoforo Amerio, spagnuolo, creato dall’antipapa Benedetto XIII pseudo-Cardinale di s. Croce in Gerusalemme, nel concilio di Costanza (anno 1418) ravvedutosi, venne confermato nella dignità dal vero Pontefice Martino V in esso eletto.

 

AMMANNATI Jacopo, Cardinale. (Moroni, 2, p.22): Jacopo Ammannati, detto il Cardinal Papiense, nacque in Lucca, nel 1422, di nobile, ma poverissima famiglia: le doti però luminose del suo spirito supplirono all’avversità della fortuna. Divenuto segretario delle lettere latine presso Callisto III e Pio II, meritossi l’amore e la stima di questi Pontefici, e Pio II l’adottò nella propria famiglia Piccolomini. Incaricato di far fronte a Sigismondo Malatesta, empio uomo, che avea mosso guerra al Papa, lo costrinse a ritornarsene nelle sue terre. Per sì distinto servigio fu eletto, nel 1460, ad occupare la sede vescovile di Pavia, e nell’anno appresso, a’ 18 dicembre, venne decorato della sacra porpora col titolo di s. Crisogono. Dopo aver governata quella chiesa per alcuni anni, fu fatto vescovo di Lucca, dopo venne accolto dai suoi concittadini coi medesimi onori del Romano Pontefice. A solida pietà accoppiava egli profonda dottrina. Ma le arti e le scienze, da lui favorite in modo singolare, dovettero, nel 1479, piangerne la perdita. Morì nel castello detto le grotte di s. Lorenzo presso Bolsena, a’ 10 settembre. Ne scrisse la vita Jacopo di Volterra suo segretario. Questa fu pubblicata, nel 1712, in Lucca dal p. Sebastiano Paoli. Le sue celebri Epistole e Commentarii videro la luce in Milano nel 1506.

 

AMULIO Marco Antonio, Cardinale. (Moroni, 2, p.25): Marco Antonio Amulio, patrizio e senatore veneto, prima ambasciatore presso Carlo V, poi in Ispagna, venne delegato col medesimo onore anche in Roma. Colla sua virtù e dottrina si acquistò così alta stima nell’animo del Pontefice Pio IV, che questi, a’ 26 febbraro 1561, lo creò Cardinale prete di s. Marcello, e nel 1562, vescovo di Rieti. Fu decorato eziandio della carica di bibliotecario della S. Sede. Otto anni dopo morì. La sua memoria sarà sempre cara alla Chiesa, che da lui ricevette molti importanti servigi. Ebbe sepoltura in Venezia, nella sagrestia di s. Giobbe. Nel suo testamento ordinò la erezione di collegio in Padova a favore della veneta nobiltà, coll’obbligo che dovessero portare il nome di Collegio Amulio.

 

ANGELIS (de) Jacopo, Cardinale. (Moroni, 2, p.78): Jacopo de Angelis, nobile pisano, fu innalzato da Papa Alessandro VII alla sede della chiesa di Urbino. Insorte quivi alcune liti, forse pel suo soverchio rigore nell’amministrazione del governo, il de Angelis rinunziò al vescovato e ritornò a Roma, ove Clemente IX lo fece vicegerente del Cardinal vicario. Clemente X lo destinò segretario della Congregazione de’ vescovi e regolari: locchè non ebbe effetto per l’opposizione del Cardinal Paluzzo. Ma Innocenzo XI, dopo avergli conferito un canonicato nella Lateranense, ed avergli affidato l’amministrazione di varii luoghi pii, e dopo averlo fatto segretario della visita apostolica, a’ 2 settembre 1686, lo creò Cardinale di s. Maria in Aracoeli, ed abbate di Nonantola con l’incarico di visitare l’abbazia. Adempiuto con somma carità quel faticoso uffizio, visitò con pari amore la s. casa di Loreto, la chiesa di Urbino, già sua sede vescovile, ed il monistero di s. Pellegrino sugli Appennini. Compì la sua gloriosa carriera nel 1695, nella Carfagnana, e, trasferito il suo corpo a Roma, fu sepolto nella chiesa del suo titolo.

 

ANGELO, Cardinale. (Moroni, 2, p.79): Angelo, Cardinale diacono di s. Adriano, viene ricordato l’anno 1212 nel registro d’Innocenzo III.

