SOCIETA’
DI VITA APOSTOLICA
CONFEDERAZIONE DELL’ORATORIO DI S.FILIPPO NERI (Filippini)
Confoederatio
Oratorii S.Philippi Nerii: d.O. (1575)
D’azzurro al cuore ardente tra
due gambi di gigli fioriti e fogliati,
posti in decusse, sormontato da tre stelle di 6 raggi, poste 1, 2, il tutto
d’oro.
Il
campo d’azzurro, sembra sia stato
scelto per testimoniare l’amore filiale degli Oratoriani nei riguardi della
Vergine Maria e anche perché tale colore simboleggia l’immortalità
dell’anima.
Il
cuore fiammeggiante è al centro dello
stemma e, oltre a ricordare la “Pentecoste” di San Filippo Neri e
l’infusione dello Spirito Santo nel Suo costato, esprime altresì il vincolo
della carità che deve unire i confratelli oratoriani.
I
due gambi di giglio, rappresentano i
simboli dell’innocenza e della purezza, virtù proprie del santo Fondatore,
sempre da coltivare e perseguire.
Infine
le tre stelle sono, secondo alcuni, il
richiamo alla verginità di Maria, prima, durante e dopo il parto del Salvatore;
secondo altri le tre stelle sarebbero,
invece, un amorevole atto di devozione al Fondatore, San Filippo Neri, che nel
proprio stemma gentilizio caricava tre stelle d’oro. [1]
Il
motto per gli Oratoriani è CHARITAS, che non appare nello stemma
araldico.
Le
varie Congregazioni Oratoriane appartenenti alla Confederazione usano tuttavia
stemmi parzialmente diversi.
Ad
esempio cambia il numero dei raggi delle stelle (5, 6, 8) i gigli a volte sono
al naturale a volte d’oro, oppure sono sostituiti dalle palme del martirio.
Si
osservano anche stemmi oratoriani completamente diversi. Il tipo più diffuso,
soprattutto in passato, era “d’azzurro
alla Vergine col Bambino al naturale, posta sopra un crescente d’argento”.
Il
motivo di tante differenze deriva dal fatto che le varie Congregazioni
filippine, canonicamente sono autonome.
ORATORIO DI GESU' E DI MARIA IMMACOLATA DI FRANCIA
Congregatio Oratorii Iesu et
Mariae (1611)
D’azzurro alla corona di
spine d’oro con le parole JESUS – MARIA dello stesso.
Lo stemma della Congregazione viene così spiegato dal Superiore generale dell’Oratorio
di Francia, P. Jean Dujardin.
“La presenza del nome di “ Gesù” scritto in grandi
lettere significa il posto centrale del mistero dell’incarnazione nella
tradizione spirituale della Congregazione, al quale si trova evidentemente
associato in lettere più piccole il nome di “Maria”. I due nomi sono uniti
nel mistero della vita del Cristo, che trova il suo epilogo nella corona di
spine.”
Il nome iniziale della Congregazione fondata da Pierre de
Berulle , ispirandosi a San Filippo Neri, era “Oratoire de France”. L’Istituto, sciolto nel 1792, venne
ricostituito nel 1852 con la nuova denominazione che compare nel sigillo
ufficiale della Congregazione, come sopra raffigurato.
CONGREGAZIONE DELLA MISSIONE (Lazzaristi)
Congregatio Missionis:
C.M. (1625)
L’emblema della Congregazione è di forma ovale, con
l’immagine di Nostro Signore Gesù Cristo che predica in piedi sopra un
segmento sferico, talvolta sopra un poggio, circondato da una scritta con il
motto EVANGELIZARE
PAUPERIBUS MISIT ME (Lc 4, 18).
San Vincenzo dè Paoli fondò la Congregazione della Missione
nel 1625, per l’evangelizzazione dei poveri e la formazione del Clero. Ancora
oggi la Congregazione ha definito il suo scopo: “Il fine della Congregazione
della Missione è di seguire il Cristo Evangelizzatore dei Poveri”.
COMPAGNIA DEI SACERDOTI DI S.SULPIZIO (Sulpiziani)
Societas Presbyterorum a
S.Sulpitio: P.S.S. (1642)
Lo stemma della Congregazione rappresenta semplicemente il
cosiddetto monogramma di Maria, vale a dire le lettere MA intrecciate (MariA),
simbolo che abbiamo già incontrato in numerosi stemmi di Congregazioni
religiose, fin qui esaminati.
