ORDINI MENDICANTI:

FRATI PREDICATORI  (Domenicani)  illustrazione

Ordo Fratrum Praedicatorum: O.P. (1216)

I Frati Predicatori nel corso della loro lunga storia adottarono diversi stemmi, fondamentalmente riconducibili a queste due tipologie ufficiali (del secolo XVI)

Grembiato di nero e d’argento di 8 pezzi caricato dalla croce gligliata dell’uno e dell’altro; sovente vi è una bordura composta di 8 pezzi di nero e d’argento, caricata di 8 stelle alternate a 8 bisanti dell’uno e dell’altro. (E’ detta Croce domenicana)

Cappato d’argento (o di bianco)  e di nero gambato del medesimo, e una palma d’oro e un giglio, i capi passanti in decusse in una corona d’oro broccante sul tutto; una stella a 6 o 8 raggi d’oro in alto del capo; l’argento caricato di un libro di rosso, sul quale è coricato un cane di nero con collare d’argento poggiante la zampa sopra un globo imperiale d’azzurro centinato e sormontato da una croce d’oro, stringente  in bocca una torcia di nero accesa di rosso.

La croce domenicana, generalmente priva dello scudo esterno, fu usata principalmente in Spagna, raramente in Italia, ma fu assunta come particolare distintivo dalla Inquisizione (che talvolta lo fece coniare in forma di decorazione cavalleresca e lo conferì a persone benemerite, dette familiares od anche equites et milites.)

La croce gigliata soppiantò a poco a poco, in epoca recente, l’antico stemma con  la cappa senza che nessuna disposizione specifica fosse emanata circa l’uso dell’una o dell’altra insegna araldica; soltanto nel Capitolo generale tenuto a Bologna nel 1961 lo scudo cappato è stato dichiarato insegna ufficiale dell’Ordine; ma dopo varie proteste e l’istituzione di una apposita commissione il Capitolo di Bogotà del 1965 dava la facoltà di usare indiscriminatamente lo stemma cappato o crociato.

Il bianco e il nero sono il colore dell’abito  e della cappa dei Domenicani. Per la foggia del “cappato” lo scudo assomiglia a quello dei Carmelitani (che però hanno il mantello bianco sull’abito marrone).

Il bianco è segno di purezza e castità mentre il nero di rinuncia e di penitenza.

La stella, per la tradizione domenicana, è simbolo di predestinazione e segno personale di san Domenico, poiché si narra che, nel giorno del battesimo, la madrina vide risplendere una fulgida stella sulla fronte del Santo.

Il giglio è invece simbolo di integrità e moralità, mentre la palma rappresenta, come ideale, il martirio (la purezza e l’eroismo della fede)

La corona araldica allude al premio delle virtù suddette.

Il cane rappresenta poi la fedeltà al messaggio evangelico, mentre la fiaccola simboleggia la diffusione della Parola di Dio tra i fedeli e gli infedeli per opera dei Frati Predicatori. Questa immagine è legata ad un racconto immaginifico. Si narra che la madre di S.Domenico, al momento del parto, abbia avuto la visione di un cane, con una fiaccola fiammeggiante tra le fauci, che correva illuminando il mondo.

I Frati di San Domenico, i Domenicani “Domini canes”, sono anche i cani del Signore, ossia i difensori della verità che azzannano gli eretici e difendono il gregge di Cristo.

Il globo è simbolo della diffusione della fede nel mondo intero.

A completamento del simbolo domenicano, ne ricordiamo il motto: “Laudare, Benedicere, Praedicare” tolto dal più antico Prefazio mariano. Tale motto adottato nel 1656 non è apposto nello stemma crociato che verso la fine del XIX secolo, quando sullo stemma cappato si apponeva la legenda: Veritas.

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Indicazioni fornite principalmente da MEMORIE DOMENICANE, Quaderno 871, Firenze 1964 -“Iconografia dei sigilli e degli stemmi dei domenicani” a cui si rimanda per la bibliografia specifica e D.I.P. vol. 4 col. 931-932.