 

ANGENNES (d’) Carlo, Cardinale. (Moroni, 2, p.81): Carlo d’Angennes, più noto sotto il nome di Cardinale di Rambouillet, per la nomina di Carlo IX, di cui godeva la più alta stima, fu consacrato vescovo di Mans. Pio V, presso cui l’Angennes era stato mandato ambasciatore, ad istanza del re gli conferì la porpora, a’ 17 maggio 1570, ed il titolo Cardinalizio di s. Girolamo degli schiavoni. Nel 1587 finì la sua vita in Corneto, essendo governatore di quella città. Questo prelato, abilissimo negli affari, era intervenuto con distinzione al concilio di Trento.

 

ANGIFILO Amico, Cardinale. (Moroni, 2, p.84): Amico Angifilo, o della Rocca, come lo chiama il Marini, nacque in Collemezzo, diocesi dell’Aquila. Pel suo profondo sapere lo s’innalzò dapprima al vescovato della sua patria, nel 1431. Occupato dipoi nel governo della provincia del Patrimonio, con destrezza e fina politica, ricuperò molte piazze alla S. Sede, nonché al re di Napoli Ferdinando. Paolo II lo decorò della sacra porpora col titolo di s. Sabina, a’ 18 settembre 1467, ovvero nel 1464, e poi di s. M. in Trastevere. Sostenute con somma lode molte legazioni, fece ritorno alla sua chiesa, che da lui fu colmata di benefizii distinti. Mancò alla vita nel 1476, e fu sepolto nella cattedrale della città dell’Aquila.

 

ANNA (DI) Angelo, Cardinale. (Moroni, 2, p.89): Angelo di Anna, o Sommariva. V. SOMMARIVA.

 

ANNEBAUD (d’) o DENEBAUD Jacopo, Cardinale. (Moroni, 2, p.89): Jacopo d’Annebaud, di nobile famiglia francese, fioriva nel secolo XVI. Clemente VII lo destinò a vescovo di Bajona, e poi successivamente ad altre chiese. La sua dottrina, la pietà e lo zelo, che dimostrò nel pastoral ministero, determinarono Paolo III a decorarlo della romana porpora col titolo di s. Bartolomeo all’isola. Nell’anno 1557 vide l’ultimo dei suoi giorni.

 

ANNIBALDESCHI Annibaldo, Cardinale. (Moroni, 2, p.91): Annibaldo Annibaldeschi della Molara, di antica romana famiglia, professò nell’Ordine dei predicatori. Innocenzo IV lo elesse maestro del sacro palazzo, ed Urbano IV, nel dicembre 1262 o 1263, lo creò Cardinal prete dei ss. Apostoli. Con vantaggio della Chiesa, sostenne una legazione in Sicilia. S. Tommaso d’Aquino a lui dedicò la seconda parte della sua Catena, come ad uomo di sottilissimo ingegno e di soda virtù. Il sacro Collegio ne pianse la perdita nel 1272. Scrisse un Commentario sul libro delle Sentenze, che corre sotto il nome di s. Tommaso.

 

ANNIBALDI Pietro Stefanesco, Cardinale. (Moroni, 2, p.91): Pietro Stefanesco degli Annibaldi signori della Molara, fu fatto da Bonifacio IX, accolito della cappella Papale, e protonotario apostolico. Poi Innocenzo VII, per far cosa gradita ai romani concittadini di lui, a’ 12 maggio 1405, lo creò Cardinale diacono di s. Angelo. Gli fu conferita sotto Gregorio XII, la carica di legato in Roma nell’assenza di esso Pontefice. Giovanni XXIII lo destinò col medesimo carattere alla corte di Napoli, poscia gli conferì il vicariato temporale di Roma. Nel 1417, sul fiore dei suoi anni, fu rapito alle comuni speranze.

 

ANNIBALDI, o ANNIBALDESCHI Riccardo, Cardinale. (Moroni, 2, p.91): Riccardo Annibaldi, o Annibaldeschi della Molara, prima canonico di s. Pietro, poi monaco ed abbate di Montecassino, da Gregorio IX, nel 1237, ovvero 1240, fu creato Cardinal diacono di s. Angelo. Innocenzo IV lo decorò dell’arcipretura della Vaticana, e poi lo stabilì arcidiacono della S. R. C. Trascelto a primo protettore dei Romitani, per commissione Pontificia, li ridusse ad un sol corpo, ed assegnò loro la regola ed il titolo di s. Agostino, per cui si chiamarono Agostiniani Romitani di s. Agostino. Morì nell’anno 1274, e fu sepolto nella basilica lateranense.

