ATRATO Ugone, Cardinale. (Moroni,
3, p.94): Ugone Atrato, chiamato anche Evesham dal luogo di sua nascita, situato
nella diocesi di Vigorne in Inghilterra, viveva nel secolo decimoterzo, ed il
suo vero cognome fu il Nero. Grande perizia nell’arte medica, intorno alla
quale scrisse parecchi trattati, gli procacciò il nome di Fenice dei medici. A
questa scienza accoppiò eziandio una cognizione profonda delle matematiche,
dell’astronomia e della teologia, per cui si rese celebre in tutta l’Europa.
Nicolò III, e, secondo altri, Martino IV lo chiamò a Roma, affinchè
esprimesse il proprio parere intorno alcune differenze insorte allora tra i
fisici in materia di medicina. Soddisfece con tanta copia di dottrina
all’importante incarico, che tutti ne fecero le più alte meraviglie, e lo
stesso Pontefice Martino IV, a’ 12 aprile 1281, lo creò prete Cardinale del
titolo di s. Lorenzo in Lucina, e legato al re di Aragona. Fu presente al
conclave di Onorio IV, e due anni dopo terminò di vivere in Roma. La sua
spoglia mortale riposa nella chiesa del suo titolo.
ATTALAJA
Giuseppe Emanuello (di), Cardinale. (Moroni, 3, pp.95-96): Giuseppe Attalaja
nacque in Lisbona nel 1686, da nobilissima schiatta. Compì il corso degli
studii nel collegio di san Pietro di Coimbria, ove ottenne la laurea. Fu scelto
a giudice supremo del tribunale della Inquisizione di Lisbona, colla presidenza
della gran Curia, alla quale sono commesse le cause che riguardano i magnati e
grandi del regno. Avendo poscia abbracciato lo stato ecclesiastico, fu eletto
decano dell’insigne collegiata di s. Tommaso, ed appresso fu fatto primario
canonico e protonotario apostolico. Il re Giovanni V, ammirando le virtù, onde
questo prelato era a gran dovizia fornito, gli ottenne dal Sommo Pontefice
Benedetto XIV la dignità Cardinalizia, a cui venne esaltato nel concistoro
de’ 10 aprile 1747. Dipoi, nell’anno 1754, il medesimo Pontefice gli affidò
la chiesa patriarcale di Lisbona, colla carica di gran cappellano. Lo zelo per
la salute delle anime, per l’osservanza dell’ecclesiastica disciplina, e pel
decoro de’ sacri templi, formava la più cara occupazione de’ suoi pensieri.
Finalmente, nel 1758, finì di vivere nel castello di Attalaja, ed ebbe
sepoltura nella chiesa di quel luogo, nella tomba de’ proprii antenati.
ATTI
(degli) da Todi Francesco, Cardinale. (Moroni, 3, pp.96-97): Francesco degli
Atti discendeva da ricca famiglia, alla quale erano soggetti parecchi feudi
dell’Umbria. Avendo scelto il Signore per sua eredità coll’abbracciare lo
stato ecclesiastico, si diede all’esercizio dei suoi lavori con tanta
diligenza, che per ogni dove si sparse la fama di sue virtù. Per la qual cosa
fu eletto vescovo di s. Pelino nell’Abruzzo, da dove venne trasferito, nel
1348, alla chiesa di Chiusi, indi
in quella di Cassino, e finalmente a quella di Firenze, nel 1355. Nel 1352,
Clemente VI gli aveva affidato l’incarico di pacificare Carlo Delfino di
Vienna con Amedeo conte di Savoja. Dal Pontefice Innocenzo VI, a’ 23 dicembre
1356, venne esaltato alla dignità di prete Cardinale del titolo di san Marco,
come pure fu fatto penitenziere maggiore, e, secondo il Jacobilli, ottenne la
carica di vicario generale del Sommo Pontefice, locchè però da altri si mette
in dubbio. Gli fu commessa eziandio l’amministrazione della chiesa di Vienna
nel delfinato a beneplacito apostolico, essendo stato deposto l’arcivescovo
Pietro. Nel 1359, Innocenzo VI lo elesse del pari a giudice nella causa insorta
tra il vescovo di Riga ed i cavalieri teutonici, i quali avendo occupato alcuni
fondi di questa chiesa. Nel 1361, in cui infieriva la pestilenza, morì in
Avignone attaccato da quel feral morbo, e u sepolto nella chiesa dei celestini.
