CONGREGAZIONI
CLERICALI
DOTTRINARI
Congregatio Patrum Doctrinae
christianae: D.C. (1592)
Lo stemma dei Dottrinari consiste in una Croce piantata su
tre monti all’italiana ornata dagli strumenti della passione di Gesù Cristo e
dalle parole IN DOCTRINIS GLORIFICATE DOMINUM, che
riassume non soltanto l’eredità spirituale del Fondatore, ma anche l’ideale
che ancora oggi la Congregazione si propone.[1]
Lo scudo è timbrato da una corona e sostenuto da una ramo
d’olivo e di palma, secondo i tradizionali canoni dell’epoca.
Non si conosce l’eventuale uso di smalti nella
composizione dello scudo.
PII OPERARI CATECHISTI RURALI (Missionari Ardorini)
Congregatio Piorum
Operariorum Catechistarum Ruralium: P.O.C.R. (1602-1928/Un.1943)
La Congregazione, nata dall’unione nel 1943
fra l’antico istituto dei Pii
Operai (1602) e la Congregazione dei Catechisti
Rurali (1928) assunse come
proprio stemma l’emblema di quest’ultima.
Lo stemma dei Catechisti
Rurali consiste in un sole rosso raggiante entro il quale è contenuto il
titolo originale col quale la Congregazione ebbe inizio, nel 1925, ARDOR
(Associazione Religiosa degli Oratori Rurali).
All’interno del sole ci sono i simboli delle tre principali
devozioni del fondatore, Don Gaetano Mauro: IHS, il nome di Gesù e simbolo
dell’Eucarestia; i tre chiodi, simbolo della passione di NSGC; la stella,
simbolo di Maria Vergine.
Una lettura dello stemma, fatta da un religioso della
Congregazione, sostiene che “per l’ardorino lo stemma è un intenso
programma di vita, anzi è per lui il plastico visibile della parola rivelata di
Dio”.
La scritta ARDOR, mutuata dal-l’Associazione religiosa
dalla quale ebbe origine la Congregazione, “indica il fervore col quale l’ardorino
deve lottare per applicare il programma: immedesimarsi sempre più al Cristo
eucaristico e sofferente e comunicare questa fonte di grazia, con l’aiuto
della Vergine, alle anime che, assetate, andranno a Lui.”
La Congregazione dei PII
OPERAI, fu fondata in Napoli nel 1602 dal Ven.P.D. Carlo Carafa. La prima
approvazione dell’Istituto pervenne il giorno di Pentecoste del 1606 quanto
“ai Monti”, oltre i Ponti Rossi a
Napoli, si inaugurava la chiesa di S.Maria ai Monti, futura culla della
Congregazione nascente. Essa aveva un proprio stemma, molto interessante e ben
realizzato dal punto di vista araldico che si ricollega alla nascita stessa
della Congregazione.
Infatti, il ricordo di
quella giornata di Pentecoste al Santuario della Madonna dei Monti in Napoli
rimase nello stemma dei PO, il quale presenta il monogramma di Maria
(le lettere MA sovrapposte),
con la A terminante in una piccola Croce, su tre monti e sormontato da una
colomba raggiante (lo Spirito Santo).
Lo scudo è timbrato da una corona.
CHIERICI
MARIANI
Congregatio Clericorum
Marianorum sub titolo Immaculatae Conceptionis Bmae Virginia Mariae: M.I.C.
(1673)
Solo recentemente (nel 1999) il Capitolo Generale dei
Chierici Mariani ha adottato uno stemma ufficiale, che si richiama all’antico
sigillo della Congregazione.
In campo azzurro è rappresentata l’Immacolata Concezione
della Vergine Maria, a cui è intitolata la Congregazione, con la tradizionale
aureola di 12 stelle, posta sul globo e su una luna crescente. La Vergine tiene
nella mano destra un giglio, simbolo di purezza, e dalla sua figura si irradiano
sulla destra e sulla sinistra una serie di raggi d’oro.
Sotto lo scudo, in un cartiglio è riportato il motto: PRO
CHRISTO ET ECCLESIA.
Tale rappresentazione è presa direttamente dai sigilli
ufficiali in uso nel XVIII secolo (quando la Congregazione, di matrice polacca,
era di voti solenni ed era annoverata fra i Chierici Regolari)
CONG.
DELLA PASSIONE DI GESU’ CRISTO (Passionisti)
Congregatio Passionis Iesu
Christi: C.P. (1720)
D’argento al cuore di
nero, bordato d’argento e sormontato da una crocetta patente pure d’argento;
nel campo l’iscrizione: JESU XPI PASSIO; in punta i 3 Chiodi della Passione.
Il cuore è sostenuto da un ramo d’olivo (la
pace) e d’alloro (l’immortalità)
intrecciati, come d’uso abbastanza comune nel-l’araldica religiosa.
Questo simbolo “La passione di Gesù Cristo” ricorda
tanto ai religiosi quanto ai fedeli lo scopo della Congregazione, quale la indicò
il suo fondatore con le parole “Ci dedichiamo a predicare le sofferenze di Gesù,
così promuovendo nei cuori della gente una vera devozione alla Sua passione”.
L’abito stesso dei Passionisti reca il simbolo o
“segno” distintivo della Congregazione e fu mostrato, secondo la tradizione,
a Paolo della Croce nel luglio 1720 dalla Beata Vergine Maria, che gli
apparve dicendogli che presto avrebbe fondato una Comunità religiosa,
mostrandogli la veste che i suoi membri avrebbero indossato.
CONGREGAZIONE DEL S.S. REDENTORE
(Redentoristi o Liguorini)
Congregatio Santissimi
Redemptoris: C. SS. R. (1732)
D’azzurro con una Croce
latina al naturale piantata su una montagna di tre cime ai cui bracci sono
addossate una lancia ed una spugna incrociate; a destra della Croce il
monogramma di Gesù (IS) e a sinistra quello di Maria (MA); in alto un occhio
raggiante, in oro. Lo scudo è timbrato da una corona di marchese ed è
sostenuto da un ramo d’alloro e da un ramo d’ulivo, con la divisa “COPIOSA APUD EUM REDEMPTIO”.
Esiste un bello studio in lingua spagnola di Fabriciano
Ferrero[2]
che tratta in maniera esaustiva l’argomento, da cui abbiamo tratto le seguenti
indicazioni.
La simbologia redentorista è in uso fin dalle origini stesse
della Congregazione con poche variazioni e fu lo stesso fondatore S.Alfonso dei
Liguori ad adottarlo.
Diamo un breve ragguaglio sul significato attribuito ai
simboli presenti nello stemma.
La Croce del Calvario
ci ricorda il momento culminante della redenzione: la morte e la Risurrezione
del Signore.
I monogrammi di Gesù
(IS) e Maria (MA) toccano due temi molto significativi per S.Alfonso
nell’espressione di questo mistero: Cristo Gesù, espressione suprema
dell’amore e della misericordia del Padre e Maria, che intercede e ci
accompagna verso il mistero di Cristo.
L’occhio radiante
è l’elemento più caratteristico dello stemma e si ricollega a delle
apparizioni avvenute a Scala, presso Amalfi, dove la Congregazione nacque. Si
vede anche in esso un riferimento all’influenza della Provvidenza nel piano
della Redenzione, nell’origine dell’Istituto e nella vita interiore dei
membri della Congregazione. In seguito, l’occhio raggiante appare
all’interno di un triangolo, simbolo
del mistero della SS.Trinità.
La corona farebbe
riferimento, leggendo le opere di S.Alfonso, ai membri delle Congregazione, che
poveri e disprezzati in terra, “riceveranno in morte quella pace e quella
corona che Dio prepara ai suoi servi fedeli”.
La legenda “Abbondante è con Lui la Redenzione” è
tratta dal Salmo 130,7.
CONGREGAZIONE DEI SACRI CUORI (PICPUS)
Congregatio Sacrorum Cordium
Iesu et Mariae necton adorationis perpetuae Ss: Sacramenti altaris: SS. CC.
(1800)
I due cuori Gesù e di Maria
raggianti, circondati da una corona di spine. Motto: SACRIS CORDIBUS JESU ET MARIAE HONOR ET GLORIA.
Le lettere V.C.J.S. poste alla base del sigillo ufficiale
sopra raffigurato significano: Vivat Cor Jesu Sacratissimum.
Per la simbologia dei Sacri Cuori di Gesù (coronato di
spine) e Maria (coronato di rose) si rimanda al Capitolo I.
SOCIETA' DI MARIA
(Maristi)
Societas Mariae: S.M. (1816)
D’argento al monogramma di Maria
MA d’oro con il capo d’azzurro caricato da una stella d’oro di
sei raggi raggiante. Lo scudo è sostenuto da un ramo di giglio e da uno
d’alloro e timbrato da una corona di 12 stelle. Sotto lo scudo un cartiglio
con il motto: SUB MARIAE NOMINE.
La storia di questo stemma, tipicamente mariano, è così
riassunta. [2]
A partire dal 1860 si utilizzava in molte case della Società
una carta intestata con un emblema in rilievo formato dalle lettere MA
intrecciate, due rami e una corona di stelle. Questi elementi si trovavano già
con un disegno diverso nel sigillo primitivo e si trattava di armi mariane molto
ricorrenti nel XIX secolo in Francia e non certo
create dai Maristi.
A partire dal 1867 la casa di Lione cominciò ad utilizzare
uno stemma come sopra indicato con l’aggiunta del motto “Jesus, Marie, Joseph”. Dal 1877 apparve una carta intestata in
cui era rappresentata una M con una croce all’interno e sopra la scritta: “Societé
de Marie”, sotto il motto “Sub
Mariae nomine”.
Alla fine del secolo XIX apparve una forma quasi ufficiale,
simile a quella attuale ma con il motto della Società in un cartiglio posto
sopra lo scudo: A.M.D.G. & D.G.H.
In seguito si imporrà la scritta
SUB MARIAE NOMINE, anche se il vero motto della Congregazione rimane il
precedente.
CONGREGAZIONE
DELLO SPIRITO SANTO
Congregatio S.Spiritus sub
tutela Immacolati Cordis Beatissimae Virginia Mariae: C.S.Sp. (1703)
Lo stemma, è così descritto al comma 4, a pag. 30 delle
Regole e Costituzioni della Congregazione stampate
a Parigi nel 1957:
“Le armi della Congregazione portano l’emblema dello
Spirito Santo sotto la forma di una Colomba planante sopra il Cuore di Maria,
avente come motto queste parole: COR UNUM ET ANIMA UNA.”
Dobbiamo notare che l’emblema sopra descritto è più
complesso, essendo sostenuto da due rami di giglio (la purezza) che avvolgono il
Cuore di Maria. e inoltre, la
Colomba (Spirito Santo) è posta all’interno di un triangolo che simboleggia
la SS.Trinità.
P.Dimier sul DIP così descrive lo stemma della
Congregazione:
“D’azzurro, al S.Cuore
di Maria di rosso infiammato e trafitto d’argento, circondato da una corona di
rose al naturale, tra due rami di gigli d’argento posti in fronda, e
sormontato da una colomba del medesimo a volo spiegato, in una gloria
triangolare o nimbo tribolato pure d’argento.”
COMPAGNIA DI MARIA (Monfortani)
Societas Mariae Montfortana:
S.M.M. (1705)
La Congregazione non ha uno stemma particolare, esiste però
un sigillo, oggi non più usato, il
quale riporta i simboli della spiritualità della stessa.
Al centro abbiamo il tradizionale simbolo di Cristo, IHS con
la croce e i tre chiodi della passione raggiante, già usato da diverse
Congregazioni religiose, racchiuso in un Rosario con la scritta AD JESUM PER
MARIAM (A Gesù per mezzo di Maria) e la Colomba, simbolo dello Spirito Santo.
L’insieme è contenuto in un ovale che sembra formato da
anelli di una catena, ma l’immagine non permette di chiarire con certezza di
cosa si tratti.
Attorno a questa troviamo nella parte superiore la
denominazione della Congregazione e in quella inferiore la scritta: DEO SOLI (A
Dio solo) che era il motto del fondatore San Luigi di Montfort prima di
diventare quello della Società di Maria.
Il tutto è racchiuso poi in un ovale ornamentale formato da
foglie e fiori, risultando in fine una serie di tre anelli concentrici intorno
al simbolo centrale.