FRANCESCANI  illustrazione

Ordo Fratrum Minorum: O.F.M., O.F.M. Conventualium e O.F.M. Capuccinorum

D’azzurro a un braccio nudo al naturale uscente da una nube d’argento, con il segno del chiodo alla palma della mano; l’altro braccio vestito del saio francescano, incrociante il primo, con lo stesso segno alla mano; una croce d’oro raggiante che emerge tra le due braccia.

Lo sviluppo grafico dello stemma è vario e si abbina a motivi ornamentali fortemente tipicizzati secondo lo stile figurativo e architettonico del tempo. Nell’esemplare qui raffigurato lo stemma è posto in cornice architettonica seicentesca sormontato da un Serafino e non è presente la nube d’argento.

Il significato dello stemma si può desumere da un episodio degli ultimi giorni di vita di san Francesco, narrato da San Bonaventura: “Quando sovrastava ormai l’ora del suo trapasso, fece venire a sé tutti i frati che dimoravano nel luogo … e mentre i figli stavano tutt’intorno a lui, il patriarca dei poveri, l’uomo santo, quasi cieco e ormai prossimo a morire, incrociò le braccia e stese su di loro le mani in forma di Croce (aveva sempre amato questo gesto) e benedisse tutti i frati, presenti e assenti, nella potenza e nel nome del Crocifisso” .Per indicare che la benedizione era impartita da san Francesco “nella potenza e nel nome del Crocefisso”, le due braccia nello stemma vengono raffigurate l’uno ignudo e l’altro vestito: il braccio di Cristo e quello di Francesco.[1]

Naturalmente poi, il significato dato sempre all’emblema francescano è quello della “Conformità” di Francesco a Cristo.

Esiste anche una grazioso aneddoto che viene invocato per spiegare il perché delle due braccia, uno ignudo e uno vestito.

Nel 1213-1214, san Francesco fu ospitato al castello di Susa da Beatrice di Ginevra, moglie del conte di Savoia, Tommaso I. La contessa donò al santo un terreno perché vi sorgesse un convento. In segno di gratitudine, per soddisfare al desiderio della pia benefattrice che gli chiedeva un ricordo, san Francesco si staccò  una manica dalla tonaca e gliela donò. Fu così che, durante il lungo viaggio, tutti videro il santo con un braccio ignudo e uno vestito, e così furono benedetti da lui con le braccia in forma di croce. La reliquia esiste ancora ed è venerata nella cattedrale di Chambery, in Savoia[2].

Tutti gli Ordini Francescani hanno adottato lo stesso stemma ad eccezione del T.O.R. a cui sarà dedicata apposita voce. Alcuni autori assegnano come stemma ai Conventuali il TAU di S.Francesco, ma  questo emblema è da intendere come proprio del Santo e non dell’Ordine. Sull’argomento, già ampiamente trattato da D.Vorreux [3] e altri autori,  si forniranno solo alcuni brevi cenni.

Il Tau, mutuato dalla tradizione ebraica dove è anche l’ultima lettera dell’alfabeto, ha la forma di una croce T ed era il simbolo degli eletti; non era altro che il sangue dell’agnello pasquale cosparso sugli stipiti degli ebrei nella cattività egiziana, allorchè l’angelo sterminatore passò ad uccidere i primogeniti.  Per i primi cristiani il TAU cominciò a rappresentare la croce di Cristo e se S.Francesco ha scelto ed adottato il simbolo, la causa va ricercata nel suo amore per la croce. La sua attuale diffusione è dovuta al fatto che S. Francesco lo usò nell’unico autografo di lui conservato nella celebre “benedizione a Frate Leone”. Egli provvedeva anche a fare dipingere quella croce stilizzata nelle celle dei frati e una  di queste, che si dice di sua mano, di colore rosso è stata ritrovata nella cappella di S.Maddalena a Fonte Colombo. Ma un’altra influenza potrebbe essere stata determinante: gli incontri di S.Francesco a Roma ed Assisi con i frati dell’Ordine di S.Antonio di Vienne, detti anche antoniani dediti alla cura dei malati e dei lebbrosi, e sappiamo come S.Francesco amasse servire gli ultimi. L’iconografia del notissimo eremita egiziano lo rappresenta infatti sempre con un bastone a forma di Tau e il blasone degli stessi antoniani è d’argento con un Tau azzurro, immagine che portavano cucita anche sull’abito religioso.