La specificità di questo simbolo sta nei due punti
romboidali posti sopra le due aste verticali della lettera M.
Durante il XVIII e il XIX secolo si usava anche tradurre
questi segni con Ave Maria.
Talvolta, nella medesima epoca, ci si immaginò anche di
aggiungere a questa combinazione un punto a ciascuna delle aste della M con il
risultato I.MA.I, che veniva
interpretato come Jesu, Maria, Joseph.
Tale sigla fu quella adottata dalla Compagnia di S.Sulpizio.[2]
SOCIETA' PER LE MISSIONI ESTERE DI
PARIGI
Societas Parisiensis missionum ad exteras gentes: M.E.P. (1660)
Non esiste un vero stemma della Congregazione, ma una
semplice simbolo o sigla, consistente in una
M e una E riunite con una croce sull’asta centrale.
Si hanno diverse varianti nei sigilli,
di forma rotonda od ovale, con
la croce più o meno piccola e non sempre posta in asse con il punto di unione
delle due lettere (come nel caso qui riprodotto).
Il significato del simbolo è abbastanza chiaro: la Croce
redentrice di Gesù Cristo, fusa con il nome della Congregazione, ne diventa
l’essenza stessa.
SOCIETA' DELL'APOSTOLATO CATTOLICO (Pallottini)
Societas Apostolatus
Cattolici: S.A.C. (1835)
Lo stemma, e come vedremo, anche il sigillo ufficiale della
Congregazione furono definiti e così descritti dallo stesso fondatore San
Vincenzo Pallotti.[3]
“Nello spazio della forma circolare si rappresentano le
tre Persone dell’augusto mistero delle Trinità. Nel mezzo di Esse, ma
alquanto in basso siede la gran Madre di Dio già coronata e
tenente a destra lo Scettro, e la sinistra distesa verso gli Apostoli che nel
mezzo della forma circolare in giro le fanno corona come rivolti ad essa perché
preghi il Padrone delle Messe onde mandi Operai evangelici nella Messe sua; ed
essa in atto di raccogliere e di presentare all’Altissimo le loro Preghiere, e
quelle di tutto il Mondo simboleggiato nelle quattro figure che rappresentano le
Quattro Parti del Mondo genuflesse in atto supplichevole poste nell’infima
parte del circolo, in mezzo delle quali si rappresenta il Protettore della
S.Chiesa, S.Michele Arcangelo, che tiene in freno il Demonio, onde non impedisca
le opere della gloria di Dio, e della salute delle Anime.
Nel mezzo degli Apostoli si presenta da una Angelo in atto
trionfale l’ =Apostolato Cattolico=
istituito da Gesù Cristo nella Sua Chiesa per chiamare tutti, e invitare tutti
a venerarlo, rispettarlo e coadiuvarlo colle preghiere, colle opere personali, e
in ogni altro modo possibile.
Nella parte esterna del Circolo vi sono le parole: Charitas
Christi urget nos; rogare Dominum Messis, ut mittat Operarios in messem suam, et
parcat populo suo.
Le prime, di S.Paolo, per fare intendere che l’anima di
tutta la pia Società è, e deve essere, la carità, esercitata a tal grado da
eseguire ed imitare il precetto di Gesù. Le altre parole, con le quale si prega
il celeste Padrone della Messe, che mandi Operai evangelici nella messe sua sono
seguite dalle altre - et parcat populo suo
- ad oggetto che se il Mondo per l’abuso delle grazie, e per irriverenze
al sacerdozio evangelico è indegno di avere secondo il bisogno delle Anime
zelanti e molti Operai evangelici, si degni il Padre celeste, mandarli per
tratto di speciale misericordia.”
Il Pallotti, passa
poi a trattare della Medaglia e
quindi così del Sigillo:
“Il Sigillo è di forma circolare: rappresenta le Tre
Persone della S.S. Trinità, e come nel mezzo di Loro, ma più in basso seduta
trovasi l’immagine di Maria S.S. coronata Regina tenente lo scettro nella
destra, la sinistra distesa in atto di raccogliere i voti e le preghiere di
tutti, per intercedere per tutti.