AUBUSSON
Pietro, Cardinale. (Moroni, 3, pp.98-99): Pietro Aubusson nacque nel 1423 nella
Marca di Limoges in Francia, da nobile famiglia. Fin dalla più verde età si
dedicò al mestiere delle armi sotto l’imperatore Sigismondo, e ne acquistò
somma lode. Indi professò sotto i cavalieri di Rodi, ed ottenne parecchie
nobilissime commende. Dopo la morte di Giovanni Battista Orsini gran maestro di
quest’Ordine, gli fu affidato questo incarico nel 1476. Essendo l’isola di
Rodi assalita dai turchi, l’Aubusson difesela con molto valore, e ne riportò
compiuta vittoria. Volendo dare a Maria Vergine santissima un contrassegno di
gratitudine per la sconfitta dei turchi, innalzò a suo onore una sontuosa
cappella, cui intitolò della Madonna della Vittoria. In appresso Innocenzo VIII,
piacendosi di ricompensare un così illustre personaggio, il quale avea prestati
tanti servigi alla Santa Sede, ed avea sforzato il sultano di Egitto a renderle
omaggio e ad entrare in lega coi principi cristiani, a’ 9 marzo 1489, lo creò
Cardinale diacono del titolo di s. Adriano, e lo dichiarò legato a latere di
tutta l’Asia. Tutti gli storici, ed i Pontefici Innocenzo VIII, Alessandro VI
ed altri fanno di questo Cardinale i più distinti elogi. Egli, dopo aver
edificato ogni genere di persone colle sue eroiche virtù, finì di vivere in
Rodi nel 1503, ove fu sepolto nella chiesa di s. Giovanni Battista. Il gesuita
Domenico Bouhours scrisse la vita di quest’eroe, la quale passa pel primo
monumento delle vite di qualunque altro scrittore, e fu ristampata in Parigi nel
1677.
AURA
Guglielmo, Cardinale. (Moroni, 3, pp.115-116): Guglielmo Aura, nel monistero
lesatense di Tolosa sua patria, abbracciò lo stato religioso, e nel 1326, fu
creato abbate del monistero di Montolien ossia Monteolivi, dal pontefice
Giovanni XXII. Benedetto XII gli diede commissione di riformare il formulario
della penitenza, insieme con altri dotti personaggi. Indi il medesimo Pontefice
si servì dell’opera di Guglielmo, per formare i nuovi statuti pei monaci
benedettini, e gli affidò la cognizione della controversia insorta tra
Pittavino vescovo di Magalona, e l’università di Montpellier. Dopo aver
disimpegnato questi importanti uffizii, Benedetto XII a’ 18 dicembre 1338 lo
decorò della porpora, col titolo presbiterale di s. Stefano nel Montecelio.
Essendo appreso insorta una discordia tra Casimiro re di Polonia ed i cavalieri
crociferi, la causa dei quali era trattata in Avignone per mezzo di
ambasciatori, a questo illustre Porporato fu commesso dal Sommo Pontefice di
pacificare gli animi discordi. Intervenne ai comizii di Clemente VI, dal quale
ebbe l’ordine di istituire processo sopra la morte di Andrea re di Sicilia, di
cui era accusata Giovanna moglie di lui. Finalmente dopo aver decorato la dignità
Cardinalizia colle sue gloriose azioni, morì in Avignone nel 1346, secondo
altri, nel 1361, ovvero nel 1353, la qual’ultima opinione è più conforme
alla verità. Ebbe la tomba nel suo monistero di Montolien innanzi l’altare di
s. Giovanni Battista.
AUREOLO
Pietro, od ORIOL, Cardinale. (Moroni, 3, p.118): Pietro Aureolo dal luogo di sua
nascita, nella diocesi di Soissons in Piccardia, fu detto anche Verberio.