MISSIONARI OBLATI
DI MARIA IMMACOLATA
Congregatio Missionariorum
Oblatorum B.M.V. Immaculatae: O.M.I. (1816)
Ecco la descrizione che ne dà il P. Dimier sul DIP (Vol. I
col. 787-788)
“Su di un campo che varia
come smalto o metallo: una Croce di calvario, spesso con la corona di spine tra
i bracci o molto raggiante, posta su di un poggio di forma variabile; a destra e
a sinistra della Croce in decusse, la lancia e la canna sormontata dalla spugna,
oggetti facenti parte di ciò che viene chiamato Etinacia o stemmi della
Passione; sotto il tutto, le lettere O.M.I., sigla o iniziali della
Congregazione. Motto: PAUPERES EVANGELIZANTUR (Mt. 11,5)”
Lo stemma Oblato, disegnato da Eugenio de Mazenod, fondatore
della Congregazione, mette in risalto due grandi ispirazioni della sua vita: al
centro la Croce di Cristo e il motto “Mi
ha mandato ad evangelizzare i poveri; i
poveri sono evangelizzati”.
Queste due ispirazioni, la Croce e l’evangelizzazione,
costituiscono anche l’ispirazione e l’ideale di ogni Oblato di Maria
Immacolata.
Il Motto completo quindi, non è quello citato dal Dimier, ma
quello riportato sui due cartigli che circondano lo stemma vero e proprio della
Congregazione.
Non esistono riferimenti mariani all’interno dello stemma;
è da notare che in origine la Congregazione si chiamò “Società dei
Missionari di Provenza” , poi nel 1825 “Oblati di San Carlo”
e solo nel 1826 adottò la denominazione definitiva. La spiritualità
della Congregazione è centrata infatti sulla figura di Cristo “Salvatore”.
“Da questa assimilazione a Cristo salvatore nasce all’interno della famiglia
religiosa l’amore scambievole, e all’esterno un tipico amore e servizio alla
Chiesa, nata dal sangue di un Dio che muore sulla Croce, perché i due amori si
confondono: Amare Cristo è amare la Chiesa e viceversa”. [4]
OBLATI DI MARIA VERGINE
Congregatio Oblatorum Beatae
Mariae Virginia: O.M.V. (1815)
Lo stemma riporta semplicemente al centro il monogramma OMV
(le tre lettere iniziali della denominazione sovrapposte), contornato da una
fascia ondulata con all’interno il motto MARIAM COGITA MARIAM INVOCA
e timbrato da una corona regale. Il tutto è contornato da 12 stelle di sei punte.
Dovrebbe esistere in proposito uno studio fatto dal defunto
Padre Callari OMV, conservato nell’Archivio generale che al momento non è
stato possibile reperire.
PRETI DELLA
MISERICORDIA
Congregatio Presbyterorum a
Misericordia: C.P.M. (1808)
L’emblema di questa Congregazione rappresenta all’interno
di un cerchio la figura del Buon Pastore che accoglie fra le sue braccia il
figliol prodigo. Si tratta probabilmente di un emblema recente e successivo alla
riorganizzazione della Congregazione da parte della S.Sede del 1956. Alle
origini infatti questa era denominata “Missionari
di Francia” e probabilmente
aveva uno stemma diverso; oggi il suo apostolato si svolge esclusivamente negli
Stati Uniti d’America.
CONGR. DELLE SCUOLE DI CARITA' (Istituto CAVANIS)
Congregatio Scholarum Charitatis (1802)
Lo stemma è semplicemente quello della nobile famiglia dei
Conti Cavanis, mantenuto dai due fratelli, P. Antonio e P. Marco,
fondatori della Congregazione delle Scuole di Carità.
Lo stemma della famiglia Cavanis è abbastanza complicato:
tre monti verdi con due cipressi (uno in vetta al primo e uno al terzo) e una
cestella (cavagna) di erba, sormontata
da una bianca colomba (in vetta al monte di mezzo). Il tutto in campo azzurro,
fra svolazzi celesti e dorati. Lo scudo è timbrato da una corona di conte e
sormontato dall’insegna regale del re polacco Giovanni Sobieski, in trionfo
fra due palme.
I Cavanis potevano fregiarsi del titolo di Conte. Un loro avo
illustre, di nome Nicolò, aveva accompagnato in qualità di segretario il
patrizio veneziano Angelo Morosini quando questi aveva intrapreso l’ardua
missione diplomatica di stipulare un patto di alleanza tra la Serenissima, la
Polonia e l’Austria.
In quell’occasione, l’interlocutore più difficile
dell’ambascieria veneziana fu il re polacco Giovanni Sobieski, che la storia
ricorda eroe e salvatore per aver arrestato alle porte di Vienna l’avanzata
dei Turchi. L’alleanza andò in porto soprattutto per merito
dell’intraprendente segretario. E poiché a beneficiare maggiormente del patto
sarebbe stato indubbiamente il re polacco per i vantaggi che avrebbe tratto
dall’aver dalla sua la serenissima, egli volle premiare l’opera diligente e
saggia di Nicolò Cavanis blasonandolo con il titolo di conte, estensibile ai
famigliari e trasmissibile ai successori, concedendogli perfino il diritto di
portare sopra lo stemma di famiglia il suo stemma regale.
PRETI
DI SAN BASILIO
Congregatio a Sancto
Basilio: C.S.B. (1822)
Lo stemma è composto da uno scudo quadripartito
così descritto:
“Al 1° di verde ad un
calice d’oro, al 2° di rosso ad un libro aperto d’argento, al 3° di rosso
ad un fiordaliso azzurro, al 4° di verde ad una croce greca d’argento”
Lo scudo è contornato dalla divisa BONITATEM
ET DISCIPLINAM ET SCIENTIAM DOCE ME e dall’anno di fondazione 1822.
Lo stemma è qui descritto con gli smalti ed i colori
presenti su una vetrata risalente al 1878 posta sopra l’altare maggiore della
Chiesa di S.Basilio a Toronto, in Canada, dove ha sede la Congregazione.
La descrizione dello stemma, inviatami gentilmente dal
Segretario generale dei Preti di S.Basilio riporta anche la seguente
interpretazione dello stesso.
Il Calice è in
riferimento alla funzione sacerdotale dei membri della Congregazione, il libro
aperto a quella educatrice (alle origini erano chiamati “Preti
insegnanti”), il fiordaliso è simbolo di Maria Vergine e del paese di origine della
Congregazione (la Francia). La Croce greca è invece in onore di S.Basilio[5].
CHIERICI DI SAN VIATORE
Congregatio Clericorum Parochialium seu Catechistarum S.Viatoris: C.S.V.
(1831)
La Congregazione dei Chierici di San Viatore è identificata
da un sigillo i cui elementi risalgono al fondatore Padre Querbes e che porta,
al centro di un Corona di spine il monogramma di Gesù IHS sormontato da una
Croce e inquadrato dalla divisa: SINITE PARVULOS VENIRE AD ME.
La corona di spine è un’emblema religioso molto diffuso in
Francia, come si evidenzia anche nel presente lavoro, mentre il trigramma
gesuitico potrebbe essere stato ispirato dal fatto che l’Istituto seguiva i
metodi di S.Ignazio di Loyola. Il motto sembra invece ispirato alla vocazione
principale della Congregazione che in origine si chiamava “Associazione dei
Catechisti parrocchiali di San Viatore”.
SOCIETA' DI MARIA (Marianisti)
Societas Mariae: S.M. (1817)
Lo stemma della Società di Maria ha subito una continua
evoluzione. Quello più diffuso e
meglio riuscito, risale al 1897, mentre è allo studio un nuovo progetto di
restiling più moderno. Ne tratta uno studio di Léo Biollaz S.M. “Les
Armoiries de la Societé de Marie”, da cui si è attinto anche per il presente
articolo.
D’azzurro a un effige di
Nostra Signora del Pilar accompagnata al fianco destro da una stella a cinque
punte e, al fianco sinistro, da tre crescenti intrecciati, tutte queste pezze
d’argento; in punta, anch’essa d’argento, è posto il monogramma di Maria
d’azzurro.
Lo scudo è accollato sopra
una Croce ai bracci della quale è attorcigliata una banderuola portante il
grido d’armi: FORTES
IN FIDE, e ai piedi su un’altra
banderuola si legge la divisa: PER
MATREM AD FILIUM.
Un ramo di giglio e uno di rose contengono il tutto.
Seguendo gli usi delle altre Congregazioni religiose
nel 1897 anche la Società di Maria decise di dotarsi di un proprio
stemma, composto secondo i gusti dell’epoca.
Ne forniamo la spiegazione, tratta dalla pubblicazione
marianista in lingua francese “Regle de
vie” ed. 1983, pp. 118-119.
“Il campo è d’azzurro e d’argento, come le pezze;
doveva essere così perché il bianco e l’azzurro sono i colori di Nostra
Signora. L’effige della Vergine del Pilar ricorda l’origine della Società,
perché fu davanti a questa immagine che il ven. P. Chaminade concepì il
disegno della sua fondazione; i tre crescenti sono presi dallo stemma della città
di Bordeaux, dove piacque alla Provvidenza fare sorgere la Congregazione. La
stella a cinque punte è rappresentata nel blasone di Sua Santità Leone XIII
che, con l’approvazione definitiva delle Costituzioni, darà la consacrazione
suprema all’opera conclusa a Saragozza e nata a Bordeaux; il monogramma posto
alla base dello scudo esprime la vita e l’azione della Società: tutto, sotto
gli auspici di Maria, per Gesù.
Lo scudo riposa sulla Croce, perché gli stemmi dei religiosi
sono destinati a ricordare loro, non vani titoli, ma gli austeri doveri
nell’adempimento dei quali devono mettere tutta la loro gloria. (Mihi
absit gloriari nisi in Cruce Domini nostri Jesus Christi) Il grido d’arme
(Forti nella fede) riassume la lezione del fondatore e lo spirito della Società:
è per la fede che noi faremo trionfare le sante cause e la difesa di quelli a
cui noi abbiamo consacrato la nostra vita. La divisa (Per la Madre al Figlio) è
il compendio delle Costituzioni, il programma sul quale lavoriamo a nostra
propria santificazione e a quella del prossimo.
Il giglio e le rose sono emblemi che non hanno bisogno di
spiegazione: Maria è il Giglio senza macchia, la Rosa mistica; ella vuole
vedere fiorire, nel cuore dei suoi figli, il giglio dell’innocenza e le rose
della santa carità”.
Lo stemma dei Marinisti ha conosciuto nel tempo una larga
diffusione, anche se la fantasia personale e il gusto artistico dei vari autori
ha portato nelle varie province all’uso di moltissime varianti rispetto allo
stemma iniziale.
Essendo a giudizio di alcuni le armi della Congregazione poco leggibili e assai confuse il P. Biollaz propose, dopo uno studio sul simbolismo dell’attuale stemma, di rivederlo secondo i canoni più corretti della scienza araldica. L’uso di monogrammi nello scudo è giudicato anche da Heim[6] decadente e inappropriato. La stella a sei punte che doveva ricordare Leone XIII in realtà è sempre stata rappresentata con cinque punte. Le armi della città di Bordeaux poi portano un solo crescente e non tre come invece troviamo rappresentato nello scudo marinista. La stessa Vergine del Pilar di Saragozza è rappresentata in modo arbitrario e non conforme alle antiche immagini della stessa. La vera statua è posta su di una colonna ornata con la Croce dell’Ordine di Santiago e comunque, sempre secondo Heim, non è conforme alle norme araldiche, anche se molto diffuso, rappresentare la Santa Vergine in un blasone. Per rendere più autentico e moderno lo stemma della Società di Maria, P. Biollaz propose quindi di adottare un nuovo stemma ufficiale da lui disegnato, con alcune varianti, fra cui quella
A sinistra abbiamo quindi su fondo azzurro un unico crescente
d’argento; a destra, su fondo azzurro, la stella a sei raggi con il tracciato
luminoso tipico di una cometa e al centro dello scudo una colonna d’argento in
palo ornata dall’insegna dell’Ordine di Santiago, una spada fiordalisata
rossa.
Non risulta comunque a tutt’oggi che la Società di Maria
abbia ufficialmente adottato quest’ultimo blasone.
ISTITUTO
DELLA CARITA' (Rosminiani)
Institutum Charitatis: I.C. (1828)
Lo stemma dell’Istituto della Carità è molto bello e
rappresenta, all’interno di uno scudo azzurro o rosso, un pellicano
d’argento che si ferisce il petto per nutrire col suo sangue i suoi piccoli.
Sotto lo scudo in un cartiglio il motto: LEGIS
PLENITUDO CHARITAS.
Il Pellicano è diventato fin dall’antichità il simbolo
dell’Amore materno o paterno e della Carità cristiana fino a condividere con
l’Agnello l’onore sublime di rappresentare il Cristo.
