Un “Cardinale” all’inferno.

 

Beccaria Tesauro, diciassettesimo abate generale vallombrosiano, nato a Pavia da nobile famiglia,  è considerato da alcuni studiosi come l’unico cardinale creato da Alessandro IV. La carica gli sarebbe stata conferita nel 1254 circa, seguita dal mandato di Legato del papa a Firenze allo scopo di porre pace tra le fazioni dei Ghibellini e Guelfi. Accusato ingiustamente da quest’ultimo partito, all’ora al governo, di favoreggiamento degli avversari e di tramare con Manfredi, per la caduta della città venne processato e condannato alla pena della decapitazione, che avvenne nella piazza di Sant’Apollinare il 4 (o il 12) settembre del 1258, episodio immortalato da Dante nel XXXII canto dell’Inferno, vv.119-120. Riconosciuto completamente innocente, è venerato come cardinale martire alla data 4 settembre nel Martirologio benedettino.

Come ampiamente dimostrato da Niccolò Del Re (Bibliotheca Sanctorum, appendice, pp.152,153) egli non fu mai creato cardinale, ma semplicemente ricopriva la carica di vicario del cardinale Ottaviano Ubaldini. La stessa lettera di interdetto, inviata da Alessandro IV ai fiorentini per aver ingiustamente condannato a morte l’abbas Vallis Umbrosae, è sufficiente per porre termine alla questione del presunto cardinalato.

 L’unica creazione cardinalizia avvenuta sotto il pontificato di Alessandro IV è da riferirsi, invece, all’abate di Montecassino Riccardo. Anche questa ricerca è da attribuire all’insigne studioso Niccolò Del Re, che avvalendosi delle prove fornite dal paleografo Benedettino D. Mauro Inguanez (+1955) con un ampio articolo pubblicato nella Strenna dei Romanisti del 1987, pp.169-176, riporta la biografia semi sconosciuta di questo porporato.

Riccardo, abate di Montecassino dal 1254, fu creato cardinale prete del titolo di S. Ciriaco alle Terme tra il 17 agosto 1255 ed il 1 febbraio 1256. Per aver partecipato il 10 agosto del 1258 all’incoronazione di Manfredi a Palermo fu deposto un anno dopo (10 agosto 1259), dallo stesso pontefice Alessandro IV, che considerava il re un usurpatore. Grazie all’amicizia di re Manfredi il governo dell’abbazia rimase comunque a Riccardo fino al giorno della sua morte avvenuta il 1 marzo 1262.

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