Fioriva sul declinare del secolo decimoterzo, e nel principio del decimoquarto,
e fino dalla sua più verde età abbracciò l’istituto dei minori, ove fece
solenne professione. Si dedicò con molto impegno allo studio, e ne fece sì
rapidi progressi, che ottenne in Parigi la laurea dottorale. In seguito fu fatto
professore nella università di Sorbona, ove acquistossi fama di profondo
teologo ed eloquente oratore. Alcuni affermano, che Aureolo essendo provinciale
dell’Aquitania si adoperò nel capitolo generale celebrato in Napoli nel 1316,
affinchè Michele da Cesena non venisse eletto ministro generale della
religione. Nel 1321, Giovanni XXII lo fece arcivescovo di Aix, e dopo due lustri
prete Cardinale del titolo di s. Pudenziana. Poscia venne spedito in Francia col
carattere di legato in compagnia del Cardinale Annibaldo da Ceccano, per
pacificare il re Filippo con Odoardo re d’Inghilterra. In Avignone edificò
una chiesa nel collegio di san Pietro, e la dotò di rendite sufficienti, che
servissero all’educazione di alcuni giovani. E’ autore di parecchie opere
teologiche, e, secondo i più accreditati scrittori, terminò la sua carriera
mortale in Avignone nell’anno 1322. Conviene peraltro osservare, che molti
escludono l’Aureolo dal numero dei Cardinali, quantunque quattordici scrittori
sostengono ch’egli fu insignito di questa dignità. Anzi non manca chi
asserisce, non essere stato innalzato all’onore del vescovato, né tantopoco
aver dato il suo nome alla religione francescana. Quantunque però sembri che
male non si appongano quegli scrittori, i quali contrastano ad Aureolo il
cardinalato e la professione francescana, non si può per altro convenire con
quelli che lo escludono dal numero degli arcivescovi di Aix, essendovi argomenti
degni di fede, i quali provano la verità di questo fatto. L’abbate Dutems
conghiettura, che rinunciasse al vescovato affine di ripigliare i suoi studi
teologici, ed afferma che terminò di vivere nel 1345. L’Aureolo compose un
trattato sulla immacolata Concezione, parecchi Sermoni, un compendio di
teologia, alcuni trattati ascetici, un breviarium bibliorum, e dei commentarii
in quattro libri sul maestro delle sentenze.
AUSILIO
(de) Arnaldo o Arnoldo, Cardinale. (Moroni, 3, pp.119-120): Arnaldo Ausilio
nacque secondo alcuni, nel castello di Aux, diocesi di Condom nella Guienna, e
secondo altri, nel castello di Romieux, detto comunemente Larromieu, poco lungi
dalla città di Condom. Nel 1306 fu fatto vescovo di Poitiers, ove intervenne ad
un concilio tenuto nella sua diocesi. In appresso ebbe la carica di camerlengo
della Chiesa Romana, e nel 1312 fu inviato in Inghilterra in compagnia del
Cardinale Arnaldo Novelli, a rappacificare il re Odoardo co’ magnati del suo
regno: Mentre sosteneva questa legazione, la quale non ebbe l’effetto
desiderato, fu eletto vescovo Cardinale di Albano da Clemente V, a’ 22 o 24
dicembre 1312. Il sommo Pontefice Giovanni XXII gli affidò la commissione
insieme ad altri due Cardinali, di fare un diligente esame sulla vita e sui
miracoli di s. Tommaso d’Aquino, per poter procedere alla canonizzazione di
esso santo. La morte di questo Porporato avvenne nella città di Albano, secondo
alcuni, nel 1320, secondo altri nel 1317 o nel 1326. I Sammartani poi nella
Gallia Christiana avvisano che sia accaduta nel 1321. Il suo cadavere venne
trasferito in Condom, ed ebbe sepoltura nella chiesa di s. Pietro di Romieux,
ove avea fondato una collegiata.
AUSTRIA
(d’) Andrea, Cardinale. (Moroni, 3, pp.144-145): Andrea d’Austria era figlio
naturale di Ferdinando arciduca d’Austria, e nipote dei Cesari Carlo V e
Ferdinando I. Nacque in Praga nel 1557, ove percorse con rapidità maravigliosa
gli studii delle lettere mene, e della lingua latina, italiana, francese e
spagnuola. Alla sua non ordinaria dottrina congiungeva la più soda pietà, per
cui venne innalzato alla dignità di diacono Cardinale di s. Maria Nuova, da
Gregorio XIII, ai 19 novembre 1576, quantunque avesse compiti appena diecinnove
anni di età. Due anni ci si trattenne in Roma, ove si distinse per l’integrità
dei costumi, per l’amore alla preghiera, per la sua prudenza senile, e per la
dolcezza, che gli cattivava gli animi di tutti. In appresso venne dichiarato
protettore dell’impero, e governatore del Tirolo e dell’Alsazia. Indi passò
in Polonia, nel 1582, in qualità di legato a latere, per cacciare da quella
chiesa Geberardo Trusches, il quale era seguace delle eresie di Lutero. Dopo
sette anni Sisto V gli conferì il vescovato di Costanza, ove chiamò i gesuiti,
introdusse il nuovo rito di salmeggiare abbracciato dalla Chiesa romana, e
costrusse o ristabilì parecchie chiese. Abbellì, e, secondo altri, edificò
dalle fondamenta il tempio di s. Andrea apostolo in Henault. In appresso
Gregorio XIV lo elesse vescovo di Brixen e legato di tutta l’Alemagna.