Il Ministro Generale dei Francescani Conventuali aveva per stemma uno scudo bipartito riportante nella parte superiore lo stemma francescano in campo azzurro e nell’inferiore un libro chiuso sormontato da una corona d’oro in campo rosso. Sullo scudo era posto il cappello abbaziale.

Il Ministro Generale dei Minori detti dell’Unione leonina[4] usava lo scudo inquartato: nel I° di azzurro agli emblemi francescani citati, nel II di rosso alla testa di Serafino con 6 ali (2 sopra, 2 sotto e 2 ai lati); nel III d’oro alle 5 piaghe di Gesù sanguinanti al naturale, poste 2, 1, 2; nel IV d’argento alla croce potenziata d’oro accantonata da 4 crocette piane dello stesso (di Terra Santa).[5]

Anche nello stemma della Custodia Francescana di Terra Santa sono riportati il simbolo francescano tradizionale e la Croce di Terra Santa o del Santo Sepolcro; tale croce, potenziata da quattro piccole croci rosse (o d’oro) agli angoli, si vuole ricordi le cinque piaghe di Cristo ed era in origine lo stemma del-l’antico Regno crociato di Gerusalemme, oltre che dei Canonici regolari del Santo Sepolcro ed ora dell’attuale Ordine cavalleresco del Santo Sepolcro.

TERZ’ORDINE REGOLARE DI S. FRANCESCO  illustrazione

Tertius Ordo Regularis Sancti Francisci: T.O.R. (1221)

Ai tradizionali elementi presenti nello stemma comune a tutte le famiglie francescane , il Terzo Ordine Regolare suole aggiungere una corona di spine, tre chiodi, la scritta O.P.C.; il tutto sormontato da una corona regale.

La corona di spine e i chiodi sono insieme un emblema della passione di Cristo, esempio di ogni vero penitente e un omaggio al santo Patrono del Terzo Ordine san Luigi IX, re di Francia; detto santo suole essere infatti raffigurato con gli strumenti della passione in mano, per averli egli salvati dalle mani degli infedeli e assicurati alla venerazione dei cristiani.

Le tre lettere puntate “O.P.C.” significano, secondo la tradizione, Ordo  Poenitentiae Claustralis. Il primo e vero nome del Terzo Ordine, il nome dato ad esso dallo stesso san Francesco (Ordo Poenitentiae) è così completato dall’aggettivo Claustralis, che è proprio del ramo regolare del medesimo Ordine.

La corona regale, che sormonta lo scudo, potrebbe essere interpretata come un omaggio ai santi Patroni del Terzo Ordine, san Luigi re e santa Elisabetta regina, ma potrebbe anche significare che la penitenza ci merita il regno dei cieli. Questo è il concetto contenuto nel detto Poenitentia coronat, che si legge talvolta in un cartiglio svolazzante[6].

Diamo di seguito le descrizioni araldiche degli stemmi del T.O.R. in Italia, in Spagna ed in Francia così come riportati sul Tomo VII della già citata opera sugli Ordini Religiosi dell’Helyot.

T.O.R. IN ITALIA  (pag. 240 op. cit.)