Questo uccello dal becco particolare, quando vuole nutrire i
suoi piccoli, appoggia il petto e
comprime il serbatoio sotto la gola dove ha riposto la pesca, versando nelle
loro bocche i pesci dei quali sono voracissimi. A causa di ciò spesso le sue
piume bianche sono sporche di sangue e questo spettacolo fece fantasticare le
menti; si disse che esso si squarciasse il petto e beccasse il cuore,
sacrificando se stesso, per nutrire
con il suo sangue i suoi figlioli.
Il simbolo del Pellicano godette di vasta popolarità fin dal
medioevo, fu molto usato in araldica e appare raffigurato in moltissimi edifici
religiosi e nell’arte fino ai nostri giorni.
MISSIONARI DI S.FRANCESCO DI SALES D'ANNECY
Missionarii S.Francisci Salesii de Annecio:
M.S.F.S. (1838)
L’emblema,
usato come logo dalla Curia generalizia è tratto da un sigillo del secolo
scorso e rappresenta in un ovale S.Francesco di Sales aureolato in abiti
vescovili seduto ed intento a scrivere, secondo una consolidata iconografia del
Santo.
All’interno
della fascia che delimita il sigillo abbiamo una scritta in lingua francese
riportante la denominazione ufficiale della Congregazione.
La
spiritualità dell’Istituto si basa sull’insegnamento del grande Vescovo di
Ginevra che risiedette a causa della particolare situazione politica del tempo
ad Annecy in Savoia, sua terra di origine. Esiste quindi una duplice motivazione
all’adozione del ritratto di S.Francesco di Sales quale emblema di questa
Congregazione che ne porta il nome ed è nata ad Annecy.
Attualmente
è stato adottato un sigillo rotondo di forma più attuale, all’interno del
quale appare solo il busto del Santo, mentre la scritta con il nome della
Congregazione è disposta in modo diverso attorno alla figura centrale ed è
scomparsa l’indicazione della città di Annecy.
CONGREGAZIONE DI
SAN PIETRO IN VINCOLI
Congregatio a Sancto Petro
in Vinculis (1839)
La Congregazione nacque a Marsiglia il giorno 1 agosto 1839,
giorno della festa liturgica di San Pietro in Vincoli, nel quale la Chiesa
commemora l’avvenimento della liberazione di San Pietro dal Carcere mamertino
a Roma, per mezzo di un angelo.
Il fondatore dirà: “Una
Congregazione religiosa, consacrata alla liberazione della gioventù perduta ed
abbandonata è un’opera disegnata da Dio e destinata a lasciare molto
bene…”
Ecco quindi che l’emblema della Congregazione riporta al
centro il simbolo per eccellenza di S.Pietro apostolo, le Chiavi poste in
decusse (simbolo di cui si è già trattato in precedenza), sormontate da una
Croce latina, le quali sostengono delle catene aperte a forma di stella, con due
ceppi, anch’essi aperti.
Questo emblema è circondato dalla divisa: SOLVE
JUBENTE DEO TERRARUM PETRE CATENAS, che conferma le finalità proprie
della Congregazione.
CONGREGAZIONE DELLE
S.S. STIMMATE DI N.S.G.C. (Stimmatini)
Congregatio a Ss.
Stigmatibus D.N.I.C.: C.S.S. (1816)
Lo stemma stimmatino, ideato dal P. José Trecca C.S.S. di
Verona, è troncato, diviso in due parti da
una banda centrale d’argento posta in fascia; nel campo superiore azzurro
dello scudo ovale, sono poste cinque stelle d’oro a sei punte disposte in
croce; in quello inferiore, di colore rosso,
due gigli bianchi affiancati e fasciati dal motto: EUNTES
DOCETE.
Lo
scudo è ornato da rami d’olivo.
Questa
è la spiegazione dei vari elementi dello stemma nelle intenzioni
dell’ideatore.
Le
cinque stelle indicano le Cinque
Piaghe o Sacre Stimmate di Gesù Cristo.
I
due gigli indicano i Santi Sposi,
Maria e Giuseppe, Patroni dell’Istituto.
L’azzurro
del campo superiore significa la fede, della cui forza la Congregazione intende
avvalersi per riuscire a portare i suoi membri alla santità.
Il
rosso del campo inferiore significa la
Carità di cui gli Stimmatini si devono armare nel loro apostolato.
La
fascia d’argento che divide lo scudo
significa la concordanza fra
l’innocenza della vita e la purezza delle intenzioni, attraverso la quale
gli Stimmatini riceveranno il premio della vittoria.
CONGREGAZIONE
DI SANTA CROCE
Congregatio a S.Cruce:
C.S.C. (1837)
D’azzurro alla Croce alta
e raggiante posta su due ancore in decusse, il tutto d’argento. Sotto lo scudo
in un cartiglio il motto: SPES UNICA.
Tale motto è preso dall’inno della festa della Santa Croce
(14 settembre) il quale recita: “O Cruz
ave, spes unica”.
Lo stemma originario era diverso e rappresentava i tre cuori
(di Gesù, di Maria e di S.Giuseppe) posti sopra un’ancora (simbolo della
speranza cristiana). Questi rappresentavano i tre rami della fondazione
primitiva: i padri (Cuore di Gesù), i fratelli (Cuore di S.Giuseppe) e le suore
(Cuore di Maria) ma il Papa, nel 1856, non ha voluto approvare le tre società
insieme. In più il fondatore, Basilio Moreau scoprì nel 1857, che il Papa non
approvava la devozione al Cuore di S.Giuseppe. Allora il P. Moreau cambiò lo
stemma come ancora oggi lo vediamo.
AGOSTINIANI
DELL'ASSUNZIONE (Assunzionisti)
Congregatio Augustinianorum
ab Assumptione: A.A. (1845)
Gli Azzunzionisti negano di avere uno stemma ed un sigillo
ufficiale, [7] ma in pratica usano il bel
sigillo ovale in stile gotico, che fra l’altro è stato già pubblicato sul
DIP (Vol. 1, col. 383) come stemma della Congregazione.
All’interno del sigillo troviamo in una cornice
architettonica la Vergine assunta in cielo in una nube, ai piedi della quale
abbiamo due figure inginocchiate ed oranti: la prima dovrebbe essere S.Agostino
e la seconda una figura femminile (forse S.Monica, madre di S.Agostino?).
Il motto apostolico della Congregazione è “ADVENIAT
REGNUM TUUM”
FIGLI
DELLA B.V. IMMACOLATA DI FRANCIA
Congregatio Filiorum B.M.V.
Immaculatae: F.M.I. (1828)
La Congregazione non ha uno stemma., ma è dotata di un
sigillo ufficiale molto semplice riportante la denominazione in lingua francese
e la località di fondazione, all’interno del quale è rappresentata la
Vergine Maria con una corona di stelle,
la quale sostiene l’infante Gesù sul braccio destro. Il sigillo parla da
solo: Maria e Gesù e riportando le parole del fondatore L.M. Baudouin “perché
e dolce essere condotti da Maria a Gesù e per Gesù al Padre e alla Santissima
Trinità”.
La denominazione originale della Congregazione era infatti
“Bambini di Maria Immacolata”.
CONG. DEL SANTISSIMO SACRAMENTO (Sacramentini)
Congregatio Presbyterorum a
Ssmo Sacramento: S.S.S. (1856)
La Congregazione ha attualmente per
emblema il Santissimo Sacramento, vale a dire l’Eucarestia nelle sue due forme
del pane e del vino. I Sacerdoti portavano fino a qualche tempo fa sul lato
sinistro del petto, come segno distintivo, un ostensorio in tessuto ricamato di
bianco, concesso da Pio IX nel 1890 [8]
Oggi vengono usati come simboli identificativi un calice e un
pezzo di pane stilizzati . La Curia
generalizia usa invece nel proprio logo una pane rotondo visto dall’alto e
attraversato per l’intero da una
Croce. Alcune province usano poi emblemi propri, riportante una sezione di
calice e un pane rotondo attraversato da tre linee ondulate all’interno di un
globo terrestre, a sottolineare l’azione
redentrice del Cristo sul mondo intero.
I Sacramentini vogliono promuovere una migliore conoscenza
dell’Eucarestia e formare Comunità cristiane ispirate da Essa anche
attraverso l’adorazione eucaristica. Ecco quindi spiegato l’ostensorio
contenente l’ostia consacrata; come simbolo della Chiesa l’ostia sostituì
il calice nel corso del XVIII secolo.
Oggi si è riscoperto il valore storico della simbologia del
calice (contenente il sangue di Cristo) e anche l’ostia consacrata è
rappresentata nella sua forma originaria di pane (il corpo di Cristo).
Un’antica tradizione teologica congiunge inoltre il pane
dell’Eucarestia con la vita attiva e il vino dell’Eucarestia con quella
contemplativa.
CONGR. DELLA RESURREZIONE DI N.S.G.C.
(Risurrezionisti)
Congregatio a Resurrectione
D.N.I. Chr.: C.R. (1836)
Lo stemma, racchiuso all’interno di un sigillo dalla forma
cosiddetta “a navetta”, consiste nel semplice simbolo della bandiera, o
vessillo di Gesù Cristo risorto con il pieno titolo della Congregazione in
latino. Al vessillo costantiniano, appeso ad un’asta in forma di croce e
raggiante è sovrapposto il chrismon
(il monogramma di Cristo XP [9])
ai lati del quale sono poste le lettere greche
Alfa (principio) e Omega
(fine).
Il simbolo del “vexillum” è conosciuto ed usato fin
dalle origini del cristianesimo ed è stato semplicemente adottato da questa
Congregazione che si ispira alla Risurrezione di Cristo.
Nell’epoca tarda romana il Vessillo della Croce, posto su
una lunga lancia con una sbarra da cui pendeva una bandiera di seta rossa o
purpurea con una croce bianca, era portato come insegna imperiale
dall’eser-cito romano. Al tempo della vittoria di Costantino su Massenzio il
labaro portava sulla estremità superiore il monogramma di Cristo entro una
ghirlanda dorata.
Con l’aggiunta delle figure delle guardie addormentate
accanto al sepolcro, caratterizzato come simbolo di Pasqua, appare su diversi
sarcofaghi cristiani.
MISSIONARI FIGLI DEL CUORE IMMACOLATO
DI MARIA (Claretiani)
Congregatio Missionariorum
Filiorum Immacolati Cordis B.M.V.: C.M.F. (Cordis Mariae Filius) (1849)
Lo stemma attuale della Congregazione è stato voluto dal
Capitolo generale del 1912, ma approvato in data 6 aprile 1914 e sostituisce
altri stemmi precedenti, fra cui quello ideato dallo stesso fondatore S.Antonio
Maria Claret nel 1857.
Lo stemma si presenta abbastanza complesso e porta
all’interno di uno scudo d’oro il Cuore di Maria, cinto di rose e trafitto
da una spada. Lo scudo è sostenuto dall’Arcangelo Michele che impugna la
spada. Sulla destra compare la Croce e sulla sinistra il bastone del pastore.
Nella parte inferiore si vede un cartiglio svolazzante con il motto: (SURREXERUNT)
FILII EIUS (ET) BEATISSIMAM PREDICAVERUNT.
Secondo l’interpretazione fornita all’autore da P. Gaspar
Quintana Jorquera CMF, Segretario generale della Congregazione, questo è il
significato dei vari elementi che compongono lo stemma.
Il Cuore di Maria che
si trova al centro, occupando lo spazio principale e più nobile dello stemma,
è per il Claret il simbolo della carità ardente e delle fede obbediente con
cui Maria coopera col Figlio redentore alla realizzazione del piano salvifico di
Dio sull’umanità.
L’angelo, che
occupa lo spazio superiore, raffigura S.Michele, il quale, per il Claret, è il
capitano della lotta contro i poteri dell’inferno. Il Fondatore lo volle come
compatrono della Congregazione. La spada sopraelevata,
che egli porta in mano è simbolo della parola di Dio (cf. Eb 4, 12).
Sulla destra troviamo la croce,
e sulla sinistra il bastone del pastore
(“virga tua et baculus tuus”: Salmo 22, 4) che indicano la condizione
itinerante del missionario che annuncia il Vangelo.
Il motto latino è un testo biblico dei Proverbi (31, 28) in
cui si parla della donna perfetta che impersona la Sapienza. Alcuni Dottori
della Chiesa hanno applicato queste parole alla Vergine Maria, la Donna perfetta
che collabora con Gesù Cristo, la Sapienza di Dio incarnata.
Ciò starebbe ad indicare a coloro che portano lo stemma, cioè
i Missionari Claretiani, l’ideale della loro vita: proclamare Beata Maria, la
Serva del Signore (Lc 1, 48).