Insignito di questo carattere, si diede con tutto lo zelo ad impugnare
l’eresia, alla quale rinunziarono tre mila persone, convinte dei loro errori
da alcuni opuscoli polemici cui diede alla luce. Fu presente ai conclavi di
Sisto V, Gregorio XIV, Innocenzo IX e Clemente VIII; e fu il primo tra i
Cardinali diaconi, che imposero la tiara Pontificia a Gregorio XIV ed Innocenzo
IX. Destinato da Filippo II re di Spagna al governo delle Fiandre, si rese
celebre per le sue virtù e per aver fatto costruire nell’isola Bomelense la
fortezza di s. Andrea. Nell’anno del giubileo 1600, si recò a Roma
sconosciuto, ove visitò le basiliche di quella città, vestito di sacco,
digiuno ed a piedi. Poscia andò in Napoli a venerare il sangue di s. Gennaro, e
ritornato in Roma, terminò i suoi giorni nel palazzo vaticano assistito da
Clemente VIII, a’ 12 novembre 1600. Fu sepolto nella chiesa di s. Maria
dell’Anima, ove gli fu eretto un monumento con magnifica epigrafe.
AUSTRIA
(d’) Alberto, Cardinale. (Moroni, 3, pp.145-146): Alberto d’Austria sortì i
natali in Neustadt nell’anno 1559. Era arciduca d’Austria, figlio di
Massimiliano II e fratello di Rodolfo II imperatore. In età di nove anni, o,
secondo altri scrittori, di undici, si recò alla corte del re cattolico Filippo
II, del quale cattivossi l’animo. Il Ciacconio riferisce, che Alberto avea
compiti appena diciannove anni quando, ad istanza dell’imperatore e del
medesimo re cattolico, venne da Gregorio XIII, a’ 4 marzo 1577, innalzato alla
dignità di diacono Cardinale assente, e poscia prete del titolo di s. Croce in
Gerusalemme, quantunque fosse ancora chierico. Lo stesso Pontefice, che gli avea
conceduto questo privilegio, gli mandò fino in Ispagna la berretta, ed il
cappello Cardinalizio. Dopo la morte di Enrico Cardinale di Portogallo, conseguì
il posto di vicere di quel regno, che tenne per la Spagna dieci anni con molta
saggezza e valore. Venne anche insignito da diversi Pontefici di varie splendide
legazioni, col titolo di legato a latere. Nel suo ritorno in Ispagna, fu fatto
coadiutore dell’arcivescovo di Toledo nel 1594; della quale chiesa entrò in
possesso dopo la morte di esso arcivescovo. Dopo tre anni fu eletto governatore
delle Fiandre dal re di Spagna, e deputato colla facoltà di suo vicario al
governo dell’arcivescovato Garzia Loaisa, recossi a Brusselles. Mentre
sostenne la carica di governatore, fece parecchie campagne con vario successo.
Dopo aver assediata Ostenda pel corso di quattro anni, se ne impadronì e la
distrusse. Conchiuse poscia la pace con Giacomo re della gran Bretagna, e fu
mediatore tra Enrico IV re di Francia e Filippo III, che rappacificò.