“Fasciato di tre pezze, la prima con le armi dell’ordine di S.Francesco che è d’azzurro a una croce al naturale e due braccia incrociate sulla croce, l’una nuda e l’altra vestita di una manica grigia; la seconda d’oro a una corona di spine; la terza d’argento a queste tre lettere d’azzurro O.P.C., che significano “Opus Passionis Christi”, e i tre chiodi della passione in punta, lo scudo coronato da una corona ducale intrecciata da una corona di spine, con questo motto: POENITENTIA CORONAT.”

 T.O.R. IN SPAGNA  (pag. 260 op. cit. )

“Fasciato in palo al primo d’argento alle cinque piaghe di Nostro Signore, da cui sgorga sangue, al secondo di rosso allo scettro d’oro sormontato da un fiordaliso e al terzo le armi di Francia che sono d’azzurro a tre fiordalisi d’oro, lo scudo coronato da una corona ducale intrecciata da una corona di spine, con questo motto: POENITENTIA CORONAT.”

T.O.R. IN FRANCIA  (pag. 286)

“D’oro a una corona di spine verde, al centro della quale c’è un fiordaliso senza fusto, al capo di nero caricato da tre lacrime d’argento, lo scudo coronato da una corona ducale intrecciata da una corona di spine, con questo motto: POENITENTIA CORONAT.”

Mentre le cinque piaghe sanguinanti del Cristo crocefisso sono emblema diffuso nell’Ordine Francescano e si ricollegano senz’altro alla “stimmatizzazione” di san Francesco, lo scettro sormontato dal fiordaliso e le armi di Francia sono senz’altro un riferimento ancora più esplicito del precedente al santo protettore dell’Ordine san Luigi IX, re di Francia.

Stranamente lo stemma del T.O.R. in Francia, di cui non ho trovato documentazione iconografica,  è meno esplicito di quello Spagnolo nel riferimento a san Luigi IX (un solo fiordaliso) e inserisce l’elemento delle “tre lacrime d’argento” che troviamo anche nell’emblema dell’antica Congregazione benedettina francese dei Santi Vitone e Idulfo.

ORDINE DI S.AGOSTINO (Agostiniani) illustrazione

Ordo Fratrum S.Augustini: O.S.A.,(1244)  Ordo Augustinianorum Recollectorum: O.A.R., Ordo Augustiniensium Discalceatorum: O.A.D.

Lo stemma attraverso il quale l’Ordine Agostiniano indica simbolicamente riassunto il proprio messaggio consta di due elementi: un libro aperto e un cuore fiammeggiante trafitto da una freccia.

Il riferimento è all’esperienza interiore di S.Agostino (cfr. Confessioni 8.12.29; 10.6.8; Commento al Salmo 44,16; 137,2) per il quale l’effetto sconvolgente della Parola di Dio che lo portò a piena conversione fu avvertito come freccia che penetra il cuore accendendolo di divino amore. Da qui prende origine il fatto che l’iconografia agostiniana è spesso caratterizzata da un cuore che arde.

Con una varietà di forme, che via via si vanno definendo e stabilizzando, gli Agostiniani cominciano a servirsi del cuore come loro emblema fin dal sec. XVI, mentre la Parola di Dio si visualizza nella figura del Libro sacro quale è appunto la Bibbia.

Verso il sec. XVIII lo stemma agostiniano si arricchisce di altri elementi che richiamano l’abito dell’Ordine (la cintura) o la dignità episcopale di Agostino (croce, pastorale, mitra), si aggiunge anche il motto “Tolle lege” (Prendi e leggi, Confessioni 8.12.29).

Fino ad oltre la metà del XX secolo il libro appare chiuso. Dall’epoca del capitolo generale straordinario (1969), previsto dalle direttive del Concilio Vat. II, l’Ordine è ritornato alla forma più im-mediata dello stemma, quale oggi figura, in forma stilizzata, nei documenti ufficiali della Curia Generalizia.