CONGR. DEL SACRO CUORE DI GESU'
(Padri di Timon David)
Congregatio Sacratissimi
Cordis Iesu: S.C.I; T.D. (1852)
Lo stemma della Congregazione rappresenta su fondo bianco o
d’argento due bande rosse parallele poste in palo con al centro il Sacro Cuore
di Gesù raggiante, sormontato da una fiamma e coronato di spine, secondo
l’iconografia tradizionale.
I colori delle due bande sono di rosso in riferimento al
colore del Sacro Cuore di Gesù, che dà il nome alla Congregazione, mentre i
raggi dorati simboleggiano l’irragiamento dell’amore di Cristo sul mondo,
irragiamento al quale partecipa l’Istituto per il suo apostolato specifico
presso i giovani.[10]
GIUSEPPINI DEL BELGIO
Institutum Iosephitarum
Gerardimontensium: C.I. (1817)
Lo stemma dei Giuseppini Belgi rappresenta semplicemente,
all’interno di una Croce latina, il chrismon
(il monogramma costantiniano di Cristo XP) affiancato dall’Alfa e dall’Omega
[11].
Ai piedi della Croce troviamo la sigla dell’Istituto CJ.
Gli elementi contenuti nell’insegna dei Giuseppini non
sembrano fare alcun riferimento al Patronato di S.Giuseppe, ma sono chiaramente
cristologici.
SOCIETA' SALESIANA
DI S.GIOVANNI BOSCO
(Salesiani)
Societas S.Francisci
Salesii: S.D.B. (1859)
Lo stemma, per i Salesiani, ha sempre rivestito una certa
importanza e l’argomento è stato molto approfondito in seno alla
Congregazione. Esso fu ideato dallo stesso fondatore dell’Istituto, San
Giovanni Bosco, e fu usato per la prima volta in una circolare dell’8 dicembre
1885. Da allora non ha subito alcuna mutazione .
Ne forniamo la descrizione araldica, così come formulata
dall’esperto di araldica Giorgio Aldrighetti.
D’azzurro, all’ancora di
due uncini d’argento, cordata d’oro, posta in palo, accompagnata a destra
dal busto del vescovo San Francesco di Sales nimbato d’oro, con il volto e le
mani di carnagione e l’abito prelatizio rosso, volto a sinistra, nell’atto
di scrivere su di un libro d’argento posto sopra uno scrittoio al naturale, il
tutto nascente dalle nuvole d’argento; accompagnata a sinistra di un cuore di
rosso fiammeggiante d’oro sormontato da una cometa a sei punte con la coda
posta in banda, il tutto d’argento; accompagnata in punta da un bosco
desinente in colline e montagne innevate, il tutto al naturale. Lo scudo di
forma ovale, accartocciato, è cimato da una croce latina trifogliata d’oro
raggiante; dalla punta della croce si diparte un fascio di raggi d’oro in
sbarra che raggiunge la nimbatura del Santo vescovo. Accollati allo scudo due
rami di palma e di alloro al naturale, fogliati di verde, decussati alle
estremità e nell’orlatura del capo due ghirlande di rose fiorite e fogliate
al naturale: Sotto lo scudo, nella lista bifida e svolazzante d’oro, il motto
in lettere maiuscole di nero: DA MIHI ANIMASCAETERA TOLLE.
Dalla figura si osserva come lo stemma dei Salesiani,
(disegnato dal prof. Boidi di Torino per essere posto nella chiesa del Sacro
Cuore di Roma e approvato dal Capitolo Superiore il 12 settembre 1884), non
rispetti pienamente le norme dell’araldica, perché esso doveva servire nelle
intenzioni di Don Bosco a ricordare, attraverso le immagini contenute, le regole
fondamentali della Congregazione.
Cerchiamo ora di riassumere la lettura dello stemma, dal
materiale gentilmente inviato all’autore dall’Istituto Storico Salesiano e
tratto dalle “Memorie Biografiche” (vol. XVII, p. 365-366 e dagli “Annali
della Società Salesiana” D.E.Ceria (vol. I, p. 530-531).
La stella raggiante
indica la fede; la stella che dà luce è simbolo della luce, per i cristiani:
la luce della fede.
La grande ancora
rappresenta la speranza; essa è anche considerata simbolo di fermezza, di
solidità, di tranquillità e di fedeltà. L’ancora è uno dei primi simboli
cristiani; Clemente d’Alessandria nel “Pedagogo” ricorda ai cristiani che
portano l’anello (o sigillo) “Le nostre incisioni siano una colomba, o un
pesce, o una nave spinta dal vento.. o un’ancora di una nave”. (Pedag.
1.III,c.XI). I Mistici insistono sull’ancorare la propria anima in Cristo,
unico mezzo di evitare il naufragio spirituale e recitano “mia ancora e mia
croce”.
Il cuore infiammato
nello stemma salesiano ricorda la carità ardente.
Il Santo vescovo
raffigurato è San Francesco di Sales, patrono della Congregazione; si ispira ad
una tela che si conserva nel monastero delle Visitandine a Torino, ma con
l’aggiunta di una penna e di un foglio,
verosimilmente ad indicare l’attività di Don Bosco e dei Salesiani in campo
culturale e giornalistico.
Il boschetto ci
ricorda il cognome di Don Bosco; le montagne
rappresentano le finalità, di alto livello, cui tende la Società; alte,
verticali, elevate, vicine al cielo, partecipano del simbolismo della
trascendenza.
L’alloro e la palma
nello stemma salesiano indicano il riconoscimento di chi dedica la sua vita alla
cultura e alla saggezza; in particolare l’alloro, come tutte le piante
sempreverdi, è legato al simbolismo dell’im-mortalità, mentre la palma viene
universalmente considerato simbolo di vittoria, di ascensione di rigenerazione
e, per i cristiani, anche di immortalità. La palma come riferimento alla
vittoria di Cristo sulla morte, nella risurrezione, è spessa unita al
monogramma di Cristo e si incontra su moltissimi sarcofagi e affreschi antichi.
Le rose evocano un
sogno del Santo, nel quale egli camminava con i suoi allievi in un giardino
fiorito, in cui vi era un “pergolato di rose”
con spine pungenti.
Il motto “DA MIHI ANIMAS CAETERA TOLLE”, voluto
dallo stesso Don Bosco in sostituzione di altri precedentemente proposti, indica
che il fine supremo dell’opera educatrice della Congregazione è la salvezza
delle anime.
Non mancano riferimenti a Gesù e alla Madonna: sono ancora
l’ancora, la stella e il cuore (Gesù) e infine, il colore del campo, azzurro,
che richiama Maria Ausiliatrice (la Madonna è sempre raffigurata con occhi e
manto azzurri).
MISSIONARI
DEL SACRO CUORE DI GESU'
Missionarii Sacratissimi
Cordis Iesu: M.S.C. (1854)
Il sigillo a forma di navetta della Congregazione porta al
centro un scudo con il Sacro Cuore di Gesù sanguinante, coronato di spine e
sormontato da fiamme e da una crocetta, posto sopra un mazzo di fiori non
facilmente identificabile (rose?). La rosa sarebbe in questo caso appropriata,
in quanto nella simbologia cristiana,
è sia la coppa che raccoglie il sangue del Cristo, sia la trasfigurazione delle
gocce di questo Sangue, come anche il simbolo delle piaghe di Cristo.
Sopra e sotto lo scudo in cartigli posti tra i fiori abbiamo
la divisa: AMETUR UBIQUE TERRARUM COR JESU SACRATISSIMUM.
La certezza del fondatore, P. Giulio Chevalier era che “Il
Cuore del divin Maestro è … la salvezza del mondo, il rimedio a tutti i mali,
la forza del cristiano… la devozione al sacro Cuore di Gesù… abbraccia
tutto ed ha una risposta per tutto”.
RELIGIOSI DI
S.VINCENZO DE' PAOLI
Congregatio Religiosorum
S.Vincentii a Paulo, Patrum et Fratrum: R.S.V. (1845)
Lo stemma della Congregazione, fondata con il nome di “Frères
de St.Vincent de Paul” da J.L. Le Prevost, fu adottato nel 1871 ed è
così descritto: [12]
D’azzurro, caricato da un
covone di grano d’oro sormontato da una Croce trifogliata dello stesso. Lo
scudo timbrato da un cuore di
rosso coronato di spine di verde, ai raggi d’oro e fiammeggiante dello stesso.
Il tutto è circondato da una fascia svolazzante che forma tre lobi, con
il motto: OMNI
MODO CHRISTUS ANNUNTIETUR.
Il covone di grano
rappresenta la moltitudine delle anime che attende di essere raccolta e salvata,
[13] il frumento l’unione
dei cuori, la croce d’oro è
l’unico segno della consacrazione religiosa dei membri della Congregazione,
vale a dire, l’abito di religione.
Il cuore ardente è
il simbolo della Carità, caratteristica di tutte le opere ispirate a S.Vincenzo
dè Paoli, oltre a rappresentare la devozione al Sacro Cuore di Gesù.
Il motto fa
riferimento alle molte opere dell’Istituto e all’unico scopo che questo deve
perseguire.
PRETI DEL SACRO CUORE DI GESU' DI BÉTHARRAM
Societas Presbyterorum Ssmi
Cordius Iesu de Bétharram
(1832)
Lo scudo si presenta troncato semipartito. Nella parte
superiore è rappresentato il Sacro Cuore di Gesù cinto da una corona di spine
e sormontato da una crocetta; la parte inferiore è divisa in due sezioni. La
sezione di destra vede raffigurato il monogramma mariano con l’intreccio di M
e A, sopra un ramo di quercia; quella di sinistra la Croce del calvario di Bétharram
(luogo presso il santuario di Bétharram ove è attribuito uno dei tre miracoli
legati alla località che si trova presso Lourdes in Francia.
Lo scudo è timbrato dalle iniziali F.V.D. (Fiat
Voluntas Dei) che è uno dei motti più amati dal fondatore della
Congregazione, san Michele Garicoïts, che racchiude in sé il nucleo centrale
della spiritualità della stessa: sia fatta sempre la volontà di Dio come
Cristo attraverso il mistero dell’Incarnazione: “Ecco, io vengo per fare, o
Dio, la tua volontà” (Ebr. 10, 7).
Sopra e sotto lo stemma è riportato in forma abbreviata in
due cartigli il nome latino della Congregazione.
OBLATI DI
S.FRANCESCO DI SALES
Institutum Oblatorum
S.Francisci Salesii: O.S.F.S. (1871)
Lo stemma presenta in campo azzurro una Croce latina
d’argento, lo scudo timbrato da un ovale raggiante contenente le lettere V+J
e sostenuto da due rami d’alloro intrecciati in decusse con un cartiglio
contenente il motto: TENUI NEC DIMITTAM.
Non si conosce il significato delle due lettere al centro del
sole raggiante e se possa esistere un eventuale riferimento alla Vergine (Visitazione
di Maria) e a Gesù (Jesus). L’ordine femminile fondato da S.Francesco di Sales è stato
infatti preso a modello dal p.
Louis Brisson e dalla ven. Marie-Francoise Chappuis che realizzarono il sogno di
san Francesco di Sales di dare vita ad una congregazione di sacerdoti che
vivessero nello stesso spirito della Visitazione e ne continuassero il
caratteristico metodo di apostolato.
SOCIETA' DI S.EDMONDO
Societas Patrum S.Edmundi
Oblatorum S.Cordis Iesu et Immacolati Cordis Mariae: S.S.E. (1843)
La Congregazione usa oggi una semplice Croce patente di
colore rosso con le seguenti lettere poste sul braccio orizzontale: S·
S· E
Il primo scudo qui rappresentato era in uso negli Stati Uniti
fra il 1895 e il 1907 quando la Congregazione era denominata
“Oblati del Sacro Cuore di Gesù
e dell’Immacolato Cuore di Maria” .
Trattasi di “armi parlanti”, di cui daremo qui la
spiegazione:
Nella parte superiore dello scudo troncato, davanti al
simbolo dell’universo, abbiamo sulla destra il Sacro Cuore di Gesù e sulla
sinistra quello di Maria.
Nella parte inferiore troviamo con qualche variante
rappresentato lo stemma dell’Abbazia cistercense di Pontigny in Francia, dove
la Congregazione fu fondata dal Padre Muard. [14]
La struttura, qui rappresentata con tre archi, rappresenta
il ponte che attraversa il fiume Serein nei pressi dell’Abbazia di
Pontigny; la parola francese “pont”
si combina con la parola “gny”
formando “Pont(i)gny”.
La parola “nid”
suona invece in francese come la parola “gny”
in Pontigny.
I fiordalisi sono
invece il tradizionale simbolo del Regno di Francia.
