CHIERICI REGOLARI


CHIERICI REGOLARI TEATINI    illustrazione

Ordo Clericorum Regularium vulgo Theatinorum: C.R. (1524)

D’oro (talvolta d’argento) alla croce latina di rosso su tre colli. Lo scudo sostenuto da rami d’alloro e di quercia e timbrato da una corona. Un cartiglio riporta il motto QUAERITE PRIMUM REGNUM DEI.

S.Gaetano Thiene scelse la croce nuda come insegna, dandogli un significato programmatico: “Il Sacerdote vive la sua vita con Cristo crocifisso” e ancora “I Chierici Regolari nasceranno come inno dedicato alla Croce”. I tre colli rappresentano per alcuni il Calvario, per altri il monte delle beatitudini o i tre voti religiosi. Il colore rosso interpreta invece il sangue di Cristo.

Gli elementi ornamentali dello scudo sono  presenti negli stemmi di diversi Ordini religiosi. In altri stemmi teatini la quercia e l’alloro sono sostituiti dal giglio e dalla palma. I tre monti sono anche tracciati “all’italiana”  e non allineati in palo.

CHIERICI REGOLARI DI SAN PAOLO (Barnabiti)  illustrazione

Congregatio Clericorum Regularium S.Pauli, Barnabitorum: B. (1530)

D’argento (talvolta d’azzurro) alla Croce del Calvario d’oro (o di rosso) su tre monti d’oro, affiancata dalle lettere P A (PAULUS APOSTOLUS)

Lo stemma utilizzato dalla Curia Generalizia, mostra anche lo scudo sormontato da  una corona oltre ad una palma  e una spada poste in decusse al di sotto dei tre monti. Come noto la palma e la spada sono gli attributi tipici di S.Paolo, in riferimento al martirio subito dall’Apostolo.

In origine i “Chierici Regolari di S.Paolo decollato”, prima denominazione della Congregazione barnabita, avevano per stemma un S.Paolo decollato al naturale, con il motto AN GLADIUS.    

COMPAGNIA DI GESU’  (Gesuiti)  illustrazione

Societas Iesu: S.I.. (1540)

D’azzurro (o d’argento) al sole raggiante (o raggiante d’oro e fiammante di rosso) caricato dalle lettere IHS di nero (l’H sormontata da una croce); in punta sovente appaiono i 3 chiodi della croce, ora d’argento ora di nero. Motto: AD MAIOREM DEI GLORIAM.

Lo scudo sembrerebbe ispirato, oltre al noto trigramma bernardiniano di cui tratteremo più avanti, allo stemma della Congregazione ravennate dei Chierici Regolari del Buon Gesù, prima fra le congregazioni di Chierici regolari sorte sulla scia del Concilio di Trento. Cerchiamo di dare una spiegazione della sigla IHS.  La più antica forma di abbreviazione del nome di Gesù è la seguente: YH o IH, iota e eta, le prime due lettere del nome di Gesù in greco. Con l’aggiunta anche dell’ultima, sigma, scritta, la sigla IHΣ, finì per prevalere. Nel IV secolo, essendo il greco sempre meno usato, al sigma Σ fu sostituita la S latina. E la sigla risultò essere IHS. Altre interpretazioni successive sembrano arbitrarie.  Secondo alcune di queste le tre lettere sarebbero le iniziali della formula: Iesus Hominum Salvator, oppure secondo una interpretazione propria dei Gesuiti del secolo XVII, Iesum Habenus Socium.

Nel 1427, per evitare ogni sospetto di idolatria nei riguardi della tavoletta IHS che si portava in processione[1], papa Martino V ordinò di aggiungervi l’immagine della croce. Cominciò in tal modo l’uso di mettere una croce sul trattino traversale della H maiuscola o di formare la croce aggiungendo un tratto orizzontale sull’astina della h minuscola, per meglio indicare il legame con il mistero della redenzione.

La figurazione del trigramma all’interno del sole aureo con dodici raggi venne quindi promossa da S.Bernardino da Siena che vedeva nello stesso, oltre alla venerazione del nome di Gesù, la rappresentazione della Trinità: la Y o I era simbolo della persona divina, il Figlio, la H, lettera aspirata indica il soffio dello Spirito Santo, la S rappresenta il Padre che si degna inchinarsi verso i suoi figli.

Lo stesso simbolo, voluto da S.Ignazio per il sigillo della Compagnia di Gesù, come vedremo, verrà poi adottato anche dai Gesuati del b. Giovanni Colombini.