Per quanto riguarda l’evoluzione storica, i primi abbozzi di stemmi, che in genere appaiono nelle strutture architettoniche come elementi decorativi sono abbastanza tardivi e sono costituiti da un unico elemento, il cuore, a volte trafitto da una freccia. Nelle Costituzioni del 1649 appare il cuore con due frecce incrociate dentro uno scudo, sostenute da un putto che con l’altra mano regge mitra e pastorale di S.Agostino. A partire dal 1679 il cuore trafitto viene abitualmente accompagnato da un libro, che soggiace al cuore stesso, e da una cintura che poggia a volute tra i due elementi.

Nel XVIII secolo si impone la tipologia più complessa comprendente tutti gli elementi sopra descritti.

Vogliamo aggiungere la descrizione degli stemmi degli Agostiniani Scalzi di Francia e di Spagna secondo l’Helyot.

Gli Scalzi d’Italia hanno sempre usato gli elementi araldici tradizionali dell’Ordine.

AGOSTINIANI SCALZI DI FRANCIA    Tomo III - pag. 44

“D’azzurro seminato di fiordalisi d’oro, caricato al centro di uno scudo d’oro a tre cuori rossi caricati di tre fiordalisi d’oro. Lo scudo sormontato da una corona di Principe di sangue e contornato da un rosario con una cintura di S.Agostino più cappello vescovile.

AGOSTINIANI SCALZI DI SPAGNA  Tomo III - pag. 48

“D’azzurro a un cuore trafitto da due frecce incrociate, sormonatato da un cappello vescovile”

CARMELITANI  illustrazione

Ordo Fratrum B.Mariae V.de Monte Carmelo O.C.  e O.C.D. (Carmelitani  e Carm. Scalzi)

Cappato di bianco e di nero (tanè fino al XIII secolo) e tre stelle dell’uno nell’altro. Lo stemma timbrato da una corona a cinque fioroni chiusa da un nimbo di stelle, con un braccio destro uscente che tiene una spada fiammeggiante.

La prima raffigurazione dello scudo carmelitano appare per la prima volta sul finire del secolo XV, nel 1499, nella copertina di un libro sulla vita di S.Alberto.  Ivi il simbolo grafico appare sotto la forma di un “vexillum” ,  che poi andò modificandosi nei dettagli attraverso il passare del tempo fino ad assumere l’attuale forma di scudo araldico.

Manca una spiegazione ufficiale del medesimo. Qui esponiamo l’interpretazione data da P. Emanuele Boaga[7]. Nello scudo carmelitano troviamo due elementi fondamentali: una montagna stilizzata, il cui vertice proiettato nel cielo, presenta i lati arrotondati e tre stelle d’oro (generalmente a sei punte) di cui una al centro della montagna (chiaro riferimento al Monte Carmelo, luogo di origine dell’Ordine) e le altre due disposte simmetricamente nel cielo, a destra e a sinistra della montagna. La stella inferiore potrebbe rappresentare la Vergine Maria Stella del mare e le due stelle superiori i profeti Elia ed Eliseo.

Questa interpretazione si basa sulla evoluzione storica dello scudo. Nel ricordato primo “vexillum” del 1499, non appaiono le stelle, ma nella parte superiore centrale si vede la Vergine dell’Apocalisse in una mandorla di luce, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle in testa.

Nell’anno 1595 dal “vexillum” spariscono le figure della Vergine e dei Profeti e appare sotto la scritta soltanto lo scudo con corona ducale, e sopra di esso il braccio e la spada di Elia con la scritta “Zelo zelatus sum pro Domino Deo exercitum” (Ardo di zelo per il Signore Dio degli eserciti).

Secondo alcuni sarebbe rappresentato invece l’abito carmelitano, cappato di bianco su abito di colore tanè.

In varie province dell’Ordine si aggiunge una croce al vertice della montagna,  come nella provincia di Castiglia. La provincia di Sicilia poneva lo croce della Terra Santa. La croce che sormonta la montagna è anche usata dagli Scalzi fin dal secolo XVII.

I colori dei campi sono il bianco o l’argento nella parte superiore e il tanè o nero in quella inferiore; in alcuni casi eccezionali si ebbe per il campo inferiore l’azzurro.