Sotto lo scudo un cartiglio recita il motto: DE
CORDE MATRIS AD COR FILII.
Nel 1907, per evitare confusione con altre Congregazioni che
si richiamavano ai Sacri Cuori, il Capitolo Generale di Parigi cambiò il nome
in “Società dei Padri di S. Edmondo di
Pontigny” e venne adottato il
seguente sigillo ufficiale, ancora oggi in uso.
Originariamente era usato fin dal 1905 in Inghilterra, ma la
sua origine è a tutt’oggi sconosciuta. Il sigillo, di forma ovale
tradizionale riporta la legenda “SIGILLUM SOCIETATIS PATRUM SANCTI EDMUNDI
PONTINIACENSIS. Rispetto al primo stemma si notano la sparizione
dell’albero con l’uccello nel nido e dei due fiordalisi, tipici di Pontigny.
All’interno del sigillo è rappresentato un Religioso della
Congregazione mentre formula la professione inginocchiato davanti alla Vergine
Maria con l’intercessione del patrono S. Edmondo [15], in piedi dietro di lui.
La cerimonia della professione avviene sopra il ponte da cui
la celebre abbazia cistercense di Pontigny prese il nome, ed in questo caso
appaiono due campate al posto delle tre dello stemma precedente e dell’unica
originaria dell’Abbazia di Pontigny.
Nella parte superiore dell’ovale abbiamo una nicchia a tre
arcate architettoniche in stile gotico. Sotto l’arco destro un angelo sostiene
all’interno di un cerchio il sacro Cuore di Gesù, mentre sotto quello
sinistro un altro angelo sostiene il Sacro Cuore Immacolato di Maria.
Sotto l’arco centrale, la mano di Dio, è rappresentata
porgente una Croce in circolo verso il Religioso inginocchiato, che simboleggia
le parole di Nostro Signore: “Chi vuol venire dietro di me, rinunzi a se
stesso, prenda la sua croce e mi segua” (MT. 16, 24).[16]
MISSIONARI DI NOSTRA SIGNORA DI "LA SALETTE"
Missionarii Dominae Nostrae
a La Salette: M.S. (1852)
Il sigillo della Congregazione racchiude all’interno di un
ovale con la denominazione della stessa una Croce del Calvario sopra un poggio
posta fra due grandi lettere D
e S; La Croce è
sormontata da una stella a cinque raggi e caricata dai seguenti simboli della
passione di Gesù Cristo: all’intersezione fra i due bracci, da una corona di
spine; sul braccio destro, da una tenaglia aperta e su quello sinistro, da un
martello, posti in palo.
La stella, nella
simbologia cristiana, ha molti significati. In questo caso, posta sopra la
Croce, è segno di luce e potrebbe significare la vittoria della luce di Cristo
sulle tenebre e ancora il simbolo di Cristo “Io sono la stella radiosa del mattino” (Ap. 22, 16) e di Maria, a
cui la Congregazione è dedicata. Proprio in riferimento alla Vergine Maria
riscontriamo l’uso più ricorrente della stella a cinque punte nell’araldica
religiosa.
Il martello e la tenaglia, assieme alla corona di spine,
sono alcuni fra i più usati attributi della passione di Cristo, ma non
è chiaro il perché siano stati scelti a rappresentare il simbolo della
Congregazione.
FIGLI DELLA SACRA FAMIGLIA
Filii Sacrae Familiare Iesu,
Mariae et Ioseph: S.F. (1864)
Lo stemma della Congregazione appare nei primi documenti e
stampati dell’Istituto, già durante la vita del Padre Fondatore, B. Giuseppe
Manyanet. Al centro dello stesso campeggiano uniti i tre cuori di Gesù, Maria e
Giuseppe, contrariarmente all’uso liturgico del tempo, simbolo della comunione
familiare della famiglia di Nazareth, che il nuovo Istituto si propone di
riprodurre e propagare.
I tre cuori sono sostenuti da due rami di giglio “che
preconizzano il trionfo e la vittoria dell’opera della Sacra Famiglia nella
Chiesa e nella società, pur in molteplici difficoltà”.[17]
La scritta “CONGREGATIO FILIORUM SACRAE FAMILIAE”,
vuole applicare tutta l’allegoria del disegno all’applicazione carismatica
del Beato Manyanet: fondare una famiglia religiosa che vivesse e proponesse il
vangelo della Famiglia di Nazaret, in modo che “Ogni famiglia diventi una
nuova Nazaret”.
SACERDOTI DEL SACRO CUORE DI GESU' (Dehoniani)
Congregatio Sacerdotum a
Sacro Corde Iesu: S.C.I. (1878)
Non è mai stato stabilito dal governo generale uno stemma
ufficiale e unico per l’intera Congregazione, ma sin dai primi anni la curia
generale e le singole province lo hanno utilizzato.
Lo stemma può essere così descritto: D’azzurro ad una Croce d’argento. Nel centro della Croce il Cuore di
Gesù raggiante, simbolo del suo amore, con la corona di spine, sormontato da
una piccola croce in mezzo alle fiamme. Nell’angolo destro superiore il
monogramma della Vergine Maria (MA). Il
cartiglio posto sotto lo scudo recita: ADVENIAT REGNUM TUUM.
Negli anni 1970-1980 alcune province hanno cercato di
“modernizzare” lo stemma, mantenendo gli elementi tradizionali, come
nell’esempio raffigurato, in cui il monogramma mariano si intuisce
nell’intreccio del cartiglio sopra lo scudo e la croce è posta sul cuore.
Negli Stati Uniti lo stemma è stato “inculturato”,
adoperando i simboli della cultura degli Indiani Sioux del South Dakota, stemma
adottato anche da altre province, quali quella del Brasile meridionale e le due
Canadesi.
La provincia Tedesca ha invece il “copy-right” della
croce qui a fianco, che ha trovato ampia diffusione in tutta la Congregazione e
sta diventando una specie di distintivo dei Padri Dehoniani .
CONGREGAZIONE DI S. GIUSEPPE
(Giuseppini del Murialdo)
Congregatio S.Ioseph: C.S.I.
(1873)
Lo stemma della Congregazione è formato dalle lettere
iniziali di Iesus, Maria e Ioseph – I.M.I. – dentro una linea ovale
circondata da raggi (o sole raggiante).
Esso intende rischiamare l’intima unione della famiglia di
Nazareth, modello per i confratelli, di vita povera, nascosta e laboriosa.
MISSIONARI COMBONIANI DEL CUORE DI GESU'
Missionarii Comboniani
Cordis Iesu: M.C.C.I. (1867)
Lo stemma dell’Istituto consiste in una rappresentazione
del continente africano con la scritta NIGRIZIA sormontato da un sacro Cuore di
Gesù raggiante.
La raffigurazione del Continente africano si rifà al
fondatore, il Ven. Daniele Comboni che fu apostolo dell’Africa o più
precisamente della Nigrizia, campo di lavoro ereditato e continuato dal suo
Istituto.
Il Sacro Cuore di Gesù sormontato dalla Croce era già
presente nello stemma episcopale di Comboni, il quale consacrò
poi l’Istituto al Cuore di Gesù, qualifica aggiunta al titolo di
Missionari Comboniani.
Dal Cuore di Gesù e dalla Croce si irradia la luce di
salvezza per il mondo intero.
MISSIONARI DI
S.GIUSEPPE NEL MESSICO
Societas Missionariorum a
S.Ioseph: M.I.; S.S.I. (1872)
Lo stemma della Congregazione contiene al centro
l’abbreviazione a grandi lettere del nome di IOSEPH, posta sopra una
ramo di giglio , simbolo di San Giuseppe; al di sopra delle lettere è posto lo
Spirito Santo, rappresentato in forma di colomba, dalla quale si irradiano raggi
di luce che avvolgono San Giuseppe e lo introducono al mistero della redenzione.[18]
CONGR. DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
(Missionari di Scheut)
Congregatio Immacolati
Cordis Mariae: C.I.C.M. (1862)
Lo stemma della Congregazione si presenta piuttosto complesso
e non di facile interpretazione.
Esso fu scelto nel corso del Concilio Generale del 5/10/1933
ed è così descritto, senza nessuna altra spiegazione.
Nella prima metà dello scudo tagliato è rappresentato “il
miracoloso tronco di Scheut” su campo seminato d’ermellino[19].
La seconda metà presenta un cuore accompagnato da 12 stelle d’oro in campo
azzurro. Lo scudo è racchiuso da una cintura con il motto: COR
UNUM (ET) ANIMA UNA.
Secondo P. Raymond Renson, CICM, il significato delle stemma
dovrebbe essere il seguente.
Il “miracoloso tronco di Scheut” si riferisce alla
miracolosa statua di Nostra Signora delle Grazie conservata a Scheut in Belgio,
Casa madre della Congregazione. Il cuore con 12 stelle d’oro si riferisce al
testo della Rivelazione, 12,1, dove è scritto: “Un grande segno apparve nel cielo, una donna…. con la luna sotto i
suoi piedi e con in testa una corona di dodici stelle”.
Fin dai primi tempi il motto “Un cuore, un’anima” è
stato spesso usato come un appello all’unità dell’Istituto.
SOCIETA' DEL
DIVIN VERBO (Verbiti)
Societas Verbi Divini:
S.V.D. (1875)
Lo stemma è quello usato dalla Curia generalizia e dal
Superiore generale, ma ogni provincia della Congregazione ha un proprio stemma
particolare.
Esso rappresenta all’interno di uno scudo araldico una
Croce latina del calvario posta su di un monte al naturale, dalla cui
intersezione dei bracci partono quattro serie di tre raggi ciascuna. Ai piedi
della Croce due cunei fissano la stessa al terreno.
Esiste anche uno “spillone” simile allo stemma, caricato
delle lettere S V D (sigla
dell’Istituto) poste la prima a destra della croce, la seconda nell’angolo
inferiore, ai piedi della croce, e la terza alla sinistra della stessa. Questo,
seguendo le indicazioni date dal Fondatore, presenta in un campo d’oro la
Croce e il monte di rosso.
Non si possiedono spiegazioni dello stemma dei Verbiti che
siano state tramandate dal Fondatore.[20]
SOCIETA' DEL
DIVIN SALVATORE (Salvatoriani)
Societas Divini Salvatoris:
S.D.S. (1881)
Lo stemma, o meglio, il sigillo, della Congregazione mostra l’effige del Salvatore docente
con la Croce sullo sfondo ed un libro aperto in mano con le lettere greche Alfa
e Omega [21]
con l’iscrizione circolare: Jesus Christus, Dei Filius, Salvator.
Non necessita di commenti il chiaro
riferimento iconografico al nome stesso della Congregazione.
PIA SOCIETA'
DI S. FRANCESCO SAVERIO
PER LE MISSIONI ESTERE (Saveriani)
Pia Societas S.Francisci
Xaverii pro exteris missionibus: S.X. (1898)
Lo stemma della Congregazione è composto secondo il tipico
gusto estetico ottocentesco di cui si è parlato in premessa, senza tenere conto
delle regole tipiche dell’araldica, ed è privo di smalti.
Esso presenta al centro di uno scudo troncato, una fascia con
la scritta CARITAS CHRISTI URGET NOS che, secondo gli esegeti, può
significare “l’amore che Cristo ci porta” (e che ci spinge
all’apostolato); oppure “l’amore che noi portiamo a Cristo” (e che ci
spinge all’apostolato).
Nella parte superiore abbiamo il mondo con i vari continenti,
sormontato da una croce raggiante: la luce di Cristo che salva il mondo.
Nella parte inferiore è raffigurato un paesaggio
naturalistico con al centro un missionario che predica a dei nativi con una
piccola croce nella mano destra alzata. (potrebbe trattarsi dello stesso S.
Francesco Saverio).
Lo scudo è timbrato da una corona di spine (la predicazione
del Vangelo è accompagnata dalla sofferenza) e sorretto da due foglie di palma
(sofferenza che potrebbe arrivare fino al martirio).
In basso il motto “FIET UNUM OVILE ET UNUS PASTOR”
è tratto dal Vangelo di S.Giovanni (10, 16).
MISSIONARI
DI S.CARLO (Scalabriniani)
Congregatio Missionariorum a
S.Carolo: C.S. (1887)
Lo stemma dei Missionari di S.Carlo è quello personale di
San Carlo Borromeo, il Santo protettore scelto dal ven. G.B. Scalabrini,
fondatore della Congregazione.
Esso è formato semplicemente dal motto HUMILITAS (che era
della Famiglia Borromeo e secondo la tradizione risalirebbe all’imperatore
Federico Barbarossa, leggendario avo di S.Carlo) scritto in caratteri gotici e
timbrato da una corona posta fra le lettere h e l.