Nella parte esterna del sigillo sono scolpite le parole
“Charitas Christi urget nos” che incominciano al
di sotto della metà del circolo a sinistra di chi legge girando al di sopra, e
ciò per ricordare a tutti di quanto eccitamento deve essere l’amore i Gesù
per la salute degli uomini per imitare noi G.C. nel procurala a favore dei
nostri prossimi. Nel basso sono segnate le parole “Apostolato Cattolico”,
per ricordare che la pia Società invita tutti a rispettare e a coadiuvare
l’apostolato Cattolico come è istituito da Gesù Cristo.”
L’attuale sigillo, in uso dal 1947, riporta nella fascia
superiore la nuova denominazione di Societas
Apostolatus Catholici, mentre il motto “Charitas
Christi urgent nos” è aggiunto all’interno del sigillo scritto su tre
righe ai piedi delle tre Figure assise sulle nubi. Sono inoltre inserite,
mutuate dalla medaglia, sulla
destra e sulla sinistra delle predette figure, due spighe di grano, “simbolo
della Messe mistica indicata dal Redentore per le molte Anime che vi sono da
salvare”.
MISSIONARI DEL PREZIOSISSIMO SANGUE
Congregatio Missionariorum
Preziosissimi Sanguinis: C.PP.S. (1815)
Il sigillo o stemma della Congregazione raffigura in campo
azzurro l’agnello pasquale (Agnus Dei) d’argento, aureolato d’oro, con il
vessillo o stendardo di rosso e la croce d’argento; esso è posizionato sopra
il libro della vita di rosso con i sette sigilli.
Gli smalti dei sigilli sono i seguenti: verde scuro, lilla,
oro, blu, rosa, rosso, verde.
Sotto il libro sono posti il trigramma del nome di Gesù, IHS
e il monogramma di Maria, AM, d’oro.
Il motto, non riportato nello stemma, è: LAUS SANGUINI AGNI.
L’agnello, simbolo dell’innocenza e dell’umiltà, è la
vittima sacrificale più frequente del culto veterotestamentario e del culto
classico e divenne poi uno dei simboli più importanti dell’arte figurativa
cristiana. Dalla narrazione biblica dell’agnello pasquale e della protezione
concessa attraverso il suo sangue, si sviluppa l’indicazione di Gesù, da
parte di Giovanni Battista, come dell’agnello di Dio che toglie i peccati del
mondo, (Gv. 1, 29. 36) e della menzione a lui riferita dell’immolato, vincente
agnello nell’Apocalisse.
Ai testi dell’Apocalisse (cap. V e VII) infatti rimanda la
raffigurazione di un agnello con il libro dei setti sigilli.
“ E vidi nella destra di Dio che è assiso sul trono, un
libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette sigilli”. Sarà
infatti l’Agnello, cioè Gesù Cristo, ad aprire i sette sigilli nelle visioni
dell’Apocalisse.
Il numero sette è
il numero che in ogni religione ha lasciato tracce maggiori.
E’ un numero sacro, protosimbolico sia come numero primo, sia come
derivato dal tre più quattro,
numeri rappresentanti la divinità e il creato, simbolo dell’alleanza di Dio
con il mondo. Personifica anche un antico simbolo ebraico (il candelabro dei
sette bracci) ed ha il suo ruolo più importante nell’Apocalisse.
L’agnello immolato, con la ferita aperta, da cui sgorga il
sangue del Salvatore ben rappresenta la particolare devozione del Fondatore, S.
Gaspare del Bufalo, per il Preziosissimo Sangue di Gesù Cristo.
CONGREGAZIONE DI GESU' E MARIA (Eudisti)
Congregatio Iesu et Mariae (Eudistarum):
C.I.M. (Eud.) (1643).
In un cuore, i profili di
Gesù e Maria affrontati, una croce patente sopra il cuore; le parole “Vive
Jesus et Marie” all’esterno presso i profili; il tutto in una fronda formata
da un ramo di rose e uno di gigli.
Quello sopra descritto è lo stemma maggiormente usato
all’interno della Congregazione eudista, anche se ne esistono molte versioni
con alcune varianti, come nei sigilli qui sotto riprodotti.
Esiste un piccolo studio inedito in lingua spagnola, inviato
all’autore dalla Curia generalizia della Congregazione, che tratta
dell’iconografia eudista, da cui sono tratte liberamente le seguenti note.