Le stelle sono generalmente in numero di tre ma vi sono alcuni casi con due sole stelle e anche scudi senza stelle. I raggi delle stesse variano secondo le province religiose dell’ordine (per es.: Francia 5; Germania, Olanda e Italia 6, Spagna 8; Inghilterra 5 o 6; ecc.). Ciò è probabilmente dovuto alla pecularietà araldiche di ogni nazione. Il colore delle stelle: nere (o tanè) le stelle superiori; bianca o argento quella inferiore. Vi è anche l’uso di dare alle stelle il colore oro.

Il timbro è spesso sormontato da un semicerchio formato da dodici stelle in riferimento alla Vergine Maria, Madre di Dio. La corona non appare in tutti gli stemmi e non sempre da essa esce il braccio d’Elia impugnante la spada.

Nella Congregazione Mantovana e nel Carmine Maggiore di Napoli era in uso aggiungere sui campi un ramo di palma e un giglio, spesso passanti in una corona dorata. In questi stemmi spesso la palma e il giglio sono uscenti dal monte di tre pezzi all’italiana.

La palma e il giglio indicano i due “padri” dell’Ordine dei Carmelitani (ossia i primi due canonizzati: S.Angelo di Licata e S.Alberto di Trapani). A volte questa aggiunta fa sparire le tre stelle.

ORDINE DELLA SANTISSIMA TRINITA’ (Trinitari)  illustrazione

Ordo Sactissimae Trinitatis: O.SS.T.

già : Fratres Ordinis Sanctae Trinitatis et redemptionis captivorum. (1198)

I simboli trinitari sono legati in modo imprescindibile alla Trinità e alla redenzione. L’antica simbologia trinitaria dell’Ordine coincide con i colori dell’abito: bianco, rosso e ceruleo (azzurro): La croce rossa e azzurra dello stemma è già presente nel piano-oro del mosaico di S.Tommaso in Formis, divenuto il “signum” dell’Ordine.

Nel mosaico del 1210, Cristo Pantocratore con la destra afferra la mano di un prigioniero bianco-cristiano, che con la sinistra sorregge una croce astata i cui bracci sono di colore rosso e azzurro; mentre con la sinistra Cristo afferra la mano di un moro-pagano.

Tre distinte letture del sec. XV, conservate a Parigi e a Londra, spiegono i colori dell’abito e dello stemma: il bianco significa il Padre; il rosso (verticale), lo Spirito, che feconda la Vergine e scende sugli apostoli; e l’azzurro o ceruleo (orizzontale) il Figlio riposto nel presepio e deposto nel sepolcro.  Questa simbologia della Trinità è propria dell’Ordine e non ha avuto altre attribuzioni nell’arte religiosa e non.

L’aggiunta delle catene (un chiaro riferimento all’opera di redenzione degli schiavi) e della Corona appare anche sul pavimento della chiesa di S.Carlo alle Quattro Fontane a Roma in uno stemmo marmoreo del 1898.

La differenza fra gli stemmi dei Trinitari calzati e quelli Riformati o Scalzi consiste sostanzialmente nelle due diverse versioni della croce, così come presenti sull’abito, (patente per i primi e astile per i secondi) con ulteriori aggiunte come riferito dall’Helyot e dal Meurgey.

RIFORMATI DI FRANCIA - T II p. 318

D’argento ad una croce patente di rosso e d’azzurro, a un bordo anche d’azzurro caricato da otto fiordalisi d’oro, lo scudo timbrato da una corona reale di Francia, e due cervi bianchi come supporto.

SCALZI DI SPAGNA T.II p. 328

D’argento ad una croce astile di rosso e d’azzurro, lo scudo timbrato da una corona di Spagna.  

Il Meurgey aggiunge: a un bordo di rosso caricato di castelli di Spagna.