Quest’ultimo offrì in isposa ad Alberto sua sorella, Isabella Chiara Eugenia,
alla quale assegnò in dote le provincie delle Fiandre. Alberto, il quale non
era ancora insignito degli ordini sacri, per mezzo del vescovo di Viseu, rinunziò
in pieno concistoro il cappello Cardinalizio, colla chiesa di Toledo. Condottosi
poi in Ferrara, celebrò il suo matrimonio alla presenza del Pontefice Clemente
VIII, che allora si trovava in quella città. Nel governo delle Fiandre si rese
degno degli encomii di tutti i suoi sudditi, che lo risguardavano qual padre. La
sua rara pietà lo rendeva soprattutto degno della comune ammirazione. Questo lo
indusse ad edificare chiese, monisteri e luoghi pii, ed a sollevare la miseria
dei poveri con le più splendide limosine. Nutriva la più tenera divozione
verso Maria Vergine, della quale recitava ogni giorno l’uffizio, e nelle cui
festività si accostava con fervore ai ss. Sacramenti. Ogni anno visitava due
volte il santuario insigne della Madonna di Halle. Ad onore di lei eresse un
tempio magnifico in Asprocolle nel Brabante, dove per molti anni si tratteneva
nove giorni in santi esercizii. Recossi eziandio in compagnia della sua sposa a
visitare la casa di Loreto, alla quale fece un dono del valore di
trentaquattromila scudi. Essendogli offerte alcune provincie da suo fratello
Mattia, le rinunziò in favore di Ferdinando suo cugino, e non volle neppure
accettare la corona imperiale. Dopo tante gesta gloriose, terminò i suoi giorni
in Brusselles nell’anno 1621, compianto da tutti e venne sepolto nella chiesa
maggiore.
AUSTRIA
(d’) Ferdinando, Cardinale. (Moroni, 3, p.146): Ferdinando d’Austria venne
alla luce nel 1609, ed era figlio di Filippo III re di Spagna. Era giunto appena
all’età di due lustri, quando il Sommo Pontefice Paolo V, a’ 29 luglio del
1619, lo creò diacono Cardinale di santa Maria in Portico, inviandogli sino a
Madrid le insegne Cardinalizie. In appresso gli fu affidata l’amministrazione
della sede arcivescovile di Toledo, e fu eletto legato del Portogallo. Della sua
munificenza n’è prova l’aver egli assegnato trecento scudi annui alla
chiesa della sua diaconia. Le rare doti, ond’era a gran dovizia fornito, lo
rendevano la delizia di tutti. Difese con molto zelo l’immunità
ecclesiastica, e si servì dell’opera di uomini integerrimi, affinchè fossero
osservati i sacri canoni nell’amministrazione delle rendite ecclesiastiche.
Innalzato poscia al posto luminoso di governatore delle Fiandre, dovette
intervenire a varie battaglie, nelle quali uscì mai sempre vincitore per
intercessione della Vergine, di cui era ossequioso divoto. Ma una lenta febbre
gli accelerò la fine de’ suoi giorni nella fresca età di anni trentadue. Morì
in Brusselles nel 1641, donde il suo cadavere venne trasferito in Ispagna, ove
fu sepolto nella tomba di quei monarchi nell’Escuriale.
AUSTRIA
(d’) Rodolfo Giuseppe Ranieri arciduca, Cardinale. (Moroni, 3, p.146): Nacque
in Firenze li 8 gennaio 1788, figlio di Leopoldo I granduca di Toscana. Fu
eletto arcivescovo di Olmutz in Moravia dal Sommo Pontefice Pio VII ai
giugno 1819, e dal medesimo nello stesso concistoro venne creato e
pubblicato Cardinale prete del titolo di s. Pietro in Montorio. Il medesimo
Pontefice, gli mandò a Vienna la berretta ed il cappello Cardinalizio, che gli
furono imposti da monsignor Leardi allora nunzio apostolico in Vienna, e da un
apposito ablegato apostolico, nella persona di monsignor Carlo Odescalchi, poi
Cardinale, ed ora membro della Compagnia di Gesù. Il Cardinale Rodolfo fu
esemplare di tutte le virtù cristiane, e morì compianto da tutti i suoi
diocesani in Baden, la notte del 23 venendo il 24 luglio 1831. Il suo cadavere
fu trasportato a Vienna, capitale dell’impero d’Austria. Fu esposto nella
chiesa parrocchiale di corte, degli agostiniani, ed indi sepolto nella chiesa
dei cappuccini, ove esistono moltissime tombe imperiali, fra le quali quella del
piissimo, e non mai abbastanza compianto Francesco I, imperatore d’Austria,
fratello del defunto Cardinale.
AVALOS
Innico d’Aragona, Cardinale. (Moroni, 3, p.151): Innico Avalos fioriva nel
secolo XVI. Napoli è la sua patria, ed i suoi genitori erano ragguardevoli per
la nobiltà del loro lignaggio. Dopo aver sostenuto la dignità di cavaliere
dell’Ordine di s. Jacopo delle Spagne, e di cancelliere del regno, fu creato
da Pio IV, a’ 26 febbraio 1561, diacono Cardinale di s. Lucia in Selci. L’Ughellio
però asserisce, che Innico ebbe il titolo di s. Adriano, e segue l’opinione
di alcuni storici, i quali sostengono che il titolo di s. Lucia gli fosse dato
in commenda. In appresso Pio IV lo elesse arcivescovo di Torino nel 1563, alla
quale dignità rinunziò dopo due anni, a favore di Girolamo della Rovere. S.