OBLATI DI S.GIUSEPPE (Giuseppini d’Asti)
Congregatio Oblatorum
S.Ioseph, Astae Pompejae: O.S.I. (1878)
Disegnato da Natale Brusisco, religioso sacerdote
dell’Istituto, lo stemma risale all’inizio del XX secolo; non sappiamo se
l’autore, per la composizione generale e la scelta degli elementi, si sia
riferito a fonti preesistenti.
All’interno dello scudo ovale, l’elemento principale è
formato dal nome JOSEPH, che illumina con la sua luce il mare in tempesta
e allo stesso tempo sorregge l’ancora
in segno di protezione. Il simbolismo del disegno è ripreso in forma espressiva
dal motto latino, nel cartiglio della parte inferiore dello stemma: “SALUS
NOSTRA IN MANU TUA”. Si evidenzia così il ruolo di san Giuseppe nei
confronti della Congregazione: non solo “Titolare”, ma anche Padre e
Protettore speciale.
Completano lo stemma: in alto una stella raggiante con la M
di Maria, a designare che la Vergine è Madre e Regina degli Oblati; ai lati, due
rami, uno senza fiori e l’altro fiorito. Significherebbero,
rispettivamente, le virtù nascoste tipiche di S.Giuseppe (l’umiltà, la laboriosità,
il nascondimento…) e la loro fecondità
apostolica, espressa dai fiori abbondanti.
ISTITUTO MISSIONI CONSOLATA
Institutum Missionum a
Consolata: I.M.C. (1901)
La Congregazione è dotata di due sigilli. Quello ad
inchiostro, di forma circolare, presenta al centro una stella a sei punte
raggiante, tipico emblema mariano, all’interno della quale è posto il
monogramma con la sigla dell’Istituto e cioè IMC.
Quello a secco, più grande (che non è stato possibile per
ragioni tecniche rappresentare), sempre di forma circolare, al centro ha
raffigurata la Madonna Consolata con il bambino in braccio; attorno alla figura
è presente una scritta in piccolo con il motto dell’Istituto: ET
ANNUNTIABUNT GLORIAM MEAM GENTIBUS; come nel sigillo precedente è
poi presente una scritta più grande, esterna, riportante il nome latino della
Congregazione.
MISSIONARI DELLA SACRA FAMIGLIA
Congregatio Missionariorum a
S.Familia: M.S.F. (1895)
Lo stemma consiste in una Croce greca di colore nero
all’interno di un cerchio, alla quale è sovrapposta esattamente una stella
bianca a quattro punte (detta anche croce
stellata). All’esterno del cerchio è riportata la denominazione latina
della Congregazione con l’indicazione della sede della Casa Generalizia
(Roma).
Ecco il significato dato allo stemma dalla Congregazione
stessa:
La Stella è il
segno della venuta del Salvatore, della sua incarnazione;
La Croce è per i
Missionari il simbolo della realizzazione dell’opera di redenzione, nel
mistero della morte e della resurrezione di Gesù Cristo.
Il
Cerchio ricorda l’ordine di Cristo
ai Missionari di portare il suo Vangelo a tutti i popoli della terra.
SERVI DELLA CARITA'
(Opera Don Guanella)
Congregatio Servorum a
Charitate: S.d.C. (1908)
Lo stemma dei Guanelliani consiste in una Croce del calvario
biforcata e pomettata su tre monti al naturale; all’intersezione dei bracci
della croce è posto il Sacro Cuore di Gesù fiammeggiante e raggiante. Al di
sopra della Croce, ma dentro lo scudo il motto della Congregazione: IN
OMNIBUS CHARITATIS.
Non si conoscono i colori e gli smalti dei vari elementi
dello stemma.
PICCOLA
MISSIONE PER I SORDOMUTI
Congregatio parve Missionis
ad sordos-mutos (1903)
Lo stemma riproduce il Sacro Cuore di Gesù (La
Congregazione è consacrata al Cuore di Gesù) fiammeggiante e sormontato
dalla Croce all’interno di una grande corona di spine (che solitamente invece,
cinge il cuore); dall’insieme si irradiono grandi raggi disposti a forma di
croce patente che significano l’amore di Gesù e, in questo caso specifico,
l’amore verso i Sordomuti.
Sotto lo stemma spesso troviamo le parole “DIO SOLO!” che
è il motto dell’Istituto, i cui membri cercando “Dio solo” nella loro
vita, impegnandosi a lavorare in favore dei Sordomuti per “Dio solo!”. [22]
MISSIONARI DI MARIANNHILL
Congregatio Missionariorum
de Mariannhill: C.M.M. (1909)
Il sigillo della Congregazione, di forma circolare, contiene
all’interno uno scudo con lo stemma vero e proprio e tre medaglioni contenenti tre importanti campanili delle
principali chiese della stessa, disposti sulla fascia che contiene il titolo: SUPERIOR
GENERALIS CONGREGATIONIS MISSIONARIUM DE MARIANNHILL.
Quello in alto, di Mariannhill, con il motto PRO
DEO;
quello a destra, di Kevelaer, centro di pellegrinaggio, con il motto ORA
ET LABORA;
quello a sinistra, di Reichenau, la prima missione fuori di Mariannhill, con il
motto ….. DOCET.
All’interno dello scudo che appare in forma cappata, di
nero e di bianco, abbiamo S.Anna e la Vergine Maria con il bambino, in
riferimento al toponimo MARIA ANNA HILL (Collina di Maria e Anna) dove è nata
la Congregazione ed è ancora posto il monastero principale.
Nell’angolo superiore destro è posto il monogramma
costantiniano del nome di Cristo XP
fra le parole SAL REX.
Nell’angolo superiore sinistro è posto il monogramma nP
fra le lettere A e M (Ave Maria).
Il monastero di Mariannhill, situato in Sudafrica nei pressi
di Durban è nato come monastero trappista nel 1882, e possiede uno stemma
proprio.
Esso è composto da uno scudo contenente il monogramma MH
(Mariannae Hill) con la H sovrapposta alla M e l’aggiunta di una croce posta
sull’asta orizzontale della stessa. Al di sopra dello scudo è posta la figura
di S.Anna con la Vergine Maria bambina, fra la scritta latina COLLIS MARIANNAE.
Sotto lo scudo è riportato il motto benedettino ORA ET LABORA;
il tutto è posto all’interno di uno sfondo roccioso.
MISSIONARI DEGLI OPERAI
Institutum Missionariorum
Opificum: M.O. (1894)
Lo scudo è di rosso allo scaglione d’argento; nella parte
superiore destra è posta una Croce, in quella sinistra una spada. In punta si
trovano le lettere disposte a formare il monogramma “J.M.J.” (Gesù, Maria, Giuseppe), in quanto la Sacra Famiglia è
la Patrona della Congregazione.
Sotto lo scudo è posto un cartiglio con il motto della
Congregazione: JUSTITIA ET CARITATE; è con questi mezzi (Giustizia e
Carità) che i Missionari degli Operai vogliono mettersi al servizio degli
operai, rispondendo anche all’appello lanciato dal pontefice Leone XIII con
l’enciclica “Rerum Novarum” nel 1891.[23]
MISSIONARI DELLO SPIRITO SANTO
Missionarii a Spiritu
Sancto: M.Sp.S. (1914)
La Congregazione, di matrice messicana, ha per fine quello di
rinnovare la vita cristiana e promuovere le vocazioni sacerdotali e fa parte
delle Obras della Cruz ispirate alla
serva di Dio Concepciòn Cabrera de Armida; nello stemma è centrale
e dominante infatti l’elemento della Croce di Cristo, unitamente allo
Spirito Santo in forma di colomba che si libra sulla stessa.
Lo scudo è troncato, la parte superiore (o capo) di rosso ad
una colomba bianca ad ali spiegate, quella inferiore d’azzurro ad una Croce di
legno al naturale; al centro della stessa il Sacro Cuore fiammeggiante di Gesù
trafitto dalla lancia.
Sotto lo scudo, all’interno di un cartiglio svolazzante,
troviamo il motto della Congregazione: IN CARITATE DEI ET SAPIENTIA
CHRISTI.
MISSIONARI DEI SACRI CUORI DI GESU' E MARIA (Mallorca)
Congregatio Missionariorum
SS.Cordium Iesu et Mariae (Mallorca): M.SS.CC. (1890)
Lo stemma, voluto dal Fondatore, P. Joacchino Roselló si
richiama semplicemente alla denominazione stessa della Congregazione e consiste
infatti nei Sacri Cuori di Gesù e Maria raggianti, raffigurati secondo i canoni
tradizionali già visti ed illustrati nella prima parte di questo lavoro.
SOCIETA'
DI SAN PAOLO
Societas a Sancto Paulo
Apostolo: S.S.P. (1914)
Lo stemma della Famiglia Paolina fu ideato dal beato T.G.
Giaccardo su indicazione dello stesso fondatore Don Alberione, e fu quindi da
questo assunto e così spiegato nel 50° di fondazione (20 agosto 1964):[24]
“In alto splende la figura dell’OSTIA SANTA, che irradia
luce e calore su tutto il complesso. E’ Gesù Cristo Divino Maestro, Via e
Verità e Vita. Indica il pane quotidiano che nutre, allieta, fortifica e
santifica. Siamo nati dall’eucarestia.
Dopo l’alimento divino, la luce divina: il LIBRO-BIBBIA.
Per il Paolino è la quotidiana lettura, il Libro primo sa riprodursi e
diffondersi; il contenuto è la sostanza di tutto il nostro insegnamento.
La PENNA è il primo strumento della comunicazione sociale ed
indica tutta la serie degli altri strumenti: macchinari, carta, pellicole,
radio, televisione…
L’ISCRIZIONE sul libro è presa da San Paolo. “Ut
innotescat per Ecclesiam (multiformis) sapientia Dei”. San Paolo indica la
nostra posizione di figli e umili servi della Chiesa, custode e maestra della
Sapienza rivelata da Dio.
La SPADA ha un doppio significato: E’ attributo di San
Paolo che fu decapitato alle Tre Fontane presso Roma, vittima del suo zelo.
Altro significato: dice San Paolo, la
parola è spada che divide e separa l’uomo dallo spirito del mondo e dalla
schiavitù del male.
La scritta ALBA al centro del cartiglio ha due indicazioni.
La prima indica la patria d’origine della Famiglia Paolina, Alba in Piemonte,
dove nel 1914 si fece la benedizione della prima casetta e della piccola
tipografia. Ma indica anche i quattro evangelisti, nei loro simboli: Angelo
(San Matteo), Leone (San Marco), Bue (San Luca), Aquila
(San Giovanni).
Il motto GLORIA DEO + PAX DOMINI scritto nel cartiglio
esprime le finalità per cui Gesù Cristo venne a salvarci. La gloria di Dio è
il fine ultimo ed assoluto dell’Incarnazione, della Redenzione e della
santificazione. Il secondo fine è la salvezza degli uomini: pace con Dio e pace
con il prossimo.
La CORNICE dello stemma si presenta come ornamento e come una
difesa a custodia dei vari simboli. Ma anche la cornice stessa è simbolo, cioè
indica come il Paolino deve custodire lo spirito religioso e compiere la sua
missione particolare.”
PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA
(Don
Orione)
Parvum opus Divinae
Providentiae: F.D.P. (1903)
Lo stemma della Congregazione fondata dal Beato Don Luigi
Orione, consiste in una Croce rossa raggiante, simboleggiante la carità, in
campo bianco (simbolo della purezza) circondata dal motto paolino INSTAURARE
OMNIA IN CHRISTO, rinforzato dall’anelito espresso nel grido appassionato
“Anime e Anime! ”, grido
evidenziato abitualmente dallo stesso Don Orione in apertura dei suoi scritti.
Lo stemma rappresenta quindi il grande ideale realizzato da
Don Orione soprattutto nell’adesione incondizionata al Papa e in una
molteplice attività caritativa verso i più emarginati, i rottami della società.
[25]
SOCIETA' DIVINE
VOCAZIONI (Padri Vocazionisti)
Societas Divinarum
Vocationum: S.D.V. (1920)
Lo stemma o meglio, l’emblema, della Congregazione si
presenta fra i più complessi fra quelli finora esaminati ed è particolarmente
ricco di simbologie.
Esso è formato da un grande cerchio d’oro intrecciato con
un triangolo rosso all’interno
dei quali sono posti tre cerchi più piccoli azzurri, una Croce con un cuore e
altri elementi che andiamo a descrivere, oltre a diverse scritte.
All’interno delle linee d’intersezione dei cerchi piccoli
è presente la sigla dell’Istituto: S D
V.