Il primo simbolo usato dalla Congregazione di Gesù e Maria
fu lo scudo dell’Oratorio di Francia, con i nomi JESUS – MARIA all’interno
di una corona di spine; in seguito, traendo ispirazione da questo e dallo scudo
della Visitazione, si posero i ritratti di Gesù e Maria all’interno di un
cuore con sopra la croce.
La rosa e il giglio
sono i tradizionali simboli di Maria, l’amore e la verginità.
Dapprima lo sguardo di Gesù è diretto verso il mondo,
quello di Maria verso il cuore di Gesù. Nelle versioni successive però lo
sguardo di Maria si alza a guardare in volto Gesù, con uno scambio reciproco di
sguardi a simboleggiare la comunione profonda in un solo cuore.
Si possono quindi scoprire nello stemma i quattro fondamenti
della Congregazione: la grazia divina, che trova la sua fonte nell’amore del
Redentore; la divina volontà del Padre, che ha concepito Gesù e Maria; la
croce, chiaramente alla sommità del cuore ; l’amore di Gesù e Maria.
Nello stemma eudista si realizza quindi la fusione dei due
cuori di Gesù e Maria in un unico cuore. S. Giovanni Eudes sosteneva infatti
che Maria aveva conosciuto Gesù nel suo cuore prima ancora di concepirlo nel
suo grembo e ancora che “non è giusto separare due cose che Dio ha congiunto,
il divino cuore di Gesù, unico figlio di Maria e il cuore virginale di Maria,
madre di Gesù”.
PONTIFICIO ISTITUTO MISSIONI
ESTERE
Pontificium Institutum pro
Missionibus Exteris: P.I.M.E. (1926)
La Congregazione sostiene di non avere un vero e proprio
stemma ufficiale, ma di avere usato in passato, il simbolo qui riprodotto, oggi
ormai in disuso.
Trattasi in pratica di uno scudo pontificio, con le chiavi
della Chiesa poste in decusse e sormontato dalla tiara papale, all’interno del
quale è posto un globo terrestre raggiante accollato dalla sigla
dell’Istituto scritta a grandi lettere: PIME.
Il nome dell’Istituto iscritto sul mondo sta chiaramente a
significare l’azione missionaria svolta dallo stesso a livello planetario.
Per quanto riguarda i simboli del papato, sono chiaramente un
richiamo al nuovo titolo dell’Istituto che sorse dall’unione nel 1926
dell’Istituto delle Missioni Estere di Milano e del Pontificio Seminario dei
SS. Apostoli Pietro e Paolo di Roma.
Non sappiamo se i predetti Istituti fossero dotati in
precedenza di uno stemma proprio e se quindi, quello poi usato dal nuovo
Istituto e qui riprodotto, fosse il risultato della fusione di elementi già
presenti nei precedenti.
MISSIONARI D'AFRICA (Padri
Bianchi)
Missionarii Africae (Patres
Albi): M. Afr. (1868)
Il pellicano con la sua pietà
addossato a una palma. Il tutto circondato da un rosario.
Motto (non presente nello stemma) PAUPERES
EVANGELISANTUR (Mt. 11, 5)
L’emblema del pellicano
che si percuote il petto per nutrire i piccoli con il suo sangue è già stato
più volte argomentato.
Si tratta, in questo caso specifico,
dello stemma personale del Fondatore, il cardinale Lavigerie, arcivescovo
d’Algeri e di Cartagine, che aveva come motto Charitas.
La palma ricorda
l’inizio della Società, fondata per le missioni nell’Africa settentrionale,
compreso il deserto del Sahara, dove ha conosciuto i suoi primi martiri.
Il rosario è un
richiamo alla devozione mariana presente nei membri della Società.
SOCIETA' DELLE MISSIONI
AFRICANE
Societas Missionum ad Afros:
S.M.A. (1856)
Su un terrapieno, un asino
che porta Maria con il Bambino Gesù; S.Giuseppe segue a piedi. Iscrizione in
cerchio: SOCIETAS
MISSIONUM AD AFROS.
La scena rappresentata all’interno del sigillo, emblema
della Società, raffigura la “fuga in Egitto” con il nome latino
dell’Istituto.
In questo caso l’Egitto assurge quindi a simbolo
dell’intera Africa “terra di missione” per eccellenza della Società.
Attualmente però, viene utilizzato un logo formato dalla sigla dell’Istituto,
SMA, che copre tutto il territorio
africano, sormontata da una croce sulla sinistra.