Pio V gli affidò poscia l’amministrazione della chiesa di Mileto nella
Calabria, ove disimpegnò a’ suoi doveri con zelo veramente apostolico. Sotto
il Pontificato di Gregorio XIV passò al vescovato Portuense, nel 1591, e nella
chiesa di Castelnuovo sua diocesi tenne un concilio. Durante l’assenza di
Clemente VIII, da Roma, riscosse gli elogi di tutti per la singolare prudenza
onde sostenne la carica di legato a latere di quella illustre città. Terminò
la sua carriera mortale in Roma nel 1600 dopo trentanove anni di cardinalato, e
dopo essere intervenuto ai conclavi dei Pontefici Pio V, Gregorio XIII, Sisto V,
Urbano VII, Gregorio XIV, Innocenzo IX e Clemente VIII. Il suo acuto
discernimento unito ad esemplari costumi lo rendevano caro a tutti, e
specialmente ai Cardinali più giovani, che spesse fiate a lui ricorrevano
affinchè sciogliesse i loro dubbii, e desse loro savii consigli. Ebbe onorifica
sepoltura nella chiesa di s. Maria sopra Minerva.
AVERSPERG
Giuseppe Francesco de Paola, Cardinale. (Moroni, 3, p.158): Aversperg nobile
tedesco, nacque in Vienna nel secolo XVIII. Dapprima fu eletto vescovo di Gurk,
quindi venne traslato a Passavia ai 25 giugno 1784, e finalmente fu creato prete
Cardinale dal Sommo Pontefice Pio VI, li 30 marzo 1790. Morì in Passavia li 21
agosto 1795.
AVOLOS
o AVALOS (d’) Gaspare, Cardinale. (Moroni, 3, pp.297-298): Gaspare d’Avalos
discese da una delle più illustri famiglie di Murcia in Ispagna. Nella celebre
università di Parigi compì il corso degli studii, e, ritornato in patria, vi
aperse scuola di teologia. Non andò guari di tempo, che ottenne un canonicato
nella cattedrale di Cartagena, e nel 1525 fu promosso da Clemente VII al
vescovato di Gaudix, che in seguito gli venne tramutato in quello di Girona
nella Catalogna. Dopo qualche anno lo stesso Pontefice lo trasferì alla sede di
Granata, e, nel 1542, Paolo III gli affidò il governo della chiesa di
Compostella. La integrità de’ suoi costumi, l’impegno onde predicava il
vangelo, e l’amore alla preghiera, lo resero oggetto della comune ammirazione.
Per la qual cosa Carlo V fece istanza al detto Pontefice Paolo III, affinchè
gli conferisse l’onore del Cardinalato. Annuì il Papa a tale richiesta, ed ai
19 dicembre 1544, lo creò prete Cardinale assente, senza assegnarli alcun
titolo in Roma, e gli mandò per distinzione il cappello rosso. Mentr’era
vescovo di Granata, stabilì in quella città una università, di cui scrisse la
costituzione, per comando di Clemente VII. Inoltre fondò il collegio di s.
Caterina, ed un monistero di sacre vergini dell’Ordine francescano, alle quali
assegnò parecchi fondi. Dopo aver impiegata tutta la vita in azioni gloriose,
fu colto dalla morte in Compostella, nell’anno 1545, e fu sepolto nella chiesa
di s. Jacopo con magnifico elogio.
AYCH
(d’) Giovanni, Cardinale. (Moroni, 3, p.309): Giovanni d’Aych, nobile
alemanno, dottore in sacra Scrittura ed in diritto canonico, fioriva nel secolo
XV. Le sue insigni virtù lo resero degno di essere promosso al vescovato di
Eichstett, e gli meritarono la carica di cancelliere dell’imperatore Alberto
II. Tutti i principi di Alemagna aveano per lui la più alta venerazione, e lo
amavano teneramente. Il Sommo Pontefice Pio II, stando in Viterbo, a’ 31
maggio 1462, lo creò Cardinale prete, dignità che alcuni asseriscono non aver
egli voluto accettare. Eresse uno spedale in Eichstett, ove introdusse una
disciplina più regolata nel clero, e largheggiò in limosine coi poveri. Finì
di vivere in questa città nel 1464, e fu sepolto nella cappella di s. Agnese,
cui egli avea fondato. Narrasi, che il Sommo Pontefice, avuta la notizia della
morte dell’Aych, abbia detto in pubblico concistoro, che tal perdita meritava
di esser pianta a calde lagrime.