MERCEDARI  illustrazione

Ordo B.Mariae Virginia de Mercede: O. de M., (1218) Ordo PP. Excalceatorum B.M.V. de Mercede: M.D. (1603)

D’oro a quattro pali di rosso, al capo dello stesso caricato di una croce patente d’argento.

La croce nel capo è quella della cattedrale di Barcellona, in ricordo del luogo di fondazione dell’Ordine. S.Pietro Nolasco ricevette l’abito il 10-8-1218 nelle mani del vescovo della città nella cattedrale di S.Eulalia. Nella parte inferiore dello scudo è riportata l’insegna di re Giacomo I di Aragona che prese sotto la sua protezione la nuova istituzione e mise a disposizione una casa attigua al palazzo reale che fu la prima sede dell’Ordine. I quattro pali di rosso: il palo è il simbolo della lancia del cavaliere ed era concesso per atti di coraggio ed eroismo in battaglia. E’ il caso dei Conti di Barcellona che li usarono nel loro scudo fin dalle origini e li aggiunsero allo scudo di Aragona quando un loro rappresentante sposò l’infanta Petronila, erede al trono di Aragona.

Non ci sono differenziazioni nello stemma fra i Mercedari e i Mercedari Scalzi.

Lo stemma per i Mercedari, come per i Trinitari lo è la croce,  è elemento distintivo anche nell’abito, in quanto cucito sullo scapolare. Questo si colloca sul petto di chi deve esercitare la carità in modo eroico, in forza del mandato divino ricevuto.

SERVI DI MARIA  illustrazione

Ordo Servorum Mariae: O.S.M. (1233)

D’azzurro alle lettere S.M.(Sancta Maria) d’oro, coronate da una corona di 7 gigli al naturale.

L’iniziale Insigna dei Servi di Maria dovette consistere nell’immagine della Madonna “habentis Filium in braccio”, come risulta, nel 1255, dal timbro dell’Ordine, ma nel secolo XV troviamo, per il convento di Firenze, inizialmente la sola esse, col segno di abbreviazione Ser – vi; poi questo segno si cambiò in uno stelo di giglio sradicato, terminante con tre fiori.

Col tempo, i gigli divennero cinque, poi, nel secolo XVIII-XIX, sette (come i sette santi fondatori dell’Ordine).

L’Osservanza, nel sec. XV e poi, volle anch’essa darsi uno stemma proprio, ma con risultato giudicato molto infelice: due grifi, dal corpo serpentino, sembra adombrino la emme: al centro, la esse, è intrecciata ad una specie di gambo di giglio, con fiori dalle parti e immagine del Crocefisso in mezzo; sopra a questo complesso, la corona con tre gigli[8].

L’Eremo di Monte Senario ebbe uno stemma proprio di cui si tratterà specificatamente nella sezione dedicata agli Ordini estinti.

Per il seguente articolo si è consultata l’opera di A.M. ROSSI O.S.M. “Manuale di Storia dell’Ordine dei Servi di Maria”  Roma MCMLVI - Cap. IV pagg. 368-369.

MINIMI  illustrazione

Ordo Minimorum: O.M. (1435)

Di rosso al sole raggiante caricato della parola CHA-RI-TAS d’oro, divisa in tre sillabe sovrapposte.

Il contesto araldico, con fregi, bande e corona è solo di tradizione e si rifà ai reali di Francia Luigi XI, Carlo VIII, Luigi XII, Francesco I, rispettivamente Valois, i primi due, Orleans e Angoulème, dove l’Ordine si diffuse maggiormente anche con l’appoggio dei suddetti reali. Il fondatore, san Francesco da Paola andò a Tours, alla corte di Luigi XI, da lui chiamatovi e sollecitato dal Papa Sisto IV ad andarvi (1483). Lo stemma però si diffuse in un secondo tempo e con riferimento a quanto detto.