 

ANSIDEI Marco Antonio, Cardinale. (Moroni, 2, pp.160-161): Marco Antonio Ansidei, d’illustri genitori, nacque in Perugia, ove diedesi a’ primi studii. Rapidi furono i suoi progressi negl’impieghi della corte romana, dove fece mostra di nobile ed esimio talento. L’assidua applicazione allo studio ed agli affari più interessanti, gli procurò nella sua gioventù pericolosa malattia. Se non che riavutosene felicemente, fu destinato segretario della Congregazione del concilio, e, nel 1717, canonico di s. Pietro ed assessore del s. Offizio. Benedetto XIII lo creò prima dottore dei sacri canoni nel concilio lateranense dell’anno 1725, poscia a’ 9 dicembre 1726, lo dichiarò Cardinale prete del titolo di s. Pietro in Montorio, donde poi passò a quello di s. Agostino. Contemporaneamente lo preconizzò vescovo di Perugia. Governata la sua diocesi con molto zelo, arricchita di sagri arredi la cattedrale, accresciute le rendite della mensa vescovile, diede miglior sesto al seminario ed alla università. Cessò di vivere nel 1730, e fu sepolto nella chiesa del suo titolo.

 

ANTAMORI Francesco Paolo, Cardinale. (Moroni, 2, p.161): Francesco Antamori nacque nel 1712 di nobile famiglia romana. Fatti regolarmente gli studii, fu dapprima avvocato concistoriale, quindi, postosi in prelatura come abbreviatore di Parco Maggiore, divenne giudice dell’A. C., canonico vaticano, ed assessore del s. Officio. Inoltre sostenne altre cariche, e fu addetto a diverse Congregazioni. Pio VI, nella promozione dell’11 dicembre 1780, lo creò prete Cardinale di s. Alessio. Promosso alla chiesa di Orvieto, compì nella sua diocesi, la mortale carriera a dì 15 dicembre 1795, compianto per le sue virtù, specialmente per la sua carità e pel suo disinteresse.

 

ANTICI Tommaso, Cardinale. (Moroni, 2, p.163): Tommaso Antici, nobile di Recanati, nacque a’ 10 maggio del 1731. Venne destinato ministro plenipotenziario del re di Polonia presso la Santa Sede. Pio VI, in seguito alla nomina fatta da quella repubblica, nel concistoro de’ 30 marzo 1789, lo creò Cardinal prete di s. Maria in Trastevere, e nel 1791, prefetto del concilio. A questa dignità, nel 1798, rinunziò l’Antici, per le vicende di quel funestissimo tempo, e visse dipoi come privato nella sua patria.

 

ANTONELLI Nicolò, Cardinale. (Moroni, 2, p.217): Nicolò Antonelli, nobile di Sinigaglia, nacque in Pergola nel 1698. Sostenne diverse mansioni nella prelatura, e da ultimo, la carica di segretario di Propaganda. Clemente XIII, a’ 24 settembre 1759, lo decorò della porpora, col titolo presbiterale dei ss. Nereo ed Achilleo: poi lo fece segretario de’ Brevi, e prefetto della S. C. delle Indulgenze. Terminò la vita nel 1767, in età di sessantanove anni, e venne sepolto nella basilica Lateranense ov’era stato canonico, con quella iscrizione, che insieme all’elenco delle sue opere, riporta il Cancellieri, nel Cenotaphium al Cardinal Leonardo suo nipote.

 

ANTONELLI Leonardo, Cardinale. (Moroni, 2. p.217): Leonardo Antonelli, nobile di Sinigaglia, nacque nel 1730. Fatto canonico della basilica vaticana, esercitò varie prelatizie cariche, cioè di prefetto dell’archivio di Castel s. Angelo, di segretario della Cifra, e concistoro; e promosso ad assessore del s. Offizio, pel primo fu esultato alla sacra porpora da Pio VI nel concistoro de’ 24 aprile del 1775, col titolo presbiterale di s. Sabina. Divenne poscia vescovo di Palestrina, poi di Porto, quindi decano del sacro Collegio, vescovo di Ostia e Velletri, penitenziere maggiore, arciprete di s. Giovanni in Laterano, segretario del s. Officio,  prefetto della segnatura di giustizia, e della congregazione, dell’Indice, non che di quelle di Propaganda e sua stamperia, e dell’altra sopra la correzione de’ libri della chiesa orientale, e finalmente pro-segretario dei Brevi. Esiliato in Sinigaglia, nelle vicende di quegli avversi tempi, morì quivi nel 1811, dopo aver costituita erede la congregazione di Propaganda pel mantenimento di dodici alunni armeni nel collegio Urbano. Ornato delle più belle virtù, d’animo grande, amò e protesse le lettere ed i letterati. Essendo possessore di una doviziosa libreria, ne fece bibliotecario l’eruditissimo Cancellieri, che ne ha dato preziose notizie, insieme all’elenco delle opere di lui nel Cenotaphium Leonardi Antonelli Cardinalis etc, illustrato e stampato in Pesaro nel 1825.