CHIERICI REGOLARI DI SOMASCA  (Somaschi)  illustrazione

Ordo Clericorum Regularium a Somascha: C.R.S. (1534)

D’azzurro all’immagine di Cristo che sale al Calvario caricato della croce, il tutto al naturale, motto: ONUS MEUM LEVE.

Fino al 1569 fu usato lo stesso scudo dei Teatini, però col motto: SERVI PAUPERUM ORPHANORUM; successivamente si modificò così come descritto sopra.[2]

La Curia generalizia usa oggi uno stemma molto stilizzato e presenta il Cristo andante a sinistra (araldica) invece che a destra.


CHIERICI REGOLARI MINISTRI DEGLI INFERMI (Camilliani)  illustrazione

Ordo Clericorum Regularium Ministrantium Infirmis: Min.Inf.; M.I. (1582)

Dapprima: d’argento o d’azzurro alla croce latina “tanè” poi rossa. Più tardi: la croce rossa su campo oro circondata da una linea rossa con una corona di raggi su sfondo azzurro.

In seguito vi si sovrappose anche la corona e la si affiancò con rami di palma, costruendo un vero stemma secondo i comuni canoni araldici.

L’emblema della croce, (prima di color tané e poi rossa) a rafforzare il carisma proprio dell’Ordine è portato anche, come segno di distinzione, cucito sull’abito, ad imitazioni degli antichi ordini crociferi ed ospedalieri.

Il privilegio di portare la croce era stato concesso al fondatore dell’Ordine S.Camillo de Lellis da Sisto V nel 1586 e, secondo il primo biografo del santo per distinguersi dagli altri Chierici Regolari. Lo stesso autore però attribuisce altri significati più profondi compresi nelle parole messe in bocca a S.Camillo: “Tutti noi, segnati da questa santa impronta di croce, siamo come schiavi venduti e dedicati per servio dè poveri infermi. E per dimostrare che questa è Religione di Croce, cioè di morte, di patimento, e di fatica: acciò che quelli che vorranno seguitare il nostro modo di vita, si presuppongono di venire ad abbracciar la croce, di abnegare sé stessi e di seguitar Cristo fino alla morte.” [3]

Alla questione dello stemma dell’Ordine è dedicato uno studio specifico di M.Vanti M.I. [4] che rivela come l’argomento sia stato dibattuto all’interno dell’Ordine stesso, tanto da formare oggetto di studio e di discussione all’interno del capitolo generale del maggio 1947.

Un parere richiesto nel 1951 dal Prefetto generale a Mons. F.Repanaj, minutante della Cancelleria dei Brevi Apostolici presso la Segreteria di Stato della Santa Sede (probabilmente esperto araldista) ottiene come risposta che andavano scartate tutte le versioni dello stemma di foggia barocca, con scudi  ornati di corona e sorretti da rami di palma e gigli; andava invece recuperato il simbolo originale usato da S.Camillo de Lellis.

CHIERICI REGOLARI MINORI  (Caracciolini)

Ordo Clericorum Regularium Minorium: CC.RR.MM. (1588)

D’azzurro al Cristo che risorge glorioso dal sepolcro, lo scudo caricato da una corona e affiancato da rami d’ulivo, motto “AD MAIOREM RESURGENTIS GLORIAM” rappresentato dalle iniziali AMRG in un cartiglio sotto lo stemma.


CHIERICI REGOLARI DELLA MADRE DI DIO (Padri Mariani) illustrazione

Ordo Clericorum Regularium Matris Dei: O.M.D. (1574)

La Madre di Dio assunta in cielo, e assisa in trono su nubi, ai lati le lettere greche MP – ΘY. Lo scudo caricato di una corona.

La sigla formata dalle lettere greche mi, ro, the e ypsylon, molto comune nell’iconografia orientale, significa infatti  Madre di Dio.