Tale stemma, per l’emblema che contiene  – la CARITA’ – è il motto programmatico e insegna dell’Ordine (assieme all’umiltà e alla penitenza) , che la tradizione vuole sia stato indicato al Santo Fondatore dall’Arcangelo S.Michele, in visione, nei primi tempi della sua fondazione nell’eremo primitivo di Paola, dove tutt’ora è posta la Casa madre dell’Ordine.

Si deve comunque aggiungere che chi suggerì di scegliere o adottare come insegna dell’Ordine dei Minimi lo stemma CHARITAS fu il Cerimoniere pontificio Paride De Grossis, in occasione della Canonizzazione del santo Fondatore il 1 Maggio 1519, non avendone ancora l’Ordine uno proprio.

ORDINE OSPEDALIERO DI S. GIOVANNI DI DIO

(Fate Bene Fratelli)  illustrazione

Ordo Hospitalarius S.Ioannis de Deo: O.H. (1537)

D’azzurro al melograno al naturale fogliato di verde, sormontato da una crocetta d’oro e da una stella a 6 punte.

Il Simbolo del melograno è molto antico ed ha molti significati. E’ stato scelto quale simbolo dell’Ordine, oltre che in riferimento al Regno di Granata [9] che, esempio di arma parlante,  portava nel suo scudo un melograno rosso in campo d’argento,  probabilmente per i seguenti motivi.

Il Melograno, per i suoi chicchi rossi scuri – sanguigni – è simbolo di fecondità e di unità (molti in uno) e per questo è anche simbolo della Chiesa di Cristo. Per il suo spaccarsi, allorché maturo – quasi il cuore del Crocefisso – è emblema della carità, carisma proprio dell’Ordine fondato da S.Giovanni di Dio.

ORDINE DEI FRATELLI DI BETLEMME   (Betlemiti)  illustrazione

Ordo Fratrum Bethlemitarum (1653)

Lo stemma sopra riportato tratto dall’Opera del Coronelli sugli Ordini religiosi[10] sembra ricavato dall’emblema riportato sulla placchetta metallica di forma ovale che i membri dell’Ordine portavano sulla parte superiore della cappa e rappresenta la natività del Signore nella grotta di Betlemme.

Trattasi dell’Ordine fondato in Guatemala nel 1653 “Orden de los Hermanos de Bélen” , soppresso nel 1820 e ripristinato nel 1984, da non confondersi con altri ordini di origine medievale.

Non si conosce se tale emblema sia stato effettivamente usato come stemma dell’Ordine o sia una semplice deduzione del Coronelli che potrebbe essersi limitato a riportare l’immagine della placchetta dell’abito.

Oggi, dopo il recente ripristino dell’Ordine, viene usato uno stemma rotondo nel quale sono poste tre corone d’oro in campo azzurro (disposte 1, 2) sormontate da una stella di 8 raggi.  

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[1] Cfr G.Andreozzi in AAVV, Ritorno a Francesco, Roma 1980.

[2] BARTOLOMASI, CAVARGNA, RUGGIERO, San Francesco in Valle di Susa, p. 44 ss.

[3] D.VORREUX, Un symbole franciscaines: le Tau – 1977 Editions Franciscaines, Paris.

[4] Nell’anno 1897 Leone XIII fuse in un unico ordine le quattro famiglie dei F.M. Osservanti, Riformati, Scalzi o Alcantarini e Recolletti.

[5] G Bascapè, Insegne e Simboli, cap. XI p. 359.

[6] Cfr G.ANDREOZZI in AAVV, Ritorno a Francesco, Roma 1980, da cui sono tratti gli spunti relativi all’attuale stemma del T.O.R.

[7] Pubblicata parzialmente nell’opera  “Come pietre vive… Per leggere la storia e la vita del Carmelo” – Roma, Institutum Carmelitanum, 1993.

[8] Cfr. VICENTINI A.M., Doc. e Cod., 1,c.,p. 346 t..

 

[9] L’Ordine sorse nel sec. XVI a Granada in Spagna.

[10] Catalogo degli Ordini religiosi ella Chiesa Militante…, Roma 1707.