 

ANTONIANO Silvio, Cardinale. (Moroni, 2, pp.217-218): Silvio Antoniano, nel 1540, nacque in Roma di povera famiglia. Fino dall’infanzia spiegò rari talenti. Nell’età di soli dieci anni improvvisava sopra qualunque soggetto, anche il più sterile, e suonava a perfezione la lira. Trovandosi a casa del Cardinal Pisani in un giorno di solenne banchetto, introdotto nella sala del convitto, il Cardinal Farnese gli consegnò un mazzetto di fiori con ordine di recarlo a quello che tra i commensali gli sembrasse dover diventare Pontefice. Il fanciullo, dopo aver pensato alquanto, l’offrì al Cardinale de’ Medici, con un elogio improvvisato. Il duca di Ferrara ammiratore dei talenti di Antoniano, lo fece educare con diligenza da’ più valenti maestri, e riescitone a meraviglia, lo dichiarò professore di eloquenza in quella università, sebben non contasse sedici anni di vita. De’ Medici, nel 1559, divenuto in vero Pontefice col nome di Pio IV, lo volle professore di belle lettere nell’archiginnasio romano, e lo dichiarò principe dell’accademia vaticana. Fu poi destinato a segretario del sacro Collegio sotto Pio V, dei vescovi e regolari per volere di Sisto V, e sotto-segretario dei Brevi sotto Clemente VIII, che, provvedutolo di un canonicato nella Lateranense, lo fece maestro di Camera, e a’ 3 marzo 1599, lo creò prete Cardinale di s. Salvatore in Lauro. Le virtù di Antoniano no la cedevano punto al di lui ingegno. In una inondazione conobbe Roma qual fosse lo spirito della sua carità verso i poveri. Umile di sentimento, non volle mai accettare il pastoral ministero, cui lo destinava Sisto V. Devotissimo di Maria V., visitava ogni sabbato qualcuna delle sue basiliche. Il continuo studio ne abbreviò i giorni, e con universale compianto spirò nel Signore l’anno 1603. Scrisse un trattato De christiana puerorum educatione, che venne forbitamente tradotto in italiano; dei Commenti e dei Sermoni, delle dissertazioni, De obscuritate solis in morte Christi; De primatu Petri; De successione Apostolorum, etc. Da Giuseppe Castiglioni anconitano si ha la Vita Silvii Cardinalis Antoniani, et ejus orationes XIII, Romae apud Jacob. Mascardum, 1610.

 

AQUILA o AQUILANO Pietro, Cardinale. (Moroni, 2, p.252): Pietro Aquila, monaco cassinese ed abbate del monistero di s. Sofia in Benevento, secondo l’avviso di alcuni, venne consacrato a vescovo di quella città. E’ certo però che nel settembre del 1294, da Celestino V fu elevato alla porpora Cardinalizia col titolo di s. Marcello. Non apparisce di preciso per quanto tempo egli godesse la sua cospicua dignità, non mancando alcuni autori, che lo fan morto un mese dopo la promozione; ed altri ancora che gli danno quattro anni di vita. Il Ciacconio lo ammette nel numero degli elettori di Bonifacio VIII, eletto a’ 24 dicembre 1294.

 