AYLLJ
(d’) Pietro, Cardinale. (Moroni, 3, pp.309-310): Pietro d’Ayllj venne alla
luce in Compiegne nella Gallia belgica verso la metà del secolo decimoquarto. I
suoi genitori erano poveri e di oscuro lignaggio. Fornito com’era di non
ordinaria penetrazione d’ingegno, si applicò allo studio, e ben presto
conseguì la carica di cancelliere della università di Parigi. Nel 1373, fu
eletto professore nel collegio di Navarra, e poscia essendo ancora suddiacono,
venne chiamato al sinodo di Amiens, ove perorò alla presenza di quel
rispettabile consesso. Dopo qualche tempo ottenne un canonicato nella chiesa di
Nojon, indi fu fatto cantore ed arcidiacono di quella di Cambray, e canonico
tesoriere della santa cappella, nonché grande limosiniere, confessore e
consigliere di Carlo VI, re di Francia. Questi, nel 1395, lo nominò vescovo di
Puy, indi di Lavaur, e nell’anno seguente di Cambray. In seguito fu eletto
ambasciatore dell’antipapa Benedetto XIII, poscia recossi, nel 1409, al
concilio di Pisa, ed a’ 6 giugno 1411, da Giovanni XXIII venne innalzato alla
dignità di prete Cardinale del titolo di s. Crisogono, e legato nella Germania.
Nel 1414 trovossi al concilio di Costanza, ed intervenne al conclave di Martino
V. Il collegio di Navarra in Parigi va debitore a cotesto Porporato della sua
magnifica biblioteca, nonché dell’abitazione ad uso dei professori e di
alcune loggie eleganti. Fondò anche un collegio detto di Ayllj. Finalmente
terminò i suoi giorni in Germania, e, secondo il Cave, in Cambray nel 1425,
ovvero nel 1429, locchè sembra più verosimile. Ebbe la tomba nella cattedrale
di Cambray avanti all’altare maggiore. Questo Cardinale è autore di varie
opere, di cui Errico Warton, e il Launojo tessono esatto catalogo.
AZAMBUIA
(di) Giannalfonso d’ESTEVENS, Cardinale. (Moroni, 3, pp.311-312): Giannalfonso
Azambuia d’Estevens ebbe questo nome da un castello, posto nel patriarcato di
Lisbona, ove trasse i natali verso la metà del secolo decimoquarto. Dapprima
seguì il mestiere delle armi, ma ben presto lo abbandonò per dedicarsi allo
studio delle scienze. I progressi veramente ammirabili, che fece in queste,
indussero il re di Portogallo Giovanni I, a crearlo consigliere, ed a donargli
la sua intima confidenza. Il medesimo gli conferì eziandio degli ecclesiastici
benefizii, e, nel 1389, lo nominò alla chiesa vescovile di Sylves nel regno di
Algarve, da cui venne trasferito a quella di Porto, e dopo sette anni a quella
di Coimbra e finalmente, nel 1402, alla metropolitana di Lisbona. Compartì
varii benefizii importanti alla chiesa di Porto, fra i quali la dignità
dell’arcidiaconato. Il re, conoscendo la prudenza e la destrezza dell’Azambuia,
lo mandò due volte a Roma col carattere di ambasciatore, affinchè trattasse
col Sommo Pontefice alcuni affari di molta importanza. Nel 1409 intervenne al
concilio di Pisa in qualità di ambasciatore, e poscia recossi in Gerusalemme
alla visita dei luoghi santi. Ritornato alla sua chiesa, si adoperò per
introdurvi la riforma, e visitò la diocesi con sollecitudine veramente
pastorale. Poscia il Sommo Pontefice Giovanni XXIII, a’ 6 giugno 1411, lo creò
prete Cardinale del titolo di s. Pietro in Vincoli. L’Azambuia in Roma fondò
un convento agli eremiti di s. Girolamo, come si rileva da un epitafio posto
sulla sua tomba, della cui sincerità per altro si può dubitare; in Portogallo
eresse un monistero di vergini dell’Ordine dei predicatori con una chiesa
magnifica, dedicata al Ss. Salvatore; ed in Bologna ornò di marmi preziosi il
sepolcro di s. Domenico. Mentre faceva ritorno in patria, terminò di vivere in
Bruges nelle Fiandre, nell’anno 1415. La sua spoglia mortale fu trasferita in
Lisbona, ed ebbe sepoltura nella chiesa del Salvatore.