 

CHIERICI REGOLARI POVERI DELLA MADRE

DI DIO DELLE SCUOLE PIE (Scolopi, Piaristi)

Ordo Clericorum Regularium Pauperum Matris Dei Scholarum Piarum: S.P. o Sch.P. (1617)

D’azzurro al sole fiammante di oro caricato del monogramma di Maria, incoronato, accompagnato dai compendi greci MP – ΘY. Talvolta si usò un partito: nel primo l’arme suddetta, nel secondo troncato d’oro e di rosso caricato di 2 spade d’argento in croce di S.Andrea con le punte in alto. Motto: AD MAJUS PIETATIS INCREMENTUM.[5]

Lo stemma delle Scuole Pie fu dapprima in comune con la Congregazione della Madre di Dio, la quale conserva ancora le lettere greche che la indicano (MP – ΘY).  Dopo la separazione da quella Congregazione, nel 1617, gli Scolopi ebbero una stemma proprio, composto delle stesse lettere greche, disposte però in maniera diversa rispetto a prima e sormontate dal monogramma di Maria, una M ed una A intrecciate, con sopra una corona ed una croce. Attorno a questo complesso vi sono raggi, in parte dritti e in parte fiammeggianti (ogni tre dritti uno fiammeggiante), similmente allo stemma dei Gesuiti.

Alcune case e province in seguito adottarono deformazioni e variazioni allo stemma originario, come anche descritto sopra, ma quelle qui rappresentate sono le versioni più “pure”, una seicentesca e l’altra, rotonda, adottata attualmente dall’Ordine.

 A proposito dei raggi che sono attorno allo stemma propriamente detto, vi è un curioso aneddoto, riferito dal Caputo nelle sue Notizie storiche, là dove parla delle nuove Costituzioni compilate e proposte dal P. Stefano Cherubini.[6]

 “Gli effetti che si videro delle nuove Costituzioni fabbricate per il nostro Istituto fabbricate dal P. Pietrasanta e dal P. Stefano per levar affatto la memoria delle Costituzioni fatte con tanta fatica, orazioni, discipline, digiuni et altre mortificazioni dal nostro ven. Fondatore, si videro anco in levar sino dalli sigilli et imprese della nostra Religione, che sono alcune lettere greche che vogliono dire Poveri della Madre di Dio, vi sono ancora attorno i raggi per significare gli splendori che merita la Madonna Santissima nostra Protettrice, e tacciò l’un sigillo non si confrontasse con l’altri delle altre case, ordinavano che si levassero i raggi dal contorno de sigilli, et si facessero due quarti nelli detti sigilli, in uno delli quali vi si scolpissero solo le lettere greche, e nell’altro il santo Titolare del titolo della chiesa, sicchè non solo volevano levar il nome delle Scuole Pie, ma che si levassero quei splendori d’attorno al nome della nostra Santissima Madre, ma come dissi Dio sa trovar il modo acciò non riescano le cose fatte con sinistra intenzione e mezzi che maggiormente splendino i raggi, e facciano maggior lume nel  mondo al nome della sua Santissima Madre, che ispirò alla sua memoria del Card. Marzio Ginetti Vic. del Papa unico Protettore del nostro Istituto con una semplice ambasciata fattagli da me da parte del nostro Ven. vecchio, che li facesse gratia trattenerle quanto poteva acciò non uscissero, mi rispose le metteva giurando da cavaliero non sariano mai più trovate; come in effetto si vide dopo la morte del cardinale, furono fatte molte diligenze per trovarle, che feci più volte istanza a Mons. Gio Franc. Chierico di camera e nipote del Cardinale, e mai si poterono trovare che questo io l’ho sempre stimato miracolo della B.Vergine”.

Nel 1643 il Calasanzio fondatore della Congregazione venne rimosso dal Generalato e sostituito da un visitatore apostolico, il gesuita P.Pietro Pietrasanta coadiuvato da P.Stefano Cherubini che tentò, senza riuscirvi, di modificare lo stemma originario.


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[1] S.Bernardino da Siena per diffondere la devozione al nome di Gesù coltivò l’idea di far rappresentare su piccole tavolette il trigramma IHS in lettere gotiche all’interno di un sole a 12 raggi, realizzando così il simbolo già elaborato da Ubertino da Casale. I Domenicani e gli Agostiniani non esitarono a denunciare al Papa tale trigramma come idolatrino.

[2] Cfr.  Bascapè – Del Piazzo, Insegne e simboli pag. 361

[3] Cfr Angelo Brusco, La sostanza dell’effimero, scheda 130 – Roma 2000

[4] M.VANTI, Sigillo e Stemma dell’Ordine su Domesticum, anno XLVII – 1952 – N. 5-6

[5] Cfr. Bascapè – Del Piazzo, Insegne e simboli pag. 363.

[6] Cfr. L’Eco dei nostri Centenari a cura di P.Leodegario Picanyol, supplemento di Ephemerides Calasanctianae 1949.

 

[7] Cfr voce sulla “Compagnia di Gesù” a cui si rimanda per la trattazione del simbolismo del trigramma IHS.