SOCIETA' MISSIONARIA DI S.GIUSEPPE
DI MILL HILL
Societas Missionariorum
S.Ioseph de Mill Hill: M.H.M. (1866)
Il sigillo ufficiale della Congregazione ricorda molto quello
della Società delle Missioni Africane.
All’interno della fascia esterna che contiene il nome della
Congregazione così formulato “SIGILLUM SOCIETATIS ST. JOSEPHI PRO MISSIONIBUS
EXTERIS DE MILL HILL” troviamo
un asino che porta Maria con il Bambino Gesù; S.Giuseppe conduce l’asino a
piedi. Nella parte superiore del sigillo la scritta AMARE ET SERVIRE
ed in quella inferiore ADVENIAT REGNUM TUUM.
La somiglianza fra i due emblemi dovrebbe essere del tutto
casuale; in questo caso il riferimento è unicamente alla figura di S.Giuseppe a
cui è dedicata la Società.
SOCIETA' PER LE MISSIONI ESTERE DEGLI U.S.A.
(di Maryknoll)
Societas de Maryknoll pro
missionibus exteris. M.M. (1911)
D’argento alla croce
d’azzurro e di rosso a quarti alternati in senso opposto.
La scudo è sovrapposto a una forma geometrica cruciforme
arrotondata d’argento in campo nero, posta all’interno di una fascia
circolare con la denominazione in lingua inglese della Congregazione.
I colori della croce sono quelli della bandiera Statunitense
(la Società stessa richiama gli USA nella sua denominazione). Inoltre il rosso
e l’azzurro richiamano rispettivamente la carità
propria dei Missionari e la devozione
mariana dell’Istituto.
ISTITUTO SPAGNOLO S.FRANCESCO SAVERIO PER
LE MISSIONI ESTERE
Institutum Hispanicum Sancti
Francisci Xaverii pro Missionibus Exteris: I.E.M.E. (1899)
L’emblema dell’Istituto è composto da un globo terrestre
caricato dalla sigla dello stesso, IEME, con le lettere sovrapposte ed intrecciate fra di loro,
a simboleggiare la presenza dei Missionari saveriani spagnoli nel mondo
intero.
SOCIETA' DI S.COLOMBANO PER
LE MISSIONI ESTERE
Societas S.Columbani pro
missionibus ad Exteros: S.S.C.M.E. (1917)
Il simbolo della Società consiste in una grande croce astile
sovrapposta ad una proiezione cartografica del globo terrestre, divisa nei due
emisferi, il tutto di rosso, il colore della carità.
Come altri emblemi di Società missionarie, molto simili fra
loro, vuole simboleggiare i popoli della terra in attesa del messaggio
evangelico di Cristo, Salvatore del
mondo.
SOCIETA' DEI SACERDOTI MISSIONARI
DI S.PAOLO APOSTOLO
Societas Sacerdotum
Missionariorum a S.Paulo Apostolo: C.S.P. (1858)
L’emblema della Società consiste in una spada con la punta
rivolta verso il basso, posta sopra un libro aperto.
I due simboli, il libro
e la spada, sono tipici attributi di
S.Paolo apostolo, a cui la Società è dedicata, come abbiamo già visto,
trattando degli stemmi di precedenti Congregazioni.
Qui ci limitiamo a ricordare che la spada rappresenta lo
strumento del suo martirio e la parola di
Dio (la spada dello spirito), come anche il libro aperto.
SOCIETA' PER LE MISSIONI ESTERE
DELLA PROVINCIA DI QUÉBEC
Societas pro missionibus
exteris Provinciae Quebecensis: P.M.E. (1921)
Lo scopo della Società missionaria è espresso dai raggi
luminosi che si irradiano dalla croce: l’annuncio della “buona novella”
della Resurrezione diventa luce per tutte le nazioni. Sulla croce raggiante
d’oro in campo azzurro è posto il libro aperto del Vangelo.
Il tutto è contenuto all’interno di una fascia circolare
con il nome della Congregazione in lingua francese e la sigla S.F.X. (San
Francesco Saverio) posta fra due foglie d’acero, simbolo del Canada.
Oggi questo stemma è stato abbandonato
per far posto a quello stilizzato di foggia moderna, nei colori blu o
rosso.
Nella parte superiore del globo terrestre abbiamo una croce
con il braccio destro incompleto su fondo bianco, che vuole significare come
l’evangelizzazione sia ancora da completare e come essa sia luce.