All’interno del cerchio più grande è posto il nome latino
della Congregazione “SOCIETAS VOCATIONUM DIVINARUM”,
la quale lavora in tre campi, Parrocchie,
Missioni e Vocazioni (scritte presenti all’interno del cerchio grande).
Essa adora Dio Padre,
Dio Figlio, Dio Spirito Santo, (scritte all’interno del triangolo divino);
adora il S.Cuore di Gesù (evidenziato
dal cerchio piccolo in alto); venera la Madonna (stella d’oro evidenziata nel cerchio piccolo inferiore destro);
venera infine S.Giuseppe (giglio bianco
evidenziato nel cerchio piccolo inferiore sinistro).
Il saluto dei Vocazionisti è infatti “Gesù, Maria e
Giuseppe” e la risposta consiste nel ripetere tale saluto.
Forniamo di seguito anche una versione leggermente diversa
dello stemma vocazionista, che seppur poco leggibile, ha il pregio di essere a
colori.
E’
interessante notare come nel disegno dell’emblema vocazionista siano state
riprese antiche simbologie trinitarie che si possono così descrivere.
Il
triangolo equilatero, legato nel cerchio
(eternità) traduce il dogma cristiano di un solo Dio in tre persone distinte.
I
tre cerchi uguali, concatenati,
formanti un’unica figura, con tre elementi uguali, hanno trovato una luminosa
realizzazione in Dante (Paradiso 33, 116) con i “tre giri di tre colori e
d’una continenza”, dove i tre
colori fondamentali, azzurro, giallo e rosso, (tralucenti le tre persone divine)
formano un nodo centrale bianco (Dio unico).[26]
I
cerchi concentrici simboleggiano anche i diversi gradi dell’essere, le
gerarchie del Cielo e, nell’iconografia cristiana, tre cerchi intrecciati uno
all’altro alludono alla Trinità. [27]
Il triangolo è uno dei simboli più carichi di significato e
compare spesso con al centro l’occhio di
Dio o con il nome ebraico di Jahvé.
Il suo significato magico, particolarmente nel suo raddoppio come stella
di David e simbolo dei massoni, ha trovato egualmente un grande sviluppo.
CONGR. DELLA
SACRA FAMIGLIA DI BERGAMO
Congregatio a Sacra
Famiglia: C.S.F. (1868)
Lo scudo si presenta interzato in banda. Nell'angolo
destro della banda è rappresentato il trigramma della Santa
Famiglia di Nazareth con le lettere
JMJ (Gesù, Maria, Giuseppe)
raggiante e coronato, posto sopra un giardino nel quale sono cresciuti
alcuni gigli ( nn. 5).
I
gigli, simbolo tradizionale, indicano la consacrazione religiosa e sono
rappresentati con una differenza di dimensioni: i tre più grandi rappresentano
i voti di povertà, castità e obbedienza. (La consacrazione indica la
particolare forma ecclesiale vissuta da questa comunità di uomini che non è
immediatamente il sacramento del presbiterato, ma la Vita religiosa). Questo
simbolo descrittivo dei personaggi della Santa Famiglia (il centro spirituale
che i religiosi e le religiose devono contemplare come ha indicato la
testimonianza della Fondatrice) è stato voluto dalla Santa Sede e inserito
appositamente nello stemma preesistente in occasione della Canonizzazione della
Beata Paola Elisabetta Cerioli avvenuta il 19 marzo 1950.
Nell'angolo superiore dello scudo sono
posti due segni che indicano la famiglia dei Cerioli da cui proviene
Paola Elisabetta. Si tratta di un grifo,
simbolo dello stato nobiliare acquisito dalla stessa. Sotto il grifo si trovano tre
ceri accesi (non
candele!), scelto come simbolo per il richiamo
fonetico della parola ‘ceri’ con ‘Cerioli’.
L'angolo inferiore presenta i due simboli propri della Famiglia Tassis, la
stirpe acquisita del marito della Fondatrice, il Sig. Gaetano Busecchi
Tassis, erede della Contessa Teresa Tassis di Comonte
di Seriate. La Famiglia Tassis è anch’essa rappresentata
con due simboli: un corno proprio di chi
svolgeva il compito di corriere postale (i Tassis avevano in appalto questo
lavoro) e un animale andante verso
destra che è precisamente un tasso
(scelto sempre per l’assonanza fonetica con il nome della Famiglia). [28]
SOCIETA' DI CRISTO
PER GLI EMIGRATI
DELLA POLONIA
Societas Christi pro
Emigrantibus Polonis: S.Chr. (1932)
Lo
stemma, o emblema, della Congregazione raffigura l’aquila imperiale polacca
coronata, librata in volo, con le
ali sostituite da una grande lettera P
(Polonia) di colore rosso, composta dalle lettere che formano il nome
dell’Istituto in lingua polacca:
TOWARZYSTWO CHRISTUSOWE DLA POLONII ZAGRANICZNEJ.
Probabilmente,
il volo dell’Aquila, emblema storico della Polonia, vuole simboleggiare il
viaggio che hanno compiuto gli emigrati polacchi, i destinatari dell’opera
apostolica della Congregazione, o quello intrapreso dai membri della stessa per
raggiungere i loro fratelli nei lontani luoghi dove questi si sono trasferiti
per ragioni di lavoro.
CONGREGAZIONE DI GESU' SACERDOTE
Congregatio Iesu Sacerdotis
(1926)
Lo stemma qui riprodotto, oggi non viene più usato dalla
Congregazione, ma è comunque l’unico esistente.
Al centro è rappresentato il Sacro Cuore di Gesù
sanguinante, ardente e sormontato da una piccola Croce entro una grande Corona
di spine, come abbiamo visto in altre Congregazioni religiose.
Al di sopra dell’emblema è posto il vecchio nome latino
della Congregazione, che si
richiamava direttamente al Cuore di Gesù (Congregazione
sacerdotale dei Figli del Cuore di Gesù), mentre al di sotto troviamo in un
cartiglio il motto IN FINEM DILEXIT, che vuole significare come Gesù
abbia amato i suoi (Apostoli, discepoli, sacerdoti) fino alla fine. (Gv. 13, 1)
CONG. DELLA FRATERNITA' SACERDOTALE
Congregatio a Fraternitate
Sacerdotali: C.F.S. (1901)
La Congregazione, al contrario di molte altre di origine
coeva, si è dotata di un bello stemma, che rispecchia i canoni tradizionali
dell’araldica e possiamo così descrivere.
Troncato al capo d’azzurro
al calice d’oro, sormontato da un’ostia raggiante d’argento; in punta di
rosso al pellicano d’argento, con la sua pietà dello stesso. Lo scudo è
accompagnato da due cartigli: il primo caricato dal nome della Congregazione e
il secondo dal motto: LAUDETUR
JESUS SACERDOS.
Secondo una interpretazione fornita dalla stessa
Congregazione, lo stemma mette bene
in evidenza i due aspetti della loro vita religiosa: l’adorazione del
Santissimo Sacramento e il servizio al Clero.
Posto in capo allo scudo, il calice sormontato dall’ostia
assegna il primato alla vita di preghiera sull’apostolato. Il calice d’oro
rappresenta Gesù sacerdote e fonte di carità; il calice sormontato
dall’ostia raggiante è il simbolo dell’adorazione eucaristica.
Il pellicano d’argento è il simbolo dell’apostolato.
Secondo la leggenda, il pellicano, non avendo trovato cibo per i suoi piccoli,
si percuoteva il petto per nutrire i suoi piccoli col suo sangue. E’ quindi
l’immagine di Gesù che dona la vita per suoi figli. Così i religiosi della
Fraternità Sacerdotale devono donare la loro vita per i Sacerdoti.
Il pellicano è rappresentato in una forma non addolcita e il
nido, d’aspetto rude, assomiglia a una corona di spine a suggerire lo stato di
sofferenza dei piccoli. Le tre gocce di sangue che sgorgano dal petto
rappresentano l’amore che dona la vita.
Anche i colori hanno il loro significato.
Lo stemma presenta gli stessi smalti di quello della città
di Parigi a suggerire che la prima casa fu fondata in quella città.
Inoltre, sempre secondo un opuscolo diffuso dalla
Congregazione, l’oro significa gloria, grandezza e carità; l’argento significa purezza, fede e costanza; l’azzurro è il segno della serenità e del culto verso la Vergine
Maria.; il rosso simboleggia
l’amore, l’ardore e la carità verso i Preti.
FRATI FRANCESCANI
DELL'ATONEMENT
Congregatio Fratrum
Adunationis Tertii Regularis Ordinis Sancti Francisci: S.A. (1898)
L’emblema della Congregazione, fondata in seno alla Chiesa
Episcopale ed ora affiliata al Terzo Ordine Francescano, consiste in una grande T
o Tau attorno alla quale è avvolto un serpente; ai lati della stessa troviamo
le lettere S (sulla destra) e A
(sulla sinistra).
Già si è parlato diffusamente dell’emblema del TAU a
proposito dell’Ordine francescano, ma in questo caso appare evidente un
riferimento al serpente di rame che fu
innalzato da Mosè nel deserto; quanti, morsi dai serpenti velenosi, rivolgevano
il loro sguardo a questo serpente, guarivano (Nm 21, 8 ss.; Gv 3, 14). Il
serpente di Mosè rappresenta quindi Gesù crocefisso.
Le lettere S e A dovrebbero rappresentare le iniziali della
prima denominazione della Congregazione: Society
of Atonement.
Il titolo Atonement
è legato al duplice significato di riconciliazione
e, diviso per sillabe, at-one-ment nel senso dell’unità che si cerca di realizzare fra i
Cristiani e le loro Chiese, fine primario della Congregazione.
MISSIONARI
SERVI DELLA SANTISSIMA TRINITA'
Congregatio Missionariorum
Servorum Sanctissimae Trinitatis: M.S.SS.T; S.T. (1928)
Lo stemma della Congregazione, di origine statunitense, è
ricco di simbolismi ed in esso predominano i colori rosso ed oro; l’oro è il
colore liturgico della divinità ed il rosso quello della carità.
Forniamo la spiegazione dello stemma, così come fornita
all’autore dalla Casa generalizia della Congregazione.
La parte centrale dello scudo simboleggia la Santissima
Trinità: la mano in gesto benedicente rappresenta il Padre; Egli simboleggia le
Tre Persone della Trinità con le dita aperte e le due nature di Cristo
attraverso quelle chiuse. La mano, l’antico simbolo di Dio Padre, deriva
dall’Antico Testamento, dove è menzionato numerose volte.
L’insegna
di Dio Padre è combinata con la croce, l’attributo di Dio Figlio. La mano di
Dio copre la parte superiore verticale del braccio della croce così che la
croce stessa dispiega solo tre braccia, simbolo della Trinità.
Sotto
la Croce è la colomba, la rappresentazione della Terza Persona della
Santissima Trinità, lo Spirito Santo. La colomba è uno dei simboli cristiani
più importanti, perché lo Spirito Santo apparve in questa forma al battesimo
di Cristo. La disposizione della colomba sotto la mano del Padre e la Croce del
Figlio significa che lo Spirito Santo “procede dal Padre e dal Figlio” così
come da un principio comune.
Nel
capo dello scudo abbiamo altri emblemi riferiti ai Missionari Servi della
Santissima Trinità. Il cuore simboleggia San Vincenzo de Paoli, fondatore della
Congregazione della Missione, di cui Padre Judge era membro[29].
San Vincenzo, chiamato il “Padre dei Poveri” è il patrono di tutte le
società di carità. Il cuore e la carità sono sinonimi nell’arte cristiana.
Le
due conchiglie sono prese dallo stemma della famiglia Judge, originaria
dell’Irlanda.
Il
disco rosso posto sopra lo scudo è preso dallo stemma di Papa Pio XI, durante
il cui pontificato la Congregazione fu fondata. La luna crescente d’argento
onora la Vergine Maria sotto il titolo dell’Immacolata Concezione e denota la
reverenza verso la Madre di Dio da parte dei membri della Congregazione. Il
crescente fa anche parte dello stemma della diocesi di Mobile, in Alabama, nel
cui territorio la Congregazione fu fondata.
Il
cartiglio alla base dello scudo riporta il motto, AD FIDEM SERVANDAM, tradotto
in “per la preservazione della Fede” che esprime bene lo scopo così come la
missione dei Missionari Servi della Santissima Trinità.
MISSIONARI SERVI
Congregatio Missionariorum
Servorum Pauperum: M.S.P. (1887)
Lo stemma od emblema della Congregazione è di tipo
figurativo e rappresenta Gesù sul monte delle Beatitudini che proclama alla
folla: Beati i Poveri, Beati i Misericordiosi…
Attorno allo stemma sono riportate in lingua latina le parole
di Gesù come da Matteo al cap. 25: “Avevo
fame e mi avete dato da mangiare, ero nudo e mi avete vestito * Venite Benedetti
dal Padre mio, ecco il Regno per voi preparato fin dalla fondazione del mondo”.