AZZOLINI
Decio, Cardinale. (Moroni, 3, pp.314-315): Decio Azzolini, chiamato il seniore,
fioriva nel secolo XVI, ed ebbe per patria la città di Fermo. Recatosi a Roma,
il Cardinale Peretti, che poscia fu papa col nome di Sisto V, lo scelse a suo
secretario, ed in seguito gli ottenne un canonicato nella basilica vaticana. Le
sue rare virtù gli meritarono di esser eletto vescovo di Cervia nel 1585, e ai
18 dicembre del medesimo anno lo resero degno di esser promosso da Sisto V alla
dignità di prete Cardinale del titolo di s. Matteo in Merulana, ed arciprete di
s. Maria Maggiore. Fu uno de’ Cardinali, a cui venne affidato l’affare
dell’elezione del nuovo re di Polonia, e fu anche dichiarato protettore dei
canonici di s. Giorgio in Alga. Quantunque fosse insignito della Porpora,
tuttavolta Sisto V volle che durasse nella carica di suo intimo secretario. Ma
una morte violenta, nel 1587, lo privò della vita, nella fresca età di anni
trentotto. L’Azzolini meritò gli encomi dello stesso Sommo Pontefice, che fu
ammiratore della integrità de’ suoi costumi, e della fedeltà, onde seppe
trattare gli affari più importanti. La spoglia mortale di questo illustre
Porporato fu riposta nella basilica liberiana.
AZZOLINI
Decio Juniore, Cardinale. (Moroni, 3, p.315): Decio Azzolini era patrizio della
città di Fermo, ove nacque nel 1612. Lo studio formò la sua più cara
occupazione fino dalla prima età, ed ottenne la laurea di filosofia, teologia e
diritto nella università di Fermo, dichiarato come tale dal Sommo Pontefice
Bonifacio VIII nel 1303. Poscia recossi a Roma, ove il Cardinale Barberini gli
procurò l’impiego di secretario al Pancirolo, il quale era stato eletto
nunzio a Madrid, col carattere di patriarca costantinopolitano. Dopo il ritorno
del Pancirolo a Roma, e la di lui esaltazione al Cardinalato, l’Azzolini entrò
con lui in conclave per conclavista, e poscia fu ammesso nella famiglia
Pontificia per cura del Cardinale Pamfilii, che gli affidò l’incarico di
segretario di cifra addetto al servizio del Cardinale Pancirolo, secretario di
stato. Questi essendo venuto a morte, Decio fu fatto prosecretario di stato fino
all’arrivo in Roma del nunzio Chigi, il quale doveva occupare quel posto. In
progresso fu nominato secretario del sacro Collegio, della congregazione
concistoriale, de’ brevi, e delle lettere ai principi. Quindi il Sommo
Pontefice Innocenzo X, a’ 2 marzo 1654, lo creò diacono Cardinale di s.
Adriano, lo ascrisse a quasi tutte le congregazioni di Roma, e lo ritenne nel
suo palazzo per valersi dell’opera di lui nel governo della Chiesa. Anche
Alessandro VII immediato successore d’Innocenzo X si valse dei consigli di
Decio in affari di somma rilevanza, ed in quelli specialmente, che riguardavano
la persona dei principi e sovrani. In appresso Clemente IX ebbe in grande
estimazione, e fece suo secretario di stato l’Azzolini, che alle altre
prerogative univa quella di mecenate dei letterati. La regina di Svezia Cristina
riponeva in lui tanta fiducia, che lo dichiarò consigliere ed arbitro degli
affari suoi e della sua corte. Inoltre dichiarollo suo erede, ed in una lettera
lo chiamò il massimo non solo di tutti i Cardinali, ma eziandio di tutti gli
uomini. Finalmente dopo essere intervenuto ai conclavi di Alessandro VII, dei
due Clementi IX e X, e d’Innocenzo XI, compì la sua carriera mortale in Roma
nel 1689, ed ebbe la tomba nella chiesa di s. Maria in Vallicella.