Nella parte inferiore è rappresentata la parte della terra
che è ancora in attesa del messaggio evangelico. [4]
SOCIETA' PORTOGHESE PER LE MISSIONI
Societas Lusitana pro
Missionibus: S.M.P. (1930)
Il simbolo usato dalla Società Portoghese per le Missioni
fino al 1987 è una sfera armillare caricata da una croce dell’Ordine del
Cristo, simboleggiante la missione della Società che è quella di innalzare la
Croce del Cristo sul mondo intero.
Successivamente, si è cercato di “modernizzare”
l’emblema dell’Istituto, adottando un nuovo simbolo più stilizzato..
Consiste in una croce astile posta sopra il mondo, al centro
di una serie di tre anelli
concentrici a forma ellittica, similmente ad orbite di satelliti.
L’Assemblea generale della Società, nell’adottare il
nuovo e definitivo simbolo forniva la seguente chiave di lettura dello stesso: [5]
La croce, posta
sopra il mondo simboleggia la Buona Novella di Cristo, segno del suo amore verso
tutti gli uomini. La croce è il segno del Cristianesimo e dell’amore che il
missionario vive ed annuncia come speranza di vita piena e trionfo
sull’ingiustizia, l’oppressione, il peccato e la morte.
Il mondo è il
mondo degli uomini, degli animali, delle cose, che sono salvati dall’amore.
Per irradiare questo amore di Dio al mondo il missionario deve “amare il
mondo” e rispettare tutti gli uomini, le religioni, le culture diverse, nello
sforzo permanente della formazione umana, spirituale e culturale per comunicare
agli uomini la Buona Novella di Cristo in una forma che a questi sia
comprensibile e accolta.
Le tre ellissi
designano tre idee base:
La Santissima Trinità; la triplice funzione di Cristo e
della Chiesa (sacerdotale, profetica, reale) nella conduzione degli uomini
all’incontro con gli altri e con Dio; una Società Missionaria nella triplice
dimensione di:
-
Chiesa locale che invia i missionari e nel nome della quale
gli stessi sono inviati;
-
membri e alunni della Società che rispondono all’appello
della Chiesa missionaria;
-
benefattori, familiari e amici della Società missionaria che
collaborano nell’annuncio del Vangelo “a quelli che ancora sono lontani da
Cristo”.
SOCIETA’ DI S.GIUSEPPE DEL S.CUORE
Societas Sodalium Sancti
Joseph a Sacro Corde: S.S.J. (1892)
D’azzurro allo scaglione d’argento (o d’oro),
caricato di tre gigli d’argento, al capo di nero caricato di tre croci
trilobate dello stesso.
Lo
stemma della Società di S.Giuseppe è stato composto da Pierre de Chaignon la
Rose, la maggior autorità in campo araldico negli Stati Uniti. La parte
principale dello scudo è composta dagli emblemi araldici di S. Giuseppe. Una squadra
da carpentiere o da falegname, simile ad uno scaglione e tre gigli, tutti
d’argento in campo azzurro.
I
tre gigli rimandano anche alla
Santissima Trinità e la sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe; il colore
bianco significa purezza, il blu è il tradizionale colore delle Vergine Maria.
Il
capo dello scudo è preso dalle armi del cardinale Gibbons, patrocinatore della
Comunità quando questa si stabilì in America. Questi aveva nel suo stemma le
armi della famiglia Gibbons e quelle della sede cardinalizia combinate. Il campo
nero deriva dallo stemma dei Gibbons e
le tre croci trilobate sono della sede arcivescovile di Baltimora. A loro volta
queste furono prese dalle armi di Lord Baltimore, fondatore dello stato del
Mariland.
Le
tre piccole croci simboleggiano anche il carattere missionario della Società,
che vuole piantare le croci in nuovi campi.
Tutto,
nello stemma, proclama quindi molto chiaramente l’identità dei Missionari di
S.Giuseppe, Società dedicata a S.Giuseppe sotto l’iniziale patronato del
cardinale Gibbons e destinata a portare la Croce in nuove terre.
SOCIETA' DELLE MISSIONI
ESTERE
DI
BETHLEHEM IN SVIZZERA
Societas Missionum Exteratum de Bethlehem in Helvetia: S.M.B. (1921)
Fin dagli anni sessanta la Società missionaria di Betlemme
si è preoccupata di rendere visibile, in un’immagine o in un simbolo, la sua
missione e il suo compito.