LEGIONARI
DI CRISTO
Congregatio Legionariorum
Christi: L.C. (1941)
Lo stemma dei Legionari di Cristo presenta in campo azzurro
una grande Croce al naturale con al centro il Sacro Cuore di Gesù di rosso,
fiammeggiante, coronato di spine e raggiante.
Nei tre bracci della Croce sono poste le lettere d’oro A,
R, T,
acronimo di Adveniat
Regnum Tuum!
Il cuore coronato di spine, ardente d’amore e che irradia
la sua luce in ogni direzione, simboleggia l’amore di Gesù per ogni uomo.
E’ appunto l’amore cristiano, cioè quello che cerca di corrispondere
all’amore di Cristo, che i legionari intendono vivere e proporre ad
ognisingola persona, attraverso la creazione di gruppi cristiani convinti della
propria fede, cercando l’integrale realizzazione della vocazione cristiana in
qualsiasi stato della vita.
Le fiamme che sprigiona il cuore ardente di Cristo,
simboleggiano pure l’ardore con cui i legionari di Cristo s’apprestano a
comunicare il fuoco dell’amore a tutto il mondo. Questo è l’augurio
espresso sui bracci della croce: Adveniat
regnum tuum!, “Venga il tuo Regno!” [30]
CONGREGAZIONE DI SAN MICHELE ARCANGELO
Congregatio Sancti Michaëlis
Arcangeli: C.S.M.A. (1921)
Lo stemma ha la forma di un cuore con una banda posta in
diagonale che lo divide in due parti, nella quale si trova la scritta MICHAEL
(in ebraico: Chi come Dio).
Nella parte superiore è evidenziato un giglio, simbolo della
temperanza, nella parte inferiore vi sono tre spighe di grano, segno della
triplice forma di lavoro: spirituale, intellettuale e fisico. Questi tre tipi di
attività lavorativa sono stati indicati dal Fondatore B.Markiewicz ai membri
della Congregazione a cui ha lasciato il motto: “TEMPERANZA E LAVORO”
e ha scelto come patrono S.Michele
Arcangelo, il quale deve ricordare ai michaeliti il dovere d’onorare Dio sulla
base del principio “Chi come Dio”.
Questi simboli sono stati posti nel cuore, segno dell’amore
a Dio e della realizzazione per Lui della parola d’ordine: “Temperanza e
Lavoro”.
SERVI
DEL PARACLITO
Servi Sancti Paracliti: S.P.
(1952)
Lo stemma della Congregazione si presenta troncato
semipartito, privo di smalti.
Nella parte superiore è posto lo Spirito Santo in forma di
colomba . Il termine Paraclito
infatti, (letteralmente “invocato, chiamato) assume come aggettivo il
significato di “Consolatore”,
attributo dello Spirito Santo e, come sostantivo, rappresenta lo Spirito Santo
stesso.
Nella parte inferiore destra troviamo la Stella di Davide e
la Rosa Tudor. In quella inferiore sinistra una croce particolare che è il
simbolo dello stato del Nuovo Messico negli USA, dove è nata la Congregazione.
Non si conosce il significato che qui si vuole dare alla
stella di Re Davide, formata da due triangoli intersecati, antico simbolo della
nazione ebraica. Ancora meno spiegabile la presenza della rosa Tudor [31].
Tale tipo di rosa trova la sua origine in Inghilterra quando, alla conclusione
della famosa guerra delle “due rose” Enrico
VII unì la rosa di colore rosso, simbolo dei Lancaster, con quella
bianca usata dagli York.
Sopra lo scudo è posto un cartiglio con la denominazione
attuale della Congregazione in lingua latina, mentre sotto troviamo un secondo
cartiglio con il motto: PRO CHRISTO SACERDOTE, che esprime lo scopo
principale dell’Istituto, quello di aiutare e recuperare i sacerdoti in
difficoltà.
COOPERATORI PARROCCHIALI DI CRISTO RE
Congregatio Cooperatorum
Paroecialium Christi Regis: C.P.C.R. (1928)
Lo stemma consiste in una grande Croce di colore blu
lampassata d’oro caricata di un cuore di rosso, anch’esso bordato d’oro e
sormontato da una corona dello stesso. La Croce è timbrata da una grande corona
d’oro con cinque pallini rossi allineati posti sul bordo inferiore della
stessa.
Lo stile varia secondo le circostanze ed i luoghi; a volte la
Croce è contornata dalle iniziali della Congregazione, CPCR.
Il cuore è un riferimento al Sacro Cuore di Gesù, al quale
sono consacrati i membri della Congregazione, mentre il colore blu segnala la
devozione mariana dell’Istituto. La corona si riferisce alla regalità di
Cristo, (Cooperatori Parrocchiali di
Cristo Re) e ci ricorda quindi il Regno di Cristo.
PIA SOCIETA'DI SAN GAETANO
Societas Sancti Caietani:
P.S.S.G. (1941)
Lo stemma della Congregazione, pensato dal Fondatore don
Ottorino Zanon, presenta in modo sintetico e attraverso simboli, gli elementi
fondamentali della spiritualità della stessa.
Esso è composto da una grande lettera M di colore blu, poggiante su di un incudine azzurro, sormontata da
una Croce raggiante e caricata da un’ostia con la scritta IHS di rosso;
dall’incudine, al centro dell’emblema si sprigiona una fiamma rossa che
avvolge la lettera M e raggiunge l’ostia.
Ecco la spiegazione dello stemma fornita da Segretario della
Pia Società San Gaetano.
L’incudine
esprime l’impegno a far si che tutti collaborino alla trasformazione del mondo
secondo il progetto di Dio, santificando l’attività umana.
La croce è il
momento nel quale Cristo, sacerdote servo, dona la vita.
L’ostia è
simbolo dell’Eucarestia.
La lettera “M” richiama Maria, prima discepola di Gesù, serva
del progetto di Dio; è la presenza verginale e materna che sostiene i
accompagna i membri della Congregazione nella loro diaconia pastorale.
La fiamma indica
l’intensità del “fuoco apostolico”
che spinge i Religiosi a consumarsi per gli altri.
La scritta CHARITAS sintetizza il significato di tutto,
indicando l’impegno della Congregazione a testimoniare “l’unità nella carità”.
FRATERNITA' SAN
VINCENZO FERRER
Fraternitas
Sancti Vincenti Ferreri (1979)
Lo
stemma della Congregazione, di recente costituzione, manifesta chiaramente la
sua ispirazione domenicana.
Esso
è formato da una Croce di colore grigio-argento in campo bianco, lo scudo
timbrato da una stella a sette punte e avvolto da un cartiglio di nero
riportante la denominazione in lingua latina della Congregazione.
Lo
stemma così come sopra descritto è portato anche sulla parte anteriore del
cappuccio bianco dai Religiosi, mentre sul cappuccio nero della cappa, di foggia
domenicana, i colori sono
invertiti, la croce bianca su fondo grigio.
Si
può notare come lo scudo, la Stella e perfino il cartiglio siano molto simili a
quelli della versione moderna dello stemma domenicano, raffigurato a pag. __ .
Cambiano solo il campo, che qui è interamente bianco e la croce che è patente
e monocroma. Al motto “Laudari, Benedicere, Predicare”, che incornicia lo
scudo domenicano è stato sostituito il nome della nuova Congregazione, di
matrice francese, intitolata al famoso santo domenicano
S. Vincenzo Ferreri.
La
stella, come già detto a proposito dello stemma dei Frati Predicatori, è
simbolo di predestinazione e segno personale di san Domenico, poiché si narra
che, nel giorno del battesimo, la madrina vide risplendere una fulgida stella
sulla fronte del Santo.
[1] Cfr: COSTITUZIONI, Capitolo I, punto 2.
[2] FABRICIANO FERRERO, Elementos simbólicos del escudo de armas y del sello oficial de la Congregación del Santìsimo Redentor., SPICILEGIUM HISTORICUM, ANNO XXXIX – Fasc. 2, Roma 1991.
[3] GERD HEINZ-MOHR, Lessico di Iconografia Cristiana, pag. 300 ed.italiana del 1995.
[4] Cfr. DIP, Vol VI, col. 627.
[5] Questo Santo fu scelto come patrono dell’Istituto perchè lo era della parrocchia in cui l’Istituto aveva una scuola; la scelta fu giustificata anche per il fatto che anch’egli era stato maestro, monaco e sacerdote, prima di essere consacrato vescovo di Cesarea.
[6] HEIM Bruno-Bernard, Coutumes et droit héraldiques de l’Eglise. Paris, 1949.
[7] Lettera del Segretario generale all’autore.
[8] Cfr. DIP, Vol. VIII col. 37.
[9] Le lettere greche X (ics) e P (ro) sono l’abbreviazione del nome XPICTOC (Cristós “unto”, traduzione dell’ebraico màsiah “messia”)
[10] Interpretazione fornita gentilmente all’autore da P. Marcel Paulet, Superiore generale della Congregazione.
[11] Cfr. la voce “Congregazione della Resurrezione”.
[12] Esso fu pubblicato per la prima volta sul “Journal de la Congrégation” nel 1871, dove il Vicario generale Padre De Varaux scrisse: “Il nostro Istituto si arricchisce di un motto e di uno scudo araldico, di cui l’uso diventa necessario per timbrare le carte ufficiali e le note concernenti gli interessi generali”.
[13] Il covone di grano rappresenta anche il Regno di Dio, per il quale bisogna pregare il Padre, signore della messe, perché invii molti operai per mietere. (Mt. 9, 37)
[14] Lo stemma di Pontigny è così descritto: “D’azzurro al ponte di un’arco d’argento sopra un fiume in terrazzo ondato del medesimo, il ponte cimato da un albero di verde caricato da un nido d’argento, murato di nero, su onde al naturale, e due gigli d’oro disposti in capo”.
[15] St. Edmond era uno degli Arcivescovi di Canterbury che si rifugiarono a Pontigny dopo essere stati esiliati dal Re d’Inghilterra. Morì nel 1240 e fu sepolto nell’Abbazia di Pontigny.
[16]
MC. LAUGHLIN, JOSEPH M., S.S.E., From Pontigny. A chronology of the Society
of Saint Edmund, P. 72.
[17] Interpretazione gentilmente fornita all’autore da P. Everino Miri, S.F.
[18] Note inviate all’autore da P.Salvator Osnaya V., S.S.I. Segretario generale della Congregazione.
[19] Pelle bianca sulla quale sono disposte simmetricamente le code nere di questo animale, chiamate moscature. L’ermellino (o armellino) è la più nobile delle pellicce ed è indizio di alta dignità poiché serviva a foderare le vesti dei personaggi più eminenti. E’ anche simbolo di Incorruttibilità e di Purezza per il candore del suo pelo.
[20] Informazioni gentilmente fornite all’autore da P. Antonio Blöhsel , Direttore dell’Archivio Storico SVD.
[21] Cfr. Congregazione della Resurrezione e Altre.
[22] Considerazioni di P. ANTONIO LORETI, Superire generale della Congregazione.
[23] Considerazione espressa all’autore dal Segretario Generale P. WINANT, M.O.
[24] Il testo che segue è estratto dal testo dattilosacritto del Fondatore pubblicato sul volume “CARISSIMI IN SAN PAOLO, Lettere, articoli, opuscoli, scritti inediti di Don G.Alberione dal 1933 al 1969” a cura di Rosario F.Esposito, SSP, Pagg. 207-211.
[25] Considerazione espressa da Don Andrea Correli della Direzione generale della Congregazione.
[26] LUCIANO BARTOLI, La chiave per la comprensione del simbolismo e dei segni nel sacro, Trieste 1994.
[27] GERD HEINZ-MOHR, Lessico di iconografia cristiana, ristampa del 1995, pag. 95.
[28] La bozza dell’autore è stata gentilmente rivista ed integrata da P. Pierantonio Ubbiali, segretario generale della Congregazione.
[29] P.Thomas Augustine Judge, CM, fondatore della Congregazione dei Missionari Servi della SS.Trinità.
[30] La simbologia dello stemma della Congregazione ci è stata gentilmente fornita dal Direttore Generale della Congregazione, P. Marciel Maciel
[31] Rosa araldica formata da cinque petali rossi con al centro cinque petali più piccoli bianchi. Che si tratti proprio di questa particolare tipo di rosa mi è stato confermato dalla Casa generalizia della Congregazione, purtroppo senza spiegazioni.