AQUINO (d’) Ladislao. Cardinale. (Moroni, 2, p.262): Ladislao d’Aquino trasse i natali in Napoli nel secolo decimosesto. Il Sommo Pontefice s. Pio V assicuratosi della fama, che le virtù e la dottrina di lui facevano eccheggiare in molti luoghi, si determinò di volerlo seco a Roma. Gli conferì quindi alcuni beneficii ecclesiastici e lo creò suo cameriere. In seguito Gregorio XIII, affidogli la chiesa di Venafro, e nel 1607, Paolo V lo spedì in qualità di nunzio, prima presso gli svizzeri, e dopo sei anni presso il duca di Savoja, per accomodare gli affari della Valtellina. Siccome però quel duca non gli diede accoglienza, sotto il pretesto che fosse del partito spagnuolo, fu nominato collettore di Portogallo. Ma trovandosi egli aggravato dagli anni, non ne assunse l’incarico, e fece ritorno a Roma, dove gli venne affidato il governo della città di Perugia, e poco dopo, cioè a’ 19 settembre 1616, fu creato prete Cardinale assente del titolo di s. Maria sopra Minerva, ed ascritto a quasi tutte le Congregazioni di Roma. Agli altri suoi pregi accoppiava egli singolare mitezza di animo ed esimia carità verso il prossimo, di guisa tale, che perdonò non solo all’uccisore dell’unico suo fratello, ma s’interpose ancora presso il Pontefice, perché venisse assolto dalla ben giusta condanna. Finì di vivere in Roma mentre era chiuso nel conclave del 1621. Fu sepolto nella chiesa di s. Maria sopra Minerva, dove sorge un magnifico avello col di lui busto in candido marmo.

 

ARAGONA (d’) Antonio, Cardinale. (Moroni, 2, p.268): Antonio d’Aragona dei duchi di Ampurias e di Prades, traeva origine dai re di Aragona. Nacque in Ispagna nel 1618. Egli in qualche modo apparteneva al re di Francia Luigi XIV, ed all’imperatore Leopoldo, ed avea a fratello il Cardinale Pasquale, che portò esso pure il nome d’Aragona. La integrità dei costumi, e la prudenza ond’era fregiato, lo resero degno di esser eletto consigliere del re di Spagna, e della inquisizione. Seppe disimpegnare a questi uffizii con tanta saggezza, che Filippo IV suo consanguineo, adoperossi per ottenergli la sacra porpora. Infatti Papa Innocenzo X, a’ 7 ottobre 1647, lo creò in petto Cardinale, e poi lo pubblicò, a’ 14 marzo 1650; ma sei mesi dopo la sua promozione, con generale rammarico, nell’età di anni 32, fu colto dalla morte in Madrid.

 

ARAGONA (d’) Giovanni, Cardinale. (Moroni, 2, pp.268-269): Giovanni d’Aragona era figlio di Ferdinando re di Napoli. Il Mazza e l’Ughiello asseriscono, che solo contava l’età di circa nove anni quando, nel 1472, fu eletto dal Pontefice Sisto IV alla sede arcivescovile di Salerno; però dalla maggior parte degli storici questa opinione viene riggettata. Comunque siasi, è certo che il detto Papa lo dispensò, affinchè potesse ottenere l’arcivescovato di Taranto, sebbene non fosse ancor giunto alla pubertà; e gli concesse d’indossare la porpora, tranne il cappello rosso, come già destinato alla dignità Cardinalizia: unico esempio che abbiasi nelle storie di un tal privilegio. Quindi Sisto IV, a’ 10 dicembre 1477, lo pubblicò Cardinale, conferendogli la diaconia di s. Adriano, e poscia, nel 1481, gli commise l’incarico di legato della s. Sede in Ungheria, Boemia e Polonia, perché pacificasse colla Germania questi regni, e pubblicasse un giubileo solenne per quelli, che avessero impugnate le armi contro i turchi. Il re Mattia Corvino nominollo ad arcivescovo di Strigonia, ma non n’ebbe né il titolo, né le rendite, se non dopo quattro anni, per essere contrastato tal sede metropolitana. A questa però venne unita l’amministrazione di quella di Salisburgo nella Germania, e di Patti in Sicilia, come pure parecchie insigni abbazie, il cui dominio e le cui rendite gli furono accordate dal predetto Sisto IV. Sostenne inoltre la carica di governatore della provincia di Bari, col titolo di vicere, a nome di suo padre. Secondo alcuni, avea appena compiuto l’età di ventidue anni, quando morì di veleno nel 1485: altri storici però asseriscono che contasse per lo meno ventisei o ventisette anni, di cui otto ne passò come Cardinale. La prudenza senile, e lo zelo per la religione unito a molto spirito gli avevano procacciato l’amore di tutti; e nel breve con cui Innocenzo VIII gli diede l’uso del castello e palazzo di Caprarola, lo chiama vir auctoritatis magnae; perciò la sua morte venne universalmente compianta. Fu sepolto nella chiesa di s. Lorenzo in Lucina, suo titolo, ovvero in s. Sabina, come scrivono il Ciacconio ed il Marchesi, la quale asserzione però si oppone a quanto ne dicono gli scrittori di que’ tempi.