E’ interessante ripercorrere fin dall’inizio
l’evoluzione del suo logo. Il
primo simbolo consisteva in un medaglione raffigurante la Sacra Famiglia sullo
sfondo, il bue e l’asino dietro la staccionata e la stella dei re Magi (la
stella di Betlemme). Ben presto si ritenne che esso avesse perso la capacità di
“parlare” e venne adottata la stella con la navicella di Betlemme. (vedi
figure 1, 2, 3).
Anche questo simbolo, sotto la pressione del cambiamento di
sensibilità, vede negli anni smorzarsi il suo naturalismo e il processo di
astrazione grafica porterà la Società a riconoscere la necessità di dotarsi
di un “segno” dalla forte e intrinseca valenza simbolica.
L’attuale stemma, che unisce l’idea della croce e della
stella, è stato realizzato nel 1994 da Eugen Bachmann, che dopo diverse
settimane di lavoro arriva ad un “segno” che è veramente un “segnale”:
chiaro, compatto, incisivo, dal forte messaggio.
Il logo rappresenta infatti in modo inusuale la croce: il
quadrato – già presente nella croce copta come simbolo di interezza, di
totalità – simbolizza, al pari della croce, l’unità. Attraverso la
raffigurazione in diagonale, il quadrato acquisisce una dinamica interna che
proprio attraverso i segmenti che partono dagli angoli si diffonde verso i
quattro punti cardinali, disegnando una stella, una croce.
SOCIETA' PER LE MISSIONI
ESTERE DI SCARBORO
Societas Scarborensis pro
Missionibus ad Exteras Gentes: S.F.M. (1918)
Lo stemma si presenta semipartito
troncato, diviso da una banda verticale d’argento ondata in fascia.
Nell’angolo superiore destro troviamo un calice
d’oro in campo azzurro; in quello sinistro una bibbia
aperta d’argento in campo rosso; nella punta dello scudo una ghianda
d’oro in campo rosso.
Lo scudo è timbrato da una mano, uscente da una fascia, che
inalbera una piccola croce e contornato da due rami d’acero fogliati. Sotto,
in un cartiglio, il motto in lingua inglese: GO AND TEACH.
La bibbia rappresentano
la parola di Dio, che i Missionari diffondono nel mondo;
Il calice significa
che si tratta di una Società clericale.
La ghianda vuole
significare come da un piccolo inizio si può poi sviluppare (una
grande quercia).
Le foglie d’acero
ricordano l’origine canadese dell’Istituto di Scarboro.
ISTITUTO DI SANTA MARIA DI GUADALUPE PER LE MISSIONI ESTERE
Institutum a Sancta Maria de
Guadalupe pro exteris missionibus: M.G. (1949)
Il simbolo della Società consiste in una grande croce astile
rossa posta sulla destra di una proiezione cartografica ellittica del globo
terrestre, con tutti i continenti.
Come altri emblemi di Società missionarie, molto simili fra
loro, vuole simboleggiare i popoli della terra in attesa del messaggio
evangelico di Cristo Salvatore del
mondo.
SOCIETA' DI S. PATRIZIO PER LE MISSIONI ESTERE
Societas Sancti Patritii pro
Missionibus ad Exteros: S.P.S. (1932)
Altro emblema molto simile a quello di altre congregazioni
missionarie. La croce d’oro, (rappresenta il messaggio della Salvezza) è
posta sulla destra del globo terrestre, d’azzurro, qui di forma circolare;
sulla sinistra dello stesso la scritta in semicerchio, in lingua inglese e in
caratteri celtici (o gaelici) azzurri “Christe’s
Love compels us”. Trattasi
del motto della Società che corrisponde al latino CARITAS CHRISTI URGET NOS
(Corinzi 5.14).
Le parti del mondo raffigurate sono quelle dove l’Istituto,
di matrice irlandese, è presente: Africa, Carabi, USA ed Europa.
MISSIONARI DOMESTICI D'AMERICA illustrazione
Societas Missionariorum Domesticorum Americae (1939)
L’emblema
della Congregazione consiste in un quadrato nero, all’interno del quale è
posta una forma geometrica bianca che rappresenta il territorio degli Stati
Uniti d’America; in nero sono
evidenziate le zone rurali dove l’Istituto opera con i suoi missionari. Questa
forma è posta all’interno di una grande G
(Glenmary) bianca, la cui parte superiore costituisce il braccio orizzontale
di una croce formata con una linea verticale che parte
dal territorio nord occidentale degli USA.
Abbastanza
chiaro è il significato simbolico dell’emblema, che vuole sottolineare come
l’azione apostolica dei Missionari domestici d’America, di Glenmary [6],
sia rivolta all’interno del territorio statunitense.
FRATERNITA’ SACERDOTALE
SAN PIETRO illustrazione
Fraternitas Sacerdotalis Sancti Petri: F.S.S.P. (1988)
Lo
stemma della Fraternità è formato da due chiavi, poste in decusse o croce di
S.Andrea, con i congegni posti in alto e rivolti verso l’esterno; le chiavi
sono legate da un cordoncino che attraversa le impugnature delle stesse.
Le
chiavi, tradizionale attributo di S.Pietro apostolo, [7]
sono un segno di potestà e attraverso di queste Cristo consegna a Pietro
la suprema autorità della Chiesa e la facoltà di “legare
e di sciogliere ogni cosa nei cieli e nella terra” (Matteo XVI, 19);
essendo questa facoltà trasmessa
da Pietro ai suoi successori, le due chiavi, generalmente con l’aggiunta della
Tiara o triregno papale, rappresentano anche l’insegna tipica del pontificato.
L’emblema adottato richiama quindi simbolicamente la figura di San Pietro apostolo, primo papa, dal quale la Fraternità sacerdotale, che si richiama alla tradizione antica della Chiesa cattolica, ha preso il nome e l’ispirazione.
[1] Riportiamo una annotazione di Padre Ramon Mas d.O., sullo stemma dell’Oratorio, tratta da PHILIPPIANUM, num. 3, maggio 1979.
“ Lo stemma dell’Oratorio deve essere analizzato, in primo luogo, dal punto di vista araldico ed in secondo momento tenendo conto del simbolismo religioso convenzionale. Quanto all’araldica dobbiamo partire dall’originale stemma dei Neri, che consisteva in uno scudo azzurro con tre stelle di otto punte. Il primo ad usarlo fu il trisavolo del nostro Santo, Giovanni Neri, che inaugurò la nobiltà del lignaggio a causa della sua professione di notaio; lo fu per la signoria di Firenze, per l’Arcivescovo della stessa città e per quello di Fiesole. Il fatto che contenga tre stelle suggerisce le tre cariche assunte: due ecclesiastiche ed una civile.
…Dall’originale stemma dei Neri, i Padri dell’Oratorio hanno preso le stelle ed aggiunto il cuore e i gigli. Qui si tratta evidentemente di una simbologia spirituale che intende raccogliere i dati essenziali della santità di Filippo: su di quello che è l’uomo nella sua origine (i Neri: le stelle), la grazia dello Spirito Santo che invade e infiamma San Filippo (il cuore ardente, la Pentecoste alle catacombe) ne fa un santo di vita innocente e pur di condotta esemplare (i gigli). C’è la Carità, lo Spirito Santo, la Purezza e l’esempio: “Chiesti bonus odor sumus” nel mondo (cfr. Cor. 2,15).”
[2] Cfr. LOUIS CHARBONNEAU-LASSAY, Le Pietre Misteriose del Cristo, Roma 1997, pag. 23.
[3] SAN VINCENZO PALLOTTI, Opere Complete. Volume I. Pia Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1964, pagg. 7-11.
[4] Da informazioni inviate dal Segretario generale Denis Castonguay, PME.
[5] Tratto dalla relazione fatta dal Superiore generale P. Manuel Augusto Trindade all’Assemblea generale della Società a Lisbona il 25 febbraio 1987.
[6] Il nome “GLENMARY” è una combinazione delle parole “Glen”, da “Glendale”, località dell’Oahio dove iniziò l’attività missionaria della prima comunità, e “Mary” (Maria), patrona dell’Istituto sotto il titolo di Nostra Signora dei Campi.
[7] Nello stemma della Chiesa, la chiave d’oro, a destra, allude al potere che si estende nel Regno dei Cieli, quella d’argento, a sinistra, rappresenta l’autorità spirituale del papato in terra. Dalle impugnature pende un cordone con nappe che, unendo le due chiavi, allude al legame fra i due poteri.