 

ARAGONA (d’) Luigi, Cardinale. (Moroni, 2, pp.269-270): Luigi d’Aragona nacque in Napoli nell’anno 1474. Era nipote di Ferdinando I re di Aragona, e pronipote di Alfonso I re di Napoli. Si unì in matrimonio a Battistina Cibo, della quale essendo rimasto vedovo, penò di abbracciare lo stato ecclesiastico; fece quindi la rinuncia del marchesato di Gerace in favore di suo fratello d. Carlo. Nel 1498 fu eletto da Alessandro VI amministratore della chiesa di Lecce, e dopo tre anni ebbe lo stesso officio in quella di Aversa. Lo stesso Sommo Pontefice, che a’ 21 settembre 1493, lo avea ascritto al sacro Collegio, lo promulgò nel 1497 colla diaconia di s. Maria in Cosmedin. Egli contribuì con tutto l’impegno alla fabbrica della sua chiesa, alla quale Giulio II aggiunse la cattedrale di Capaccio nel 1504. Dopo due lustri Leone X gli affidò il governo delle chiese della Cava, di Nardò, e di Alessano, coll’abbazia di Monte Vergine ed altre prebende. Mentre il Cardinale Luigi presiedeva alla sua basilica titolare di s. Maria in Cosmedin, Leone X la eresse di nuovo in collegiata separandola dalla giurisdizione dei monaci di s. Paolo. Ebbe luogo nei comizi di Pio III, ed in quelli dei mentovati Giulio II e Leone X; condusse in Ispagna la regina vedova del re Ferdinando, e si recò in Germania in qualità di legato Pontificio. Nel 1519, fu colpito dalla morte in età d’anni quarantacinque, dei quali ventidue ne visse come Cardinale; e fu tumulato nella chiesa di s. Maria sopra Minerva. Il Cardinale Franciotto Orsini ornò il sepolcro di questo Porporato con breve iscrizione, ch’è posta al manco lato dell’ingresso della porta laterale, a poca distanza dall’altar maggiore.

 

ARAGONA (d’) Pasquale, Cardinale. (Moroni, 2, p.270): Pasquale d’Aragona, fratello del Cardinal Antonio, e parente della famiglia reale, nacque in Ispagna. Fin da’ suoi verd’anni si applicò allo studio con tutto l’impegno e ben presto diede a divedere qual lustro le scienze dovessero da lui ritrarre. Infatti, fra breve divenuto provetto, coprì una cattedra nell’università di Toledo. In seguito, avendo ottenuto un pingue canonicato in quella metropolitana, e l’arcidiaconato di Talavera, fu ascritto al supremo tribunale d’inquisizione. Dopo qualche tempo, ammesso nel gran consiglio di Aragona, venne insignito della carica di reggente, cui sostenne con universale applauso. Per la qual cosa Filippo IV re di Spagna si adoperò per fargli conseguire la dignità di Cardinale, alla quale appunto venne innalzato da Alessandro VII a’ 5 aprile 1660, col titolo presbiterale di s. Sabina. Ebbe eziandio le cospicue cariche di supremo inquisitore di tutta la Spagna, di vicere di Napoli, di oratore e plenipotenziario dello stesso re presso la Santa Sede, per comporre la pace tra’ principi cristiani e muovere guerra ai turchi. Dopo la morte del Cardinale Sandoval, che reggeva la chiesa di Toledo, venne a quella promosso. Allora rinunziò alla carica d’inquisitore, e dedicossi all’esercizio del suo pastoral ministero, fino alla morte, che avvenne in Toledo nel 1677. La sua spoglia mortale fu sepolta nella chiesa delle cappuccine di quella città. La pietà ond’era fornito, e la carità che lo facea largheggiare co’ poveri, gli meritarono l’amore di tutti i buoni, che ne piansero la perdita.

 

ARCHEONI ossia ARCHIONIO Antonio, Cardinale. (Moroni, 2, pp.274-275): Sortì i natali in Roma da una famiglia ragguardevole per la sua nobiltà o ricchezza. Le virtù, ond’era adorno, gli meritarono l’amore di Urbano VI, il quale dal vescovato di Aquino, lo trasferì a quello di Ascoli, nel 1386. Quivi si celebrò un sinodo, ov’egli fece varie leggi tendenti a rimettere la disciplina nel clero, e nel popolo. Fulminò l’interdetto contro questa città, perché gli era stato usurpato il castello della Croce soggetto alla sua giurisdizione; ma, conosciuto il pentimento dei rei, ben presto ritirò tale castigo. Bonifacio IX, nel 1390, lo trasferì alla chiesa d’Arezzo, della quale però non prese mai possesso, perché i fiorentini avevano nominato a quella sede Angelo Ricasoli. Ritornò pertanto alla sua sede, da dove recossi a Roma, essendone stato eletto a vicario sì nello spirituale che nel temporale. Dopo questo impiego, a’ 12 giugno 1405, da Innocenzo VII fu creato Cardinale prete del titolo di s. Pietro in Vincoli; ma non aveva ancora compiuti due mesi di Cardinalato, quando morì nello stesso anno 1405 in Roma, ove fu sepolto nella basilica liberiana innanzi all’altare di s. Girolamo. Il suo deposito è decorato di un epitafio in versi.

 

ARCHETTI Giannandrea, Cardinale. (Moroni, 2, p.275): di nobile famiglia bresciana, ebbe i natali nel 1721. Dapprima sostenne la nunziatura in Polonia, poscia da Varsavia Pio VI lo spedì nunzio straordinario presso Caterina II imperatrice di Russia; e, giunto a Pietroburgo, ricevette le più onorevoli distinzioni, che si usano a’ maggiori ambasciatori; onde si videro con soddisfazione rinnovarsi i tempi di Gregorio XIII, che spedì il celebre p. Possevino, a Giovanni Basilowitz. In questa missione l’Archetti riconobbe, in nome del Papa, il titolo imperiale ne’ monarchi russi, e conchiuse altri rilevanti affari. Per rimunerare sì segnalati servigi, nel 1784 a’ venti di settembre, Pio VI lo ascrisse al sacro Collegio col titolo di s. Eusebio; undici anni dopo lo creò vescovo di Ascoli e nel 1800 vescovo di Sabina. Morì nel 1805 nella città di Ascoli mentre ancora amministrava quella chiesa, encomiato per animo grande, zelante del ministero ecclesiastico, ed adorno di altre virtù.

 

 ARCHIAC Simone, Cardinale. (Moroni, 2, p.275): Visse nel secolo decimoquarto, ed apparteneva alla diocesi di Saintes nella Guienna. Fu canonico di Beziers e di Saintes, ove ottenne la dignità di decano, e poi promosso all’arcivescovato della chiesa di Vienna nel Delfinato. Dopo qualche tempo Filippo il Longo re di Francia, lo spedì oratore al Pontefice, con altri soggetti distintissimi. Quando era vescovo si tenne in quella chiesa il decimoquinto concilio generale. Da ultimo Giovanni XXII nella terza promozione da lui fatta in Avignone, a’ 20 dicembre del 1320, lo promosse alla sacra Porpora col titolo di s. Prisca; ma per due soli anni visse in tale dignità. Il Panvinio non parla di questo Porporato, benchè ne lo ricordi Bernardo di Guidone, scrittore contemporaneo.

 

ARCHINTO Alberico, Cardinale. (Moroni, 2, pp.276-277): Trasse i natali in Milano, ed ottenne la laurea dottorale in Pavia. Recatosi in Roma, fu fatto pronotario apostolico, e da Clemente XII venne nominato vicelegato di Bologna. Poscia fu dichiarato ponente di consulta, ed in seguito, ed in seguito consecrato arcivescovo di Nicea, fu prescelto a nunzio alla corte di Firenze, da dove Benedetto XIV lo inviò colla stessa incombenza a quella di Polonia. Sette anni ei sostenne questa carica, dopo i quali fu richiamato a Roma perché assumesse il governo di quella città. Il medesimo Pontefice Benedetto XIV, per premiarlo dei suoi servigi, a’ 5 aprile 1756, lo creò prete Cardinale del titolo di s. Matteo in Merulana; e poi vicecancelliere della santa Romana Chiesa, annoverandolo alle principali Congregazioni. In appresso ottenne l’onorevole incarico di segretario di stato di Benedetto XIV, nel qual posto meritò di essere confermato da Clemente XIII. Ma una morte repentina lo tolse all’amore de’ suoi nel 1758 in età di anni sessanta, dopo essere stato Cardinale per trenta mesi. Nella basilica di s. Lorenzo esistono le sue spoglie mortali, le quali sono collocate presso l’altar maggiore sotto una lapide splendida ed elegante sulla quale trovasi scolpito un magnifico elogio, nonché lo stemma gentilizio.

 

ARCHINTO Giovanni, Cardinale. (Moroni, 2, p.277): D’illustre famiglia milanese, vide la luce nel 1736. Nel Pontificato di Clemente XIII fu destinato nunzio a Firenze; Clemente XIV lo fece segretario de’ memoriali, e poscia suo maggiordomo. Pio VI lo decorò della sacra porpora, a’ quindici aprile 1776. Dal titolo dei ss. Dodici Apostoli, nel 1795, passò al vescovato di Sabina. Compì la sua vita l’anno 1799 mentre trovavasi in Milano.

 

ARCHINTO Giuseppe, Cardinale. (Moroni, 2, p.277): Milano è la patria di questo illustre personaggio, il quale recossi in Baviera, ed affine di apprendere ambe le leggi passò nella città d’Ingolstad. Ottenuta la laurea dottorale, egli intraprese il viaggio di quasi tutta l’Europa allo scopo di conoscere i costumi e l’indole di quei popoli. Finalmente si condusse in Roma, ove Innocenzo XI a lui congiunto per sangue, lo fece vicelegato di Bologna, e lo provvide delle abbazie di s. Giovanni di Vertema nella diocesi di Como, e di s. Giovanni delle Vigne in quella di Lodi. In seguito gli fu conferita la nunziatura di Toscana; poscia da Alessandro VIII ottenne quella al senato veneto, e da Innocenzo XII fu incaricato dell’altra di Spagna. Nel disimpegno di questi onorevoli impieghi ei mostrossi fedele alla Santa Sede. In ricompensa de’ suoi servigi, il medesimo Sommo Pontefice Innocenzo XII lo elesse arcivescovo di Milano, ed ai quattordici di gennaio 1699, creollo prete Cardinale del titolo di santa Prisca, e lo ascrisse alle Congregazioni dei vescovi e regolari, del concilio, di Propaganda ed altre. Lo zelo, la costanza e la fermezza, onde governò la sua diocesi, gli cattivarono l’amore e la stima di tutti. Fu presente al conclave di Clemente XI, il quale spedillo all’imperatore Carlo VI in qualità di legato a latere, e poscia fregiato dello stesso onore al congresso di Nizza di Provenza ad assistere alle nozze tra Filippo V re di Spagna, e la principessa di Savoja. Finalmente compì la sua carriera mortale in Milano, nel 1712, e fu sepolto nella cattedrale, nella cappella di s. Caterina da Siena. Di questo Cardinale esistono manoscritte alcune lettere, le quali trattano di affari importantissimi della Chiesa, nonché la narrativa della legazione di Nizza. L’Argelati fa menzione eziandio di altre opere, prodotte in luce dal Porporato medesimo.

 

ARCIMBOLDI Giovanni, Cardinale. (Moroni, 2, p.317): Giovanni Arcimboldi nacque a Milano, e si rese commendevole non meno per la dottrina che la pietà: Il duca Galeazzo Maria di Milano inviollo ambasciatore al Sommo Pontefice, nonché a diversi principi e repubbliche. Avea preso a moglie Briseide, dalla quale ebbe alcuni figli; ma essendogli questa rapita dalla morte, abbracciò lo stato ecclesiastico. Paolo II ammirando le virtù e la scienza di questo sacerdote, lo fece vescovo di Novara. Il duca, affidatogli molte importantissime cariche, poscia si interpose presso il Papa Sisto IV affinchè gli accordasse il cappello Cardinalizio. Le sue istanze ottennero il loro effetto, e l’Arcimboldi fu fatto prete Cardinale assente del titolo de’ Ss. Nereo ed Achilleo, a’ sette maggio 1473. Dopochè terminò di vivere il duca, il quale secondo alcuni pentissi di avergli procurato la dignità Cardinalizia, Innocenzo VIII lo promosse all’arcivescovato di Milano, e gli diede in commenda la basilica di s. Ambrogio maggiore. Esercitò l’uffizio di legato della Santa Sede nell’Umbria, e poscia recossi in Alemagna, Ungheria e Boemia, ove confermò quelle genti nella fede e nella obbedienza al Romano Pontefice. In Roma ebbe la prefettura del tribunale della segnatura di giustizia. Finalmente dopo essersi reso illustre, morì in Boemia nel 1491, in età di anni settanta, dei quali diciotto ne visse come Cardinale. Le sue spoglie mortali furono riposte nella chiesa di s. Agostino in Milano. Questo Porporato è autore di parecchie opere. Nella basilica metropolitana di Milano sorge un elegante monumento, che Giannangelo Arcimboldi, arcivescovo di questa città, fece innalzare alla memoria di questo Cardinale di cui era